Un corposo volume raccoglie gli atti di un convegno internazionale e discute la ricezione del lavoro artistico, teorico e scientifico di Leonardo dal XVII al XVIII secolo in Gran Bretagna e la sua eredità in quel Paese.

Sono passati cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci e in tutto il mondo si sono moltiplicate iniziative per esplorare – e in molti casi riscoprire – l’opera di questo grande artista, scienziato, scrittore e il suo lascito in diverse nazioni.



Con l’originalità e la serietà che la caratterizzano, la casa editrice Olschki ha presentato quest’anno il settimo volume della collana Biblioteca Leonardiana. Studi e documenti, un corposo libro che «discute la ricezione del lavoro artistico, teorico e scientifico di Leonardo dal XVII al XVIII secolo» in Gran Bretagna attraverso gli atti di un convegno internazionale tenuto a Londra nel maggio 2016.



Una riflessione significativa, perché l’eredità di Leonardo da Vinci in Gran Bretagna è rimasta lungamente nell’ombra rispetto ad altri artisti italiani e rispetto agli studi compiuti soprattutto in Italia e in Francia.

In un’ottica internazionale, il volume prosegue la riflessione sugli effetti che l’opera leonardiana ha avuto nello sviluppo del pensiero europeo dell’epoca moderna. E ha lo scopo dichiarato di generare ulteriori riflessioni, anche tra campi di ricerca differenti, e favorire iniziative di collaborazione tra le diverse istituzioni che studiano l’opera di Leonardo in tutta Europa.



Il volume, in lingua inglese, è curato da due studiose che lavorano a Londra: Juliana Barone (University of London) e Susanna Avery-Quash (National Gallery).

Le prime quarantasei (XLVI) pagine del libro, stilate da diversi esperti, sono ricche di informazioni di carattere generale e mettono a fuoco soprattutto il ruolo che hanno avuto collezionisti, intellettuali e artisti nel far conoscere e nel dibattere le idee e le scoperte dl grande italiano. E, in molti modi, chiariscono i tempi del dibattito. Per esempio facendo riferimento ai dipinti, ai disegni, ai manoscritti, al Trattato della pittura, che in Inghilterra furono disponibili agli esperti solo nel XVIII secolo.

La lingua accademica usata nelle comunicazioni è abbastanza scorrevole e i temi trattati sono tutti interessanti, ma noi abbiamo letto con maggiore attenzione la parte dedicata agli studi scientifici.

Il corpo centrale del lavoro raggruppa i contributi del convegno in tre ampie tematiche, che si dividono abbastanza equamente le 456 pagine di testo.

La prima sezione è centrata sulle collezioni inglesi dei disegni e dei dipinti di Leonardo. Molte sono le informazioni significative: per esempio che i 21 disegni di Leonardo sono esposti al British Museum dalla fine del XIX secolo, mentre le altre opere, raccolte a Oxford (Christ Church) e a Windsor (Royal Collection) sono visibili dalla fine del XVII secolo.

Sono raccontate anche le vicende legate al Cartone di sant’Anna, disegno a gessetto nero raffigurato in copertina del volume, alla versione de La Vergine delle rocce ora alla National Gallery e alla copia de L’Ultima cena ora alla Royal Academy.

La seconda sezione, dedicata soprattutto alla figura di Leonardo scienziato e teorico, è quella che ci ha più interessato. Si apre con una discussione di J.V. Field (University of London) sullo stato della cultura scientifica nel XVII secolo in Inghilterra, soprattutto in relazione alla astronomia (Copernico, Galileo, Keplero) e alla anatomia (William Harvey), con frequenti riferimenti a un poema di John Donne.

L’autore esamina come le idee di Leonardo sulla natura potevano accordarsi con la cultura inglese all’inizio del XVII secolo. Una storia sicuramente poco nota e una sorprendente rilettura delle attività di scienziati eminenti in relazione a Leonardo, ai suoi disegni anatomici, ai suoi studi sulla luce, in una sorta di continuità tra il Rinascimento e la nascita della scienza.

Un altro contributo, di Domenico Laurenza (Museo Galileo, Firenze), considera i manoscritti di Leonardo dedicati alla astronomia, all’idraulica e alla geologia (at that time neither had a specific name, nor existed as an autonomus science): i codici Leicester e Arundel e il Codice Huygens e la loro importanza nella nascente Royal Society. Gli altri capitoli della sezione riguardano soprattutto i trattati teorici sulla pittura e l’ammirazione suscitata tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX quando furono visibili nei musei londinesi il Cartone di Sant’Anna e la copia de L’Ultima cena.

La terza sezione, intitolata significativamente Re-reading Leonardo, riporta alcuni dei più cruciali contributi allo studio accademico di Leonardo nel periodo che va da circa metà del XIX al XX secolo.

Alla fine del testo, appena prima della ricca bibliografia, ci sono 56 tavole a colori fuori testo, non solo opere e bozzetti di Leonardo, ma anche di altri pittori a lui ispiratisi. Queste immagini, che facevano parte delle relazioni presentate al convegno, sono numerate in riferimento ai testi dei diversi autori.

Juliana Barone e Susanna Avery-Quash (a cura di)
Leonardo in Britain. Collection and Historical Reception
Olschki – Firenze 2019
Pagine 456 – Euro 65,00

Recensione di Maria Cristina Speciani