E’ già difficile immaginare cosa sia una galassia, cioè un insieme di cento o duecento miliardi di stelle che ruotano all’unisono; provate ora a pensare a un gruppo di galassie, quello che gli astronomi chiamano ammasso galattico, o cluster. E, se ancora l’immaginazione vi soccorre, spingetevi a immaginare un insieme di ammassi. Qualcosa di grandioso e colossale, animato da movimenti sconvolgenti e sorgente di segnali di ogni tipo che da tempo ormai gli astrofisici sanno captare.
Non si fa fatica comunque a credere che in questi moti vorticosi ogni tanto un gruppo di galassie vada a scontrarsi con un altro, in una gigantesca collisione cosmica; è quanto è accaduto al sistema galattico denominato Abell 521, un insieme di cluster di galassie che viaggiano a quattro miliardi di anni luce dalla Terra. Solo che questa volta c’era un radiotelescopio pronto a catturare l’eco della collisione: il segnale radio emesso durante lo scontro è arrivato in India, al Giant Metrowave Radio Telescope che ha registrato l’evento; nei prossimi giorni sulla rivista scientifica Nature scienziati di tutto il mondo potranno leggere un resoconto dell’accaduto.
Commentando la notizia con Davide Maino, ricercatore di astrofisica presso il dipartimento di Fisica dell’università degli studi di Milano, ci rendiamo meglio conto della sua originalità. «Eventi del genere erano già stati osservati, sia nelle frequenze ottiche che in quelle X: nel primo caso era stato coinvolto anche un gruppo di ricercatori italiani dell’istituto di radioastronomia di Bologna, che ora sono tra i principali protagonisti delle nuove osservazioni. La novità sta nel fatto che nessuno finora aveva osservato il fenomeno alle frequenze tipiche delle onde radio lunghe, corrispondenti alla frequenza tra i 10 e i 240 MegaHertz. C’era attesa per questo tipo di segnali, ma non erano mai stati catturati». Ciò che le nuove osservazioni hanno captato sono le radioonde emesse quando si formano nuove strutture cosmiche. In un sistema come Abell 521 ci sono molte strutture allungate in direzione Nord-Ovest Sud- Est e molti gruppi di galassie che vanno a collidere; «se riusciamo a catturare le emissioni a grandi lunghezze d’onda, possiamo avere informazioni sulle fasi in cui la materia cade nella buca di potenziale e quindi iniziano ad accendersi le stelle. Possiamo capire meglio come si comportano, in quelle condizioni, sia la materia oscura che gli altri tipi di particelle che alimentano la vita delle stelle».
Si aprono così prospettive interessanti. Quello che il radiotelescopio indiano ha registrato è il primo di una nuova classe di oggetti, destinato a inaugurare un nuovo campo di ricerche per il quale saranno particolarmente efficaci i radiotelescopi di nuova generazione, «come quello europeo Lofar (Low Frequency Array), molto più sensibile e programmato per entrare in attività fra due anni».