Un racconto spesso appassionante in cui le vicende della vita privata e quelle dall’attività di ricerca sono strettamente legate. C’è un convitato di pietra, l’RNA. Infatti in tutta la vita di ricerca Katalin lo ha come soggetto principale. E questo è stato anche un ostacolo.  Per molto tempo si è ritenuto poco utile trattare l’RNA messaggero o mRNA, considerato una molecola instabile perché a singola elica. Molto meglio lavorare con il DNA, doppia elica e quindi molto più stabile.



Val la pena di ricordare che oggi la situazione è un po’diversa e non solo per le ricerche della Katalin. Si è scoperta l’esistenza di RNA non messaggero, ncRNA, che non codifica alcuna proteina, ma ha importanti funzioni di regolazione; inoltre molti ricercatori sostengono l’importanza essenziale dell’RNA nel periodo prebiotico, dove si ipotizza un suo ruolo di interazione con gli aminoacidi, per creare strutture che evolvono verso la vita.



Il racconto del periodo giovanile è di interesse per mostrare come la passione per lo studio e la ricerca possono coesistere anche con una situazione familiare molto modesta, per non dire povera. La sua famiglia in inverno vive in una sola stanza (le altre sono troppo fredde), Nonostante queste difficoltà e molte altre che si verificheranno in seguito (di qui il titolo del libro Nonostante tutto) Katalin riesce a laurearsi e ottenere una borsa di studio dell’Accademia Ungherese delle Scienze.

Successivamente passa a un laboratorio di chimica dei nucleotidi. Ed è qui che comincia il lavoro con le molecole di RNA. In questo periodo si sposa e ha una figlia. Tuttavia le prospettive di lavoro si interrompono e allo scopo di continuare la sua attività di ricerca si sposta in America.



Trova un incarico presso il laboratorio di biochimica della Temple University di Filadelfia. Dopo tre anni perde il posto di lavoro, trova un lavoro provvisorio e infine viene assunta dall’Università della Pennsylvania (UPenn), dove rimarrà per molti anni. Un percorso un po’ travagliato come si vede, anche se ormai un obiettivo, quasi un sogno, è chiaro. È quello della «possibilità di addestrare il corpo a produrre specifiche proteine su richiesta. Queste proteine avrebbero potuto svolgere la funzione essenziale di mantenere il corpo sano».

In tutto questo il compito essenziale può essere eseguito dall’mRNA. Stiamo parlando della possibilità di ottenere un vaccino. Se si riesce a introdurre in una cellula l’mRNA, che produce una proteina del virus, questo evento fa scattate un meccanismo immunitario, già pronto qualora si presentasse davvero una infezione del virus.

Tuttavia pochi credevano in questa possibilità, per cui Katalin ha sempre dovuto lavorare con pochi fondi e poca credibilità. Ma la passione per la ricerca e per raggiungere una verità sono state le motivazioni sufficienti anche se il lavoro è sempre stato in salita, spesso senza alcun riconoscimento.

Una lezione da imparare da questa autobiografia è che la ricerca richiede umiltà e pazienza, senza scoraggiarsi per un percorso che può essere molto lungo, quasi di una intera vita.

Ma la passione per la realtà è una spinta sufficiente: «quando cominciate davvero a fare delle scoperte vi trovate a condividere qualcosa che la maggior parte delle persone non riesce a sperimentare: lo stupore»

La svolta essenziale alla fine è arrivata con l’incontro con un immunologo, Drew Weissmann, che riceverà insieme con lei il premio Nobel. Insieme i due individuano le procedure per inserire l’mRNA nella cellula e fargli produrre la proteina richiesta.

Tutto ciò in mezzo a difficoltà e incomprensioni che rendono difficile il lavoro.

Infine compare un ultimo problema: l’mRNA provoca fenomeni infiammatori. Si osserva però che alcuni RNA, i transfer RNA o tRNA, non provocano infiammazione: è quindi possibile che qualche forma di RNA non provochi infiammazioni.

Si studia allora la possibilità di usare un RNA modificato, sostituendo una base, l’uracile, con un analogo la pseudouridina. A questo punto non si verifica più alcuna infiammazione, e l’mRNA produce in quantità la proteina richiesta (una proteina del virus) all’interno della cellula. Nel frattempo compare la pandemia del Covid e il relativo vaccino a mRNA può essere prodotto in grandi quantità, grazie al contratto con una grossa industria farmaceutica.

Come in una favola che si rispetti, il finale è tutto positivo: Katalin, compare in prima pagina nelle più importanti riviste mondiali, viene ricevuta dai principali capi di Stato del mondo occidentale, riceve il premio Nobel e una cattedra presso l’Università di Szeged in Ungheria.

 Katalin Karikò

 Nonostante tutto
 La mia vita nella scienza

Bollati Boringhieri   –    Torino 2024

Pagine 261  –  Euro 22,00

 

 

 

Recensione di Lorenzo Mazzoni

 

© Rivista Emmeciquadro

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