Due protagonisti della storia tecnologica del Seicento, il tedesco Otto von Guericke e il francese Denis Papin, sono alla radice dell’invenzione della macchina a vapore: il primo con la sua pompa a vuoto, il secondo con la “pentola a pressione” e la “valvola di sicurezza”. Entrambi con una serie di esperimenti sulla nascente scienza pneumatica.
In un nostro precedente articolo su questa rivista, dedicato alla storia delle macchine a vapore, abbiamo già avuto modo di accennare a due personaggi, il tedesco Otto von Guericke e il francese Denis Papin, che ebbero un ruolo importante nello sviluppo delle basilari conoscenze tecno-scientifiche sulla base delle quali altri dopo di loro riuscirono a realizzare le prime macchine a vapore veramente funzionanti e di pratico uso. Considerando la fondamentale importanza che la macchina a vapore, e anche le pompe a vuoto, hanno avuto per tutta la storia della scienza e della tecnologia, ci è sembrato interessante ritornare ai primordi del loro sviluppo e raccontare qualcosa di più della vita e dell’opera di questi due personaggi vissuti nella seconda metà di un secolo, il Seicento, del quale siamo forse abituati più che altro a ricordare lo stile barocco e la Guerra dei Trent’anni, ma che segnò anche l’affermarsi di quella mentalità tecno-scientifica che nel secolo successivo avrebbe posto le basi per la Rivoluzione Industriale.
Otto von Guericke e la pompa a vuoto
Otto Guericke nacque nel 1602 a Magdeburgo, città della Lega Anseatica, in una famiglia alto borghese (il prefisso nobiliare “von” se lo sarebbe conquistato nella maturità). La sua formazione scolastica fu ampia e piuttosto lunga comprendendo studi non solamente di tipo giuridico, ma anche di “ingegneria” civile e militare. Dopo aver frequentato le università di Lipsia, Jena e Leida fece anche un lungo “grand tour” in Francia e in Inghilterrra per completare la sua formazione internazionale, dopo il quale, all’età di 24 anni, rientrò definitivamente nella sua città natale, ormai pronto per assumere incarichi di rilievo. Fin quasi ai 30 anni svolse vari compiti amministrativi e tecnici, ma travolto dalle vicende di guerra che coinvolsero anche la sua città e che culminarono nell’assedio e nella capitolazione di Magdeburgo, fu costretto ad allontanarsene. Quando i venti di guerra si placarono, nel 1632 Otto Guericke poté rientrare in città dove continuò a svolgere importanti incarichi, comprese delicate missioni diplomatiche; fu anche al servizio del governo svedese a Erfurt e dell’elettore di Sassonia; il suo buon nome crebbe, tanto che nel 1646 venne eletto borgomastro di Magdeburgo, carica che manterrà per circa un trentennio.
La scienza e la tecnica, che facevano parte, come si è accennato della sua formazione, non gli furono utili solamente nel suo lavoro di amministratore, ma fecero anche parte dei suoi interessi più profondi. Nel dibattito scientifico dei suoi tempi, sul quale egli si manteneva aggiornato leggendo i testi che sempre più circolavano in Europa, lo colpiva in particolare la questione se fosse possibile, e quali fossero le conseguenze, della creazione del vuoto. Ricordiamo che risaliva al 1644 il celebre esperimento della colonna di mercurio di Evangelista Torricelli con il quale l’allievo prediletto di Galileo aveva dimostrato che “l’aria ha un peso” e che nella parte alta del tubo di vetro che conteneva il mercurio si creava il vuoto. Quattro anni dopo Blaise Pascal aveva dimostrato che la pressione atmosferica decresce con l’altezza. Anche von Guericke ripeté questi esperimenti e in seguito riuscì anche ad effettuare delle rudimentali previsioni del tempo collegando una brusca diminuzione della pressione atmosferica all’arrivo di una forte perturbazioni. In perfetta sintonia con il nuovo spirito scientifico del suo tempo, che esaltava l’importanza delle verifiche sperimentali, a partire dal 1650 von Gueriche iniziò una serie di sperimentazioni che gli permisero di perfezionare le sue idee e di arrivare in seguito a quella che rimane la sua dimostrazione più nota: gli “emisferi di Magdeburgo”.
Vai al PDF per l’INTERO articolo
Gianluca Lapini
(Ingegnere, cultore di Storia della tecnologia)