Dalla voce di uno dei protagonisti, il racconto appassionato della ricerca delle onde gravitazionali fino al momento della scoperta che ha permesso di ascoltare “il sonoro” del grande film dell’Universo. Uno spaccato di grande interesse sulla scienza moderna, sui suoi metodi, i suoi problemi, le sue straordinarie realizzazioni.



Si legge come un romanzo questo libro, breve ma appassionante, a cura di Andrea Parlangeli. Basato su una lunga intervista a Giazotto, è veramente un romanzo, il romanzo di una vita spesa per la scienza, dedicata a seguire un’intuizione che per rivelarsi fondata e corretta richiederà trent’anni di lavoro.

Perciò si può senz’altro proporre anche a giovani studenti, dato che non ci sono equazioni o formule nelle poco più di cento pagine che lo compongono, nonostante si trattino le più moderne concezioni fisiche e astronomiche, e si descrivano quasi in diretta conquiste scientifiche nemmeno immaginabili solo cinquant’anni fa.
Come il titolo del libro lascia intravvedere, nella vita dell’autore si accompagnano e intrecciano due passioni, che singolarmente collaborano in tutta la sua opera scientifica.



Da una parte, l’amore per la musica, in particolare quella di Beethoven, amore ereditato dal padre, valente musicista.

Dall’altra, un appassionato interesse per la Natura: «Trovo la Natura spettacolare, in tutte le sue forme. Dalle formiche agli uccelli, dalla giungla al deserto, dalla nascita alla malattia, non c’è una sua manifestazione di fronte a cui non provi un senso di stupore, tanto che per me la Natura è superiore a qualsiasi forma d’arte prodotta dall’uomo. Ma più di tutto mi affascinano i cristalli, per i quali nutro una vera e propria passione. […] Ogni cristallo è un oggetto miracoloso. Perché lui, in mezzo al caos terrificante che c’era in questo mondo, ha pensato di uscire fuori ordinato, Unico», sfociato nello studio della fisica, in particolare nell’incontro con la teoria della relatività.



«Studiare la teoria della relatività è stata una delle esperienze più significative della mia vita. Questa teoria è una delle vette più alte mai raggiunte dal pensiero umano e trovo un peccato che in tanti la ignorino».

La ricerca che il libro racconta non è stata iniziata da Giazotto da giovane, bensì nel 1978 in un momento critico della sua vita, quando era già un fisico affermato.

Nel mondo scientifico c’era grande fermento, erano stati fatti i primi passi verso la rilevazione di onde gravitazionali, una importante conseguenza teorica della teoria della relatività, da verificare attraverso la tecnica della interferometria, ovvero l’uso di strumenti di grandi dimensioni in grado di raccogliere segnali deboli e sconosciuti come le onde gravitazionali. Qualcosa come delle «grandi orecchie, con le quali, nel silenzio più assoluto che si possa immaginare, è possibile ascoltare la musica dell’Universo: il cinguettio di due buchi neri, il canto regolare di una pulsar, l’acuto di una supernova, il lontano boato del Big Bang.»

L’idea su cui inizia a muoversi Giazotto è la costruzione di interferometri di dimensioni molto più grandi di quelle esistenti, in grado di raccogliere onde a basse frequenze: una sfida tecnica e tecnologica all’inizio giudicata impossibile, difficile da affrontare ed estremamente impegnativa da realizzare.

Il cuore del libro è il racconto di trenta anni di impegno di studio, di ricerca di collaboratori e di finanziatori, di superamento di difficoltà previste e impreviste, di scoraggiamenti e riprese.

Uno spaccato di grande interesse sulla scienza moderna, tra la fine del ventesimo secolo e il nuovo millennio, sui suoi metodi e i suoi problemi, sulle sue realizzazioni straordinarie, nate dalla convergenza di possibilità materiali e tecnologiche assolutamente nuove, dell’intelligenza e della creatività degli scienziati e degli ingegneri, della disponibilità di collaborazione tra centri scientifici a livello mondiale (gli strumenti creati per la raccolta dei dati si trovano ai quattro lati del mondo e lavorano in contemporanea). Al centro, la capacità visionaria di un uomo e dei suoi collaboratori, la tenacia e la lungimiranza della sua prospettiva conoscitiva.

Fino al raggiungimento dell’obiettivo, il 13 settembre del 2015, quando prima nello stato di Washington, poche ore dopo ad Hannover in Germania fu registrato per la prima volta il passaggio di un’onda gravitazionale.

In seguito le registrazioni si sono ripetute, gli strumenti sono stati enormemente potenziati, portando a un susseguirsi di scoperte conoscitive, fino al 17 agosto 2017, quando è stato osservato per la prima volta uno scontro tra due stelle di neutroni avvenuto a 130 milioni di anni luce nella costellazione dell’Idra: «Tutte queste osservazioni segnano l’inizio di quella che è stata definita astronomia multi messaggero, che consente di studiare i fenomeni celesti con una pluralità di mezzi di natura molto diversa e complementari tra di loro: onde gravitazionali, onde elettromagnetiche, neutrini.»

Adalberto Giazotto è morto il 16 novembre 2017, proprio quando anche con la sua opera «per la fisica e per l’astronomia si apre una nuova era. Con i nostri strumenti siamo in grado di osservare fenomeni mai visti prima, di identificare le sorgenti nel cielo, segnalare la loro posizione ai colleghi astrofisici e raccogliere dati in grado di riscrivere i libri di testo in una grande varietà di situazioni. […] Le possibilità sono tante, e sono sicuro che ancora una volta la realtà supererà la nostra immaginazione. Perché fino a oggi abbiamo potuto guardare al firmamento con le sole onde elettromagnetiche come la luce. Siamo stati come spettatori di un meraviglioso film muto. Ora, d’un tratto, abbiamo anche il sonoro. E la nostra comprensione potrà enormemente ampliarsi, in quanto potremo finalmente ascoltare la voce dello spazio e del tempo, il canto delle stelle lontane, il brusio del Big Bang, la musica nascosta dell’Universo».

Adalberto Giazotto
La musica nascosta dell’universo
La mia vita a caccia delle onde gravitazionali
Einaudi, 2018
Pagine 128 euro 15