Che cosa ha veramente visto Galileo nel suo cannocchiale in quelle esaltanti notti dell’inverno 1609-1610? Le immagini ingrandite dei crateri lunari e dei satelliti di Giove erano così nitide e inequivocabili da provocare tutti quegli sconvolgimenti nella cosmologia tradizionale, nella vita di Galileo e nella cultura mondiale? Questi e altri interrogativi potranno trovare risposte nelle molte iniziative in programma per il prossimo “anno internazionale dell’astronomia” e in particolare nella mostra “Galileo 2009 – Fascino e travaglio di un nuovo sguardo sul mondo – a 400 anni dalle prime osservazioni con il cannocchiale”, in preparazione a cura dell’associazione Euresis in collaborazione col Meeting di Rimini, col patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e con una serie di altre qualificate partnership.
Galileo con le sue osservazioni ha letteralmente spalancato davanti ai nostri occhi un nuovo scenario dell’universo e con le sue opere ha tracciato e precisato un modo di conoscenza del reale, ristretto ma potente, come quello scientifico. La mostra, dicono gli organizzatori, «mira a illustrare gli avvenimenti, le coincidenze storiche, le intuizioni geniali, le relazioni umane, le motivazioni profonde di Galileo a partire dalle osservazioni astronomiche condotte a Padova in quegli anni e raccontate nel volumetto Sidereus Nuncius, pubblicato nel 1610. L’intento è di produrre nel visitatore una immedesimazione con ciò che Galileo ha effettivamente visto in quelle notti, con le sue reazioni e con quelle di chi lo circondava, tenendo conto delle conoscenze e delle concezioni cosmologiche dell’epoca». Con la prospettiva di comprendere meglio le conseguenze che ne hanno tratto lui e gli altri protagonisti e di illuminare tutti gli sviluppi che ne sono seguiti.
Il dibattito sul “caso Galileo” si concentra solitamente, e si isterilisce, sulle vicende legate al processo, con posizioni spesso preoccupate di difendere uno schieramento più che di accertare la verità. La mostra intende sottrarsi a questa logica; «sulla quale del resto nel 1992 Giovanni Paolo II si è pronunciato con chiarezza e decisione, parlando di una tragica reciproca incomprensione. Il giudizio della Chiesa non farà certo cessare il dibattito intorno alle complesse vicende storiche e ai nodi culturali legati alla figura e all’opera di Galileo; ma forse ci mette oggi, per la prima volta, nelle condizioni di ripercorrere in modo sereno e libero da pregiudizi le straordinarie scoperte e le innovazioni metodologiche introdotte dal grande scienziato pisano».
E proprio “sull’avvenimento della scoperta” si focalizzerà la proposta espositiva: attraverso immagini, modelli, simulazioni, documenti originali. Insomma tutti gli ingredienti di un’esperienza, come è quella scientifica; della quale, attraverso le luci e ombre della vicenda di Galileo, potranno emergere la grandezza e le valenze umane e al tempo stesso il rischio ideologico, sempre in agguato e drammaticamente presente nella scienza contemporanea.