L’astronomia è di casa in Vaticano. Non solo perché a Castel Gandolfo ha sede la Specola Vaticana, che opera nel vivo della ricerca astronomica mondiale in tandem con il Vatican Observatory collocato su una montagna dell’Arizona. È di casa per ragioni ancor più profonde: il cielo infatti rappresenta una potente metafora religiosa, è un richiamo continuo e sempre nuovo al desiderio dell’uomo di infinito, è un invito all’apertura verso l’insondabile mistero dell’universo creato.
Perciò questo Anno Mondiale dell’Astronomia, indetto dalle Nazioni Unite per commemorare i 400 anni delle prime scoperte di Galileo col cannocchiale, non poteva non avere la Chiesa tra i protagonisti; e bene ha fatto il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Mons. Gianfranco Ravasi, a coordinare e a presentare unitariamente le diverse iniziative in cui sono coinvolti, a diverso titolo, organismi e istituzioni della Santa Sede e varie realtà del mondo cattolico. Il programma, presentato ufficialmente ieri presso la Sala Stampa Vaticana, comprende una decina di eventi tra convegni, esposizioni e progetti di comunicazione e ricerca.
Grande rilevanza avrà dal 26 al 30 maggio prossimi il Convegno internazionale “Il caso Galileo. Una rilettura storica, filosofica, teologica”, organizzato dall’Istituto Stensen dei gesuiti di Firenze diretto da Padre Ennio Brovedani, ideatore dell’iniziativa. Il Pontificio Consiglio della Cultura, la Pontificia Accademia delle Scienze e la Specola Vaticana sono nel Comitato istituzionale del convegno che si svolgerà nel capoluogo toscano e avrà una suggestiva ouverture nella Basilica di Santa Croce, dove è sepolto lo scienziato pisano, con due lezioni magistrali di Nicola Cabibbo, fisico e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, e di Paolo Rossi, storico della scienza, entrambi, presenti all’incontro di ieri. Le loro riflessioni e l’ampio ventaglio di contributi e posizioni culturali che animeranno il convegno, portano a ritenere che ci sarebbero tutte le premesse per il superamento di una secolare incomprensione; anche se, una certa pubblicistica e molta divulgazione sembrano ancora lontane da questo traguardo. D’altra parte la Chiesa, come ha ricordato Mons. Ravasi, ha già compiuto un lungo cammino in questa direzione.
Già il Concilio Vaticano II, in esplicito riferimento a Galileo, aveva deplorato “certi atteggiamenti mentali, che talvolta non sono mancati nemmeno tra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza” (Gaudim et spes, 36). Successivamente Giovanni Paolo II ha istituto (nel 1981) una Commissione per riesaminare a fondo il caso Galileo e rimuovere gli ostacoli che questo caso poneva per un sereno confronto tra scienza e fede. Aprendo i lavori della Commissione, guidata nella sua ultima tappa dal Cardinale Paul Poupard, lo stesso Pontefice ha parlato di un “leale riconoscimento di torti, da qualunque parte provengano”. Ravasi, dopo aver segnalato il progetto di riedizione integrale delle carte del processo di Galileo a cura dell’Archivio Segreto Vaticano, ha invitato a non attardarsi sul passato ma a raccogliere le lezione di Galileo per affrontare le sfide future della scienza; “nella consapevolezza che anche l’astronomia, come ogni disciplina, non esaurisce il reale” e che i nodi concettuali messi in luce dalla vicenda galileiana – sul piano filosofico, metodologico ed ermeneutico – possono oggi essere affrontati con maggior serenità e con reciproco vantaggio per tutti coloro che sono impegnati in qualche tipo di avventura conoscitiva.
Oltre agli eventi convegnistici, tra gli appuntamenti in programma ci sono anche due grandi mostre. Una, “Galileo 2009, Fascino e travaglio di un nuovo sguardo sul mondo. A 400 anni dalle prime osservazioni con il cannocchiale”, della quale abbiamo già parlato, è curata dall’Associazione Euresis e promossa dal Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, col patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura: si focalizzerà sulle prime osservazioni col cannocchiale e sull’esperienza di straordinaria novità e sorpresa vissuta da Galileo.
L’altra, “Astrum 2009: il patrimonio storico dell’astronomia italiana da Galileo ad oggi”, organizzata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) con i Musei Vaticani e la Specola Vaticana, sarà aperta al pubblico dal 15 ottobre 2009 al 15 gennaio 2010, presso gli stessi Musei Vaticani. Sarà dedicata al materiale storico degli osservatori astronomici italiani e vaticani e prevede l’esposizione di strumenti, libri e carte d’archivio di particolare interesse storico, provenienti da collezioni Inaf; e da alcuni pezzi appartenenti alla Specola Vaticana, ai Musei Vaticani e ad altre istituzioni museali.
Queste e le altre iniziative in programma contribuiranno a consolidare la nuova visione cosmologica che, come ha ricordato Benedetto XVI all’inizio dell’anno dell’astronomia, sta emergendo “grazie alla passione e alla fede di non pochi scienziati, i quali – sulle orme di Galileo – non rinunciano né alla ragione né alla fede, anzi, le valorizzano entrambe fino in fondo, nella loro reciproca fecondità”.