L’idea di coinvolgere i cittadini nelle azioni di conoscenza e protezione dell’ambiente non è nuova ma spesso le iniziative in questa direzione restano sporadiche o si infrangono contro gli scogli della burocrazia da un lato e della pigrizia dall’altro. Alcuni però non demordono e riprovano lanciando progetti innovativi e a volte singolari. Come quelli appena avviati in Gran Bretagna dall’Open Air Laboratories (Opal) e indirizzato al monitoraggio capillare della crescita dei licheni sugli alberi e delle macchie di catrame sulle foglie dei sicomori e alla ricognizione sulla presenza dei lombrichi nel terreno.
Il network Opal è stato lanciato nel 2007, sotto l’egida e la guida scientifica dell’Imperial College di Londra, con l’obiettivo di suscitare una nuova generazione di “amanti della natura” attraverso l’invito alle singole persone a svolgere attività di esplorazione, studio, e tutela del proprio ambiente locale. L’iniziativa è stata supportata da un finanziamento di 11,75 milioni di sterline, ricavate dal Big Lottery Fund, e durerà fino al 2012 avviando una trentina di progetti in campo ambientale tutti ispirati all’idea della partecipazione diretta e attiva del pubblico. Quelli lanciati nei giorni scorsi sono il progetto Air Survey, per controllare la qualità dell’aria, e il progetto Soil and Earthworms Survey, per valutare le condizioni dei terreni.
Il primo si basa sullo studio di indicatori biologici quali i licheni e le macchie sulle foglie. I licheni sono organismi particolari che si formano per simbiosi tra un fungo e un’alga e sono stati riconosciuti come bioindicatori della qualità dell’aria nel secolo scorso, quando il fenomeno delle piogge acide li ha fatti scomparire dalle aree urbane. Ora però stanno tornando e possono essere individuati e riconosciuti nelle zone attorno alle città, presentandosi su una varietà di superfici soprattutto nei parchi, dagli alberi, alle panchine, alle pavimentazioni. Ricerche recenti hanno mostrato che alcuni tipi di licheni sono favoriti dall’inquinamento mentre altri ne risentono negativamente: quindi studiarli nei dettagli e misurarne la distribuzione diventa un ottimo mezzo per valutare la qualità dell’aria in una data zona.
E questa è un’attività che può fare chiunque. Così almeno ritengono gli scienziati di Opal che hanno messo in piedi un articolato sistema, basato principalmente su un efficiente sito internet, nel quale i volontari possono scaricare un pacchetto con una guida e un quaderno di lavoro e avere tutte le informazioni necessarie per iniziare la loro personale ricognizione. I dati raccolti vengono “caricati” nel sito e vanno a costruire una serie di mappe che si aggiornano continuamente e danno una visione complessiva della situazione. Se andate a visionare le apposite pagine del sito Air Survey, trovate delle chiare mappe del territorio inglese con indicati i punti di rilevamento dei licheni e per ogni punto l’indicazione del numero di campioni e la denominazione esatta della specie, come pure il numero di foglie controllate e il quantitativo di macchie rilevate su ciascuna foglia.
L’obiettivo scientifico di questa ricerca “popolare” è di fornire il maggior numero di dati per i ricercatori dei vari enti collegati all’iniziativa, che si stanno concentrando su inquinanti come gli ossidi di azoto e l’ammoniaca, che reagiscono particolarmente con i licheni: gli ossidi di azoto sono prodotti dalla combustione dei combustibili fossili e sono associati specialmente alle emissioni da autoveicoli; l’ammoniaca deriva da processi agricoli che prevedono l’impiego intensivo di fertilizzanti azotati.
Come per le ricerche sui licheni, un processo analogo è stato messo in moto per l’altro progetto relativo ai suoli. Quest’ultimo è rivolto all’esplorazione degli strati superficiali del terreno e alla presenza di una varietà di lombrichi che svolgono una funzione importante nel riciclo dei nutrienti delle piante e nella aerazione e umidificazione dei terreni. Anche qui, il sito di Opal mostra le mappe con il numero di lombrichi trovati nelle varie località e con la descrizione, per ciascun reperto, dei dati scientifici più significativi: la data del ritrovamento, il tipo di zona (se campo agricolo, area urbanizzata, sito industriale o altro), la natura del terreno, il suo pH, poi il tipo di lombrichi, con l’esatta denominazione latina.
E non manca chi approfitta per un legittimo business legato a questa iniziativa. Il sito rinvia a una lista di fornitori di supporti necessari alle indagini, come lenti di ingrandimento, strisce per la misura del pH, bustine di aceto per testare la composizione dei terreni.
Guarda i risultati delle campagne di monitoraggio sul sito di Opal http://www.opalexplorenature.org/?q=surveys