In questo testo Oppenheimer ha riportato i contenuti di una serie di conferenze tenute in Inghilterra nel 1953.  Non si tratta di un’opera organica, quanto di una serie di considerazioni sia sulla scienza, il suo valore e i suoi limiti, sia il suo rapporto con le altre forme di sapere.

Nella prima conferenza, dopo aver affermato l’importanza e la positività intrinseca del progresso scientifico, mette in guardia da generalizzazioni che spesso travisano il senso della scienza. «Il fatto stesso che i termini scientifici siano uguali a quelli del linguaggio e della via quotidiana serve spesso a confondere le idee più che chiarirle […] perché i termini scientifici hanno acquistato una maggior precisione e, insomma un senso completamente diverso».



Per esempio: «i filosofi e i volgarizzatori che hanno confuso la relatività con l relativismo hanno interpretato le grandi opere di Einstein come se inficiassero l’oggettività del mondo fisico» mentre «nella teoria della relatività Einstein vide solo un’ulteriore conferma che la più alta funzione dell’uomo sia conoscere e capire la realtà oggettiva e le sue leggi». Inoltre non c’è un rapporto necessario fra le acquisizioni della scienza e il resto della conoscenza: «bisogna essere cauti nel cercare se vi sia un rapporto diretto, e di che genere, fra le verità scoperte dalla scienza e il modo di pensare degli uomini in generale». È quindi evidente una preoccupazione di evitare ogni forma di scientismo.



Nelle tre conferenze successive l’autore ripercorre il tragitto che ha portato alo studio dell’atomo e del nucleo, a partire dalle esperienze di Rutherford. È interessante rilevare l’attenzione che viene destinata alla distinzione fra la fisica del microscopico dove vale una causalità debole dovuta al principio di indeterminazione e quella del macroscopico in cui il determinismo vale ancora: quindi certe impostazioni che volessero generalizzare una non oggettività della realtà al di là del mondo atomico sono prive di senso.

Ma, nel mondo atomico «era necessario cambiare le nostre idee su certi punti essenziali, sulla causalità, per esempio, e persino sull’oggettività di certe parti del mondo fisico […]. Le conseguenze più paradossali e inaspettate della nuova meccanica, il dualismo onda corpuscolo e il principio di complementarietà interessano direttamente il nostro modo di capire aspetti importanti del mondo naturale. Fummo così obbligati, in modo del tutto imprevisto, a ricordarci non solo della potenza, ma anche della natura e dei limiti della conoscenza umana».



Nella successiva conferenza Senso non comune ribadisce il fatto che il “senso comune” si applica ai fenomeni macroscopici, mentre non a livello atomico. Tuttavia una coerenza delle misure si ha in ogni caso, perché l’apparato di misura è macroscopico e quindi deterministico.

Infine nell’ultima conferenza La scienza e la società, dopo un elogio della scienza (una casa aperta e senza confini) apre una serie di considerazioni (talora un po’ nebulose) a partire dal principio di complementarietà che in qualche modo analogico estende a tutta la realtà. Anzi dalla complementarità passa al concetto di antinomia: fra individuo e società fra l’ordine e il progresso, fra la libertà e la necessità e così via. In questa complessità c’è comunque un punto di speranza, secondo Oppenheimer: la fratellanza umana, per chi è erede di due millenni di tradizione cristiana; ma anche fra altri che non hanno la fede cristiana esiste un legame di fraternità. Questa fraternità trova espressione nelle comunità e associazioni locali, con una condizione, quella di una libertà di adesione.

Alla fine torna con una riflessione sulla scienza che rende ben conto della sua personalità e della sua passione scientifica. «Per la maggior parte di noi, nella maggior parte di quei momenti in cui siamo più liberi da ogni corruzione, è stata la bellezza del modo della natura e la stessa irresistibile armonia del suo ordine che ci ha sostenuto, ispirato e guidato».

 

Robert Oppenheimer

Scienza e pensiero comune

Bollati Boringhieri/Corriere della Sera, Milano 2023

Pagine 108    euro 9,90

Recensione di Lorenzo Mazzoni

 

© Rivista Emmeciquadro

 

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