Il breve e agile volume di Fabio Toscano è stato pubblicato in occasione del quarto centenario della nascita di Evangelista Torricelli, scienziato del XVII secolo principalmente noto per l’invenzione del termometro a mercurio. Anche se non recente, il libro è di interesse attuale, in quanto rende giustizia a Torricelli presentandone, come riporta il sottotitolo, la Vita breve e mirabile. Vita breve in quanto Torricelli morì nel 1647 a soli 39 anni, ma mirabile perché «grazie ai molteplici e importanti risultati conseguiti, nel corso della propria carriera scientifica Torricelli conobbe una fama straordinaria. Basti dire che, per la vastità e la ricchezza della sua opera, egli fu ripetutamente accostato al grande Archimede: in particolare, Cavalieri lo definì l’Archimede dell’età nostra».



Il volume si apre con una sintesi molto chiara dell’opera scientifica di Galileo, in quanto Torricelli fu discepolo di Galileo e ne raccolse in parte l’eredità scientifica. Vengono descritti gli inizi a Padova, l’utilizzo dell’occhiale per lo studio del cielo e i conseguenti risultati, gli studi della dinamica del moto; ampio spazio è dedicato al cosiddetto processo a Galileo. Già solo questo primo capitolo può giustificare la lettura del libro di Toscano. Dopo la morte di Galileo, Torricelli viene nominato Matematico di Sua Altezza il Duca di Toscana Ferdinando II de’ Medici e lettore di Matematiche presso l’Università di Firenze. Fu quindi eletto alla cattedra di fortificazioni militari dell’Accademia del Disegno di Firenze e fu accolto nell’Accademia della Crusca, di cui aveva fatto parte anche Galileo. Nel volgere di pochi anni «Evangelista seppe produrre numerosi e fondamentali lavori in tutti i più avanzati settori della matematica e della fisica del proprio tempo: dai formidabili contributi alla geometria degli indivisibili, strettamente connessi al sorgere del moderno calcolo infinitesimale, all’ampliamento e al perfezionamento formale della meccanica galileiana, dai seminali studi sul “moto delle acque” alla pregevole lavorazione di lenti per strumenti ottici.» (p. 91).



Torricelli si rivela quindi «un giovane uomo dal temperamento vivace e generoso, fieramente consacrato alla ricerca scientifica e orgoglioso di appartenere da protagonista a un’aristocrazia intellettuale che vedeva nel culto di Galileo il suo marchio caratteristico e indelebile. Al di là delle tante professioni di modestia che costellano le sue lettere private, Torricelli appare invero legittimamente consapevole del talento di cui è provvisto, e all’occorrenza è pronto a rivendicare con forza i propri meriti.» (p. 94).

Il punto centrale del volume è il quinto capitolo Nel fondo d’un pelago d’aria, in cui viene illustrata con ricchezza di particolari l’attività che diede fama a Torricelli; vengono presentati i suoi contributi al dibattito sul peso dell’aria e sull’esistenza del vuoto e, soprattutto, l’attività che portò alla misura della pressione atmosferica. L’argomento è inserito nel contesto scientifico e culturale del tempo; il capitolo si apre infatti con un ampio excursus storico-filosofico sull’esistenza del vuoto che, partendo da Aristotele, attraversa circa 2000 anni per arrivare al Seicento. Torricelli si inserisce con autorità nel dibattito e, forte degli insegnamenti di Galileo, non si limita a verificare l’esistenza del vuoto, ma realizza un importante passo avanti, creando uno strumento. Scrive infatti al matematico Angelo Ricci: «Le accennai che si stava facendo non so che sperienza filosofica intorno al vacuo, non per far semplicemente il vacuo, ma per far uno strumento che mostrasse le mutazioni dell’aria, hora più grave e grossa et hor più leggiera e sottile.» (p.137).



Della sua scoperta più nota Torricelli scrive solo alcune lettere a Ricci, con cui era in corrispondenza. Probabilmente egli, che aveva seguito da vicino la vicenda che aveva coinvolto Galileo, aveva deciso di adottare un atteggiamento di prudenza, evitando di entrare nelle dispute filosofiche relative al vuoto; infatti, filosofi aristotelici e autorevoli esponenti della Chiesa romana, specialmente gesuiti, si opponevano all’ipotesi di esistenza del vuoto.

L’invenzione di Torricelli e la dimostrazione dell’esistenza del vuoto, che furono tenute quasi segrete in Italia, sollevarono grande interesse in Europa. Pascal intuì l’importanza dell’apparato di Torricelli per la misura della pressione atmosferica; venne quindi inventata la pompa pneumatica, al cui sviluppo si dedicò Otto von Guericke (1602-1686), che tra l’altro intuì che la pressione atmosferica può fornire una forza che compie lavoro, aprendo così la strada che avrebbe portato alla macchina termica.

Il volume è di lettura molto gradevole, è quasi di un romanzo in cui la descrizione puntuale e accurata dell’attività scientifica del Torricelli si interseca con il racconto delle sue vicende personali, delle sue preoccupazioni e dei suoi successi. Offre anche un interessante e vivace spaccato del mondo scientifico del Seicento in Italia; questa contestualizzazione accurata del personaggio nell’ambiente sociale e culturale in cui ha vissuto caratterizza i libri di Fabio Toscano. Il volume, corredato da una ricca bibliografia e da numerose citazioni tratte dall’epistolario di Torricelli, da opere di suoi contemporanei e da trattati e saggi più recenti, è di sicuro interesse per docenti di materie scientifiche e di filosofia della scuola superiore.

 

Fabio Toscano

L’erede di Galileo

Sironi Editore, Milano 2008

Pagine 190        euro 15,00

Recensione di Mario Guzzi

 

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