Professor Pregliasco, perché è importante scoprire un virus?

 

Quest’anno sono tre i vincitori del premio Nobel: Zur Hausen, il primo ad aver individuato il papilloma virus, Luc Montagnier e la dottoressa Francoise Barrè Sinoussi. Con questi ultimi finalmente si dà la paternità della scoperta del virus HIV, contestata per anni ed anni. Una lunghissima disputa fra Montagnier e Robert Gallo.



La scoperta dell’agente eziologico è l’elemento basale per studiare la storia della malattia e da lì trarre tentativi di terapia o di prevenzione. Quanto è accaduto per il papilloma virus è, tutto sommato, un processo più recente. Ma in quel caso il vaccino è stato trovato più rapidamente rispetto alle cure elaborate per l’AIDS.



 

Che cos’è il papilloma virus?

 

È una malattia a trasmissione sessuale che può provocare l’insorgere di tumori maligni al collo dell’utero. Fino a poco tempo fa rappresentava la seconda causa di morte tumorale per la donna, L’uomo ne è il portatore sano e la donna ne subisce gli effetti.

Le malattie a trasmissione sessuale sono sempre state la piaga delle nazioni nel corso della storia. Questo perché le mucose dell’apparato genitale sono meno protette della cute in sé, hanno una barriera la cui protezione naturale è poco efficiente nel difendersi dagli agenti batterici. Per questo, soprattutto con le migrazioni di popoli, ci fu una grande diffusione di gonorrea o di sifilide.



Una donna di tren’anni è al 70% portatrice di una malattia venerea i cui effetti, magari non verranno mai avvertiti, ma ciò indica l’elevata facilità delle trasmissioni.

Nel caso del papilloma virus lo Stato ha deciso di somministrare il vaccino alle ragazzine di dodici anni, in modo da prevenire del tutto l’insorgere di effetti collaterali nel loro futuro.

 

C’è speranza che in futuro si possa sintetizzare un vaccino anche per l’AIDS?

 

Sull’HIV, a causa di problemi diversificati, non abbiamo ancora un vaccino perché è un virus che si “nasconde”, è difficile da analizzare e studiare. A ciò si aggiunge un problema economico: ci sono infatti dei vaccini che potrebbero curare alcuni abitanti del terzo mondo i quali sono contagiati da un “ceppo”, per così dire, differente dal nostro. Ma l’elevato costo ne impedisce la produzione.

 

Ma esiste un cocktail di farmaci per curare la malattia?

 

Sì, non si cura del tutto, ma si prolunga di interi decenni la vita del paziente. In questo la scoperta del virus è stata un elemento determinante che ha permesso di migliorare le conoscenze tecniche e la biologia molecolare rendendo molto più rapido e veloce il sistema di ricerca sui virus. Negli anni ’80 una diagnosi di AIDS era considerata una condanna a morte. Oggi, conoscendo l’HIV possiamo intervenire con un’efficacia per quei tempi inimmaginabile. C’è solo uno scienziato, il tedesco Duisenberg, recentemente scomparso, che sosteneva che l’HIV fosse solo una conseguenza di un virus non ancora scoperto. Teoria affascinante, ma ormai scartata dalla comunità scientifica.

 

Eppure, nonostante l’importanza delle scoperte di cui ha parlato, i Nobel si sono fatti attendere. Perché è intercorso questo lungo lasso di tempo?

 

Il Nobel arriva dopo anni, questo è il suo “difetto”. Nel senso che è una certificazione ragionata che prende in considerazione tantissime situazioni. Questo destina il premio a omaggiare i “grandi” quasi sempre a fine carriera. Le tecniche e le scoperte di cui abbiamo parlato sono quindi roba di anni, ma evidenziano la pietra miliare che hanno rappresentato soprattutto per la scoperte, ma anche per i progressi nel metodo di indagine. A questo si aggiunge, come ho detto prima il problema della “paternità” sulla scoperta del virus HIV, che durò davvero molto tempo.