Stiamo vivendo una situazione di grande confusione in cui la scienza, la medicina, i decisori politici, sembrano incapaci di opporsi alla diffusione del virus SARS Covid-19 e alle sue conseguenze sulla salute delle persone e sulla vita sociale. L’autore fa memoria delle numerose epidemie che nel corso della storia hanno avuto una diffusione globale e ne intreccia l’andamento con i mutamenti climatici; con uno sguardo anche al futuro del pianeta. E sviluppa una serie di riflessioni provocatorie a partire dal fatto che le conquiste degli ultimi secoli hanno debellato molte malattie importanti ma non si deve ignorare, nella pratica medica, «la lezione della storia e la metodologia epistemologica della scienza».
Da sempre l’uomo ha convissuto con le malattie infettive e per molti secoli le infezioni hanno rappresentato la principale causa di morbilità e di mortalità per l’umanità. Prima ancora che si comprendesse quale fosse la causa di tali patologie e che si trovassero terapie efficaci per curarle, per millenni di fronte alle frequenti manifestazioni infettive coinvolgenti larghi strati di popolazione si mettevano in atto misure che l’esperienza empirica aveva dimostrato essere efficaci per contenere il contagio, cioè la diffusione della malattia tra gli individui: isolamento dei malati e misure di protezione per i sani.
Pandemie, clima e storia
Queste epidemie, cioè le malattie infettive «incombenti sopra il popolo» (dal greco epi, sopra e démos, popolo, da cui il termine epidemia) non solo hanno fortemente condizionato la vita delle persone e la stessa sopravvivenza dell’umanità, ma sono state in grado di plasmare la storia più delle rivoluzioni, delle guerre e delle crisi economiche. Ne abbiamo un esempio eclatante nell’attuale pandemia di Covid-19.
Pandemia (dal greco pan, tutto e démos, popolo, a indicare una malattia infettiva che coinvolge «tutta la popolazione» del mondo) è il termine moderno con cui si designa oggi quella che in passata veniva chiamata «pestilenza», cioè un’epidemia di peste. Dove l’espressione «peste» non necessariamente stava a significare la specifica patologia che noi oggi conosciamo, ma spesso più semplicemente indicava il peius morbus (peggior morbo, traducendo dal latino), cioè una grave malattia che coinvolgeva la comunità. Per cui talvolta le pestilenze erano sostenute da altre condizioni patologiche (sifilide nel Cinquecento, vaiolo nel Settecento, colera e tifo nell’Ottocento) che si diffondevano per contagio. Contagio (dal latino contagium, derivato da cum e tangere, toccare o anche dal verbo contingere, contaminare, essere a contatto), altro termine di antico impiego, ma ancora oggi pienamente valido e utilizzato, a significare la trasmissione di una malattia da un individuo (malato) a un altro (sano).
La tesi che le pandemie sono fattore di grande importanza nel determinare il percorso della storia è sostenuta con precise evidenze documentali da Frank M. Snowden, storico della medicina alla Yale University, il quale osserva appunto che «per comprendere l’evoluzione sociale, le malattie infettive sono importanti quanto crisi economiche, guerre, rivoluzioni e cambiamenti demografici», ragione per la quale, per cogliere l’evoluzione della storia nel suo complesso, è fondamentale considerare «l’impatto delle epidemia non solo sulle vite dei singoli uomini e donne, ma anche sulla religione, sulle arti, sull’avvento della medicina e dell’igiene pubblica moderne, e sulla storia intellettuale».
Gli fa eco lo storico americano Kyle Harper che, in un recente saggio, attraverso una documentata analisi di fattori climatologici e microbiologici, dimostra come la caduta dell’Impero Romano sia stata determinata più da cause sanitarie ed ecologiche che da motivi militari legati all’invasione dei barbari.
Più ancora radicale – e soprattutto ben documentato – quanto sostiene lo storico specialista di demografia sanitaria Guido Alfani dell’università Bocconi di Milano. Nel corso della storia, ogni volta che si è verificato un mutamento epocale delle temperature si sono scatenate disastrose epidemie e devastanti pandemie.
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Vittorio A. Sironi
(Docente di Storia della medicina e della sanità e di Antropologia medica. Direttore del “Centro studi sulla storia del pensiero biomedico”, Università di Milano-Bicocca)