Creatura quasi leggendaria, il mammuth, l’elefantone rappresentato in molti libri di scienza e descritto in numerosi documentari, è salito agli onori della cronaca grazie al suo DNA. Infatti, a quanto pare, si tratterebbe del primo animale estinto di cui gli scienziati sarebbero riusciti a ricostruire quasi tutta la sequenza genetica. Ma non ci saranno “Jurassic Park” o conseguenze di analogo folklore. Il professor CARLO SOAVE spiega il perché
Professore, a quale scopo ricostruire il genoma di un animale estinto da millenni come il mammuth?
Ricostruire il genoma di un mammuth ci aiuta certamente a meglio comprendere come erano questi animali, soprattutto per quanto riguarda i caratteri somatici più evidenti, questo vantaggio è fuor di dubbio.
Dalla sequenza di un genoma è possibile avere un’informazione molto più approfondita della struttura anatomica e funzionale di questi animali che, essendo estinti, noi non possiamo studiare direttamente. Abbiamo infatti, sebbene numerosi, soltanto dei resti fossi o parti conservate nel ghiaccio, dalla sola osservazione empirica di questi non si può dire di conoscerne bene le fattezze. Ma, a prescindere dal loro aspetto, il dato più rilevante è poi quello relativo alla storia evolutiva.
In che senso?
Faccio un esempio: dal punto di vista dell’evoluzione dei viventi gli uomini e le scimmie antropomorfe hanno un antenato comune. Se noi potessimo conoscere il genoma di questo antenato comune sarebbe un dato particolarmente interessante perché consentirebbe confrontare il sequenziamento di questo con quello del genoma degli uomini di oggi e delle scimmie antropomorfe di oggi e quindi capiremmo sotto molti più aspetti di quelli attuali l’andamento della storia evolutiva, quanto c’è di genetico in noi e quanto c’è di extragenetico.
Per quale motivo si è scelto di analizzare e mappare il codice genetico proprio dei mammuth?
È dovuto al fatto che di resti di mammuth ce ne sono parecchi, e quindi è risultato più accessibile l’utilizzo di tali fossili per effettuare l’esame, anche se per fare l’analisi del genoma serve di norma pochissimo materiale.
In secondo luogo, essendo il mammuth nella linea dei mammiferi, ha un suo interesse specifico. Se infatti si trattasse del genoma di un dinosauro, essendo questo più “lontano” da noi e non avendo altri congeneri a disposizione, sarebbe più difficile da interpretare. Il corredo genetico del mammuth invece si potrebbe benissimo confrontare con quello dell’attuale elefante. In poche parole il mammuth è già ben collocato nella storia evolutiva, il suo patrimonio genetico è molto più interpretabile. Inoltre noi sappiamo dov’era, come viveva o che cosa mangiava quindi possiamo confrontarne le abitudini con i cromosomi.
Per gli esseri attualmente viventi che vantaggi dà la mappatura del genoma?
Nel caso dei viventi attuali dà informazioni davvero importanti per quanto riguarda la storia evolutiva. Quindi, come primo aspetto si rimane sempre nel discorso di capire l’evoluzione naturale degli esseri. Per quanto riguarda gli uomini risulta prezioso anche per verificare la presenza di effetti genetici. Se questi effetti potrebbero in futuro comportare una malattia genetica con la mappatura del genoma si riuscirebbe a leggerla e quindi a elaborare una sorta di “previsione”.
Attenzione però, questo non significa “certezza”. Quanto dipende dal carattere genetico o quanto dal carattere ambientale è sempre difficile prevederlo. Se un individuo è affetto ad esempio dal diabete geneticamente può prevenire l’insorgere del male con una rigorosa dieta.
I geni hanno sempre un ruolo determinante?
No. Quando si dice che c’è una predisposizione genetica di una malattia al 15% vuol dire che il restante 85% è di origine ambientale. Ci sono casi e casi. La talassemia, ad esempio è di origine genetica al 100% .
Le faccio una domanda più “fantascientifica”: tutti, leggendo la notizia, pensano immediatamente al film di Spielberg, “Jurassic Park”. È possibile far “rinascere un mammuth o un animale estinto grazie al suo DNA?
No, non è possibile. Lo escludo nel modo più categorico.
Il motivo?
Perché il DNA da solo non può ricostruire una cellula. Il DNA vive sempre dentro una cellula, per cui occorrerebbe una cellula viva di mammuth per poter far sì che si riproduca. Se si prende il DNA di un mammuth e lo si inserisce in una cellula qualsiasi non verrà mai fuori nulla. Si tratta di idee, appunto, da fantascienza.
E ripeto, da un punto di vista conoscitivo questo risultato è davvero molto importante, ma occorre precisare che di frammenti di DNA ce ne sono già molti, prelevati da una grande quantità di fossili generati da animali estinti.
Questa è soltanto la prima volta in cui si ottiene una sequenza quasi completa.