Il World Computer Congress 2008, tenutosi dal 7 al 10 settembre, ha incoronato Milano capitale mondiale dell’informatica. Un evento eccezionale e raro nel nostro Paese. Giulio Occhini direttore generale di AICA (Associazione Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico) di Milano ha commentato questo importante risultato
Dottor Occhini, quali sono i principali risultati raggiunti?
È stata fatta un’operazione di reinserimento dell’Italia nel circuito internazionale dell’Information and Communication Technology: il mercato dell’ICT nel nostro paese è depresso, dal punto di vista professionale i nostri operatori non godono di prestigio e, al contrario di quanto accade in altri paesi, le retribuzioni sono bassissime. Non si conoscono le ragioni, ma l’ICT è relegato tra gli strumenti invece di essere considerato una forza traente dell’economia. È stato relegato ridotto al ruolo di risorsa che può servire a livello di contabilità e amministrazione. Ritengo che questo sia sbagliato, perchè L’ICT è il motore dell’economia moderna: stiamo entrando nella cosiddetta “società della conoscenza”, quindi non si può prescindere dall’uso del web. I Paesi che vogliono emergere sono consapevoli di questo, quindi anche l’Italia deve muoversi in questa direzione.
Qual è la rilevanza di questo evento?
Un aspetto importante della WCC è stata l’assegnazione degli “Award”, premi a importanti aziende italiane di tipo industriale e di servizio e aziende sanitarie che hanno realizzato le migliori applicazioni di knowledge management. Tra aziende premiate: Finmeccanica, Costacrociere e tre aziende sanitarie per la gestione delle cartelle cliniche e degli strumenti diagnostici. Si è inoltre parlato per la prima volta del rapporto tra Italia e India: l’India è la prima nazione che ha deciso di investire nel settore dell’Information Technology e a diventare leader in questo campo. L’India ogni anno può contare su 3,1 milioni di laureati, di cui i tre quarti diventano operatori nel settore ICT. L’Aica ha creato una partnership con un’azienda indiana per realizzare a Bombay un centro per trasferire know-how sulle competenze e sulle certificazioni: settori in di cui AICA ha una certa capacità. Di questo canale di comunicazione con l’India dovrebbero approfittare le Università italiane. Un altro risultato importante della WCC è l’accostamento tra scienza, ricerca e industria: nel corso dei congressi alla parte scientifica è stata associata la parte applicativa e industriale, a cui hanno preso parte importanti aziende che possono vantare davvero delle best practices in termini applicativi in diversi ambiti, anche in aree come la moda e il fitness, lontane dalle tradizionali aree dell’informatica. Questo approccio “trasversale” ha già dato ottimi risultati: nel 2010 a Brisbane, in Australia, si terrà la prossima WCC e gli organizzatori hanno già stabilito che useranno questo metodo di confronto tra scienza, ricerca e applicazioni.
L’Italia cosa dovrebbe fare per reinserirsi a pieno titolo nel circuito internazionale dell’ICT?
L’Italia sarebbe in grado di fare tutto perchè le risorse non mancano: alle Olimpiadi dell’Informatica, competizione internazionali in cui viene chiesta la risoluzione di problemi molto complessi, gli studenti italiani se la cavano piuttosto bene, nonostante l’informatica non sia una materia obbligatoria nei programmi scolastici. Gli italiani comunque reggono bene il confronto con gli studenti indiani, statunitensi, dell’Europa orientale, ma per il nostro paese si tratta di autodidatti che non hanno il supporto della formazione istituzionale. Questa è la ragione per cui Aica si occupa di organizzare stages e corsi per preparare gli studenti. Le potenzialità intellettuali italiane ci sono, ciò che è velleitario, ad esempio, è la capacità di realizzare circuiti innovativi. Questa purtroppo è un’opportunità che l’Italia non ha sfruttato e ora sarà difficile riagganciarla. Nell’ambito del software, tuttavia, l’Open source regala enormi opportunità per la creatività dei nostri studenti: basterebbe promuoverlo e renderlo una professione interessante e attraente. Un relatore italiano, durante il WCC, ha raccontato la sua esperienza di lavoro negli Usa, dove ha ottenuto i finanziamenti per un progetto, che poi ha continuato aprendo un piccolo centro di ricerca a Pavia. Gli italiani hanno il vantaggio di “costare poco” sul mercato internazionale perchè non hanno alternative: la ricerca in Italia non viene curata, ma dal punto di vista delle capacità gli italiani possono essere competitivi. Si tratta di valorizzarli e di investire nella formazione.
Nel 2015 l’Italia, Milano in particolare, ospiterà L’Expo: che progetti sta sviluppando l’Aica?
A questo proposito vorrei sottolineare che per la prima volta le amministrazioni locali hanno saputo apprezzare e valorizzare l’evento della WCC: Regione, Provincia e Comune si sono dimostrati attenti all’iniziativa e hanno sostenuto questo evento proprio come primo passo verso l’Expo 2015, essendosi trattato di una prima esposizione universale, in ambito dell’ICT. In vista dell’Expo Aica si sta muovendo: stiamo lavorando soprattutto per quanto concerne il knowledge management con gli assessorati regionali, provinciali e comunali, inoltre stiamo sviluppando progetti di “cittadinanza digitale” per mettere in grado la popolazione di utilizzare il web. Circa il 45% dei cittadini della Lombardia non ha ancora la capacità di avvalersi dei sevizi on line per varie ragioni: la carriera lavorativa che non espone all’uso di questi strumenti, per il fatto che la popolazione ha un’alta percentuale di anziani e immigrati che non hanno le possibilità dell’alfabetizzazione digitale. Fornire a queste persone gli strumenti, ovviamente a condizioni facilitate, per potersi inserire nella cultura del web, credo che sia un’operazione importante. Esistono già sperimentazioni in questo ambito: la Valle d’Aosta ha fornito a migliaia di famiglie un kit di autoapprendimento per il web perchè i ragazzi ne facessero un uso congiunto con i genitori e i nonni. Sperimentazioni di questo tipo sono state fatte in Friuli e nel Lazio. La provincia e il comune di Milano intendono, entro il 2015, ottenere un primato nell’alfabetizzazione digitale per ridurre al minimo il digital divide.