Per un paio di giorni ne hanno parlato tutti i giornali. Si tratta dell’ultimo ragno scoperto, cosiddetto “ruzzolante”, almeno dai nostri giornali, perché utilizza se stesso a mo’ di ruota per scendere lungo i pendii formati dalle dune del deserto. Suggestivo, ma davvero così tanto incredibile? Lo abbiamo chiesto al professor Carlo Pesarini, aracnologo di fama internazionale, nonché conservatore della sezione “zoologia degli invertebrati” presso il civico museo di storia naturale di Milano.
Professor Pesarini, come commenta la notizia di questa scoperta?
In primo luogo ci terrei a precisare che la notizia non è poi così sorprendente. Teniamo conto del fatto che di questi ragni, i quali appartengono alla famiglia degli sparassidi e al genere cebrennus, erano già note diverse specie, circa una dozzina, tutte prevalentemente diffuse appunto nel nord Africa. Una recente scoperta è stata effettuata anche nelle steppe asiatiche, ma essenzialmente si tratta di creature nordafricane. Questa ultima scoperta riguarda soltanto una di tali diverse specie, verosimilmente un po’ più grossa della media sebbene comunque si tratti in ogni caso di ragni di grossa taglia, tanto che vengono comunemente chiamati ragni “granchio giganti” dal nome inglese Giant Crab Spiders.
Quindi non è una scoperta così poi eccezionale. È una delle tante specie di questo genere ritrovata in una zona tutto sommato normale.
Si tratta di esemplari che hanno tutti la caratteristica di rotolare?
Dire che il ragno ritrovato rotoli è, a mio avviso, un’esagerazione. I ragni di questa specie si muovono tutti allo stesso modo: corrono veloci. E di questa famiglia, sebbene appartenenti ad altri generi e di taglia un po’ più piccola, ce ne sono anche in Italia. Per esempio il comune ragno verde, il micrommata virescens corre anch’esso molto velocemente e può sembrare che rotoli quando si sposta fra le piante. Sono animali che hanno un movimento davvero molto agile. Dove sta l’esagerazione? Nel fatto che è ovvio che l’andatura di questo ragno, data la velocità e il terreno, faciliti il rotolamento. La grande capacità di equilibrio di questi esemplari li fa sembrare in grado di eseguire una sorta di “ruota” la quale non è altro che un banale “rimettersi in piedi”. Non c’è volontà nel rotolare da parte dell’aracnide.
Quando ci si imbatte in un nuovo esemplare come si fa a capire di essere di fronte a una scoperta?
Nel caso dei ragni, sebbene sia sempre necessario un occhio esperto, il metodo è piuttosto facile, molto più semplice di quanto non sia per gli insetti, che presentano un sistema un po’ più complicato. In primo luogo occorre scoprire un esemplare adulto, i ragni giovani sono infatti facilmente confondibili. Negli adulti ci sono organi genitali maschili e femminili strutturati in forme molto particolari che consentono quasi immediatamente di scoprire se la specie è nota o no. Basta soltanto confrontare tali organi con le illustrazioni di quelli finora conosciuti, che vengono normalmente catalogati e, se si trovano delle differenze evidenti, significa che si è quasi sicuramente di fronte a una nuova specie di animale. Gli organi sono disposti, nel caso delle femmine, sulla parte inferiore dell’addome, verso l’inizio di questo. Mentre quelli maschili sono delle appendici vicino alla testa, comunemente chiamate “peripalpi”. Tale facile riconoscibilità dunque consente un’altrettanto facile identificazione.
Spesso la gente accomuna i ragni agli insetti. Quali sono le principali caratteristiche che distinguono questi due termini?
La differenza principale è che i ragni sono tutti, salvo rarissime eccezioni, velenosi. Di insetti velenosi ve ne sono ben pochi.
Il secondo aspetto fondamentale è l’uso della seta. I ragni ne fanno un utilizzo assai maggiore degli insetti, benché questi ultimi, grazie ai famosi “bachi da seta”, siano i nostri principali fornitori di tale materiale. Ma al di là dei bozzoli di alcune farfalle l’uso della seta in ambito entomologico è molto limitato. I ragni invece, oltre a produrre la ben nota ragnatela, ne usano grandi quantità per tappezzare la propria tana o per avvolgere le loro uova o per altri scopi di “vita quotidiana”. Comunque la usano per tappezzarsi le tane per avvolgere le uova e così via.
Inoltre la seta dei ragni è di qualità eccezionale, assai superiore a quella degli insetti, ma, purtroppo, scarsamente sfruttabile a livello industriale
Ci sono esempi nell’antropologia di culture legate al ragno? Che rapporto storico c’è fra l’uomo e questo animale?
Un rapporto abbastanza teso, composto per lo più di paure. Per questo sono ben poche le culture che lo idealizzarono. Fin dagli albori dell’umanità questi animali sono stati assai temuti.
Tutto sommato questo atteggiamento non è fino in fondo giusto. In primo luogo perché, sebbene, come ho detto prima, la maggior parte dei ragni sia velenosa, si tratta di animali in linea di massima assai meno pericolosi di quanto si creda. Infatti è rarissimo che abbiano un comportamento aggressivo nei confronti dell’uomo.
Una seconda considerazione riguarda il prezioso contributo che danno a quest’ultimo nell’atavica “caccia all’insetto”. I ragni rappresentano una delle maggiori specie di predatori di insetti, e in particolar modo di insetti nocivi per l’uomo.
Quali sono i vantaggi che si ripercuotono sull’intera scienza ogniqualvolta ci si trovi di fronte a una nuova scoperta zoologica?
Il risvolto e il vantaggio pratico di simili scoperte non sono mai immediati. Piuttosto l’interesse risiede nell’accrescimento delle nostre conoscenze. Pochi sanno che le specie di animale finora note sono una parte nemmeno troppo grande di quelle che si suppone abitino il nostro pianeta. Consideriamo che quest’ultimo esemplare di cui si parla è stato scoperto in Marocco, non in un recondito angolo del mondo. Ciò ci indica che di specie nuove da scoprire che ne sono davvero ancora molte. Ogni anno vengono segnalate centinaia di nuove scoperte. Ne vengono effettuate ovunque, anche qui in Italia. Certo, è più facile che si tratti di animali di piccola dimensione, come insetti o aracnidi, ma la natura ha ancora numerose sorprese in serbo per noi.