Cosa succede se un grande tecnologo-scienziato arriva nel cantiere per la costruzione di una grande cattedrale? E, in particolare, cosa accade se il personaggio si chiama Leonardo da Vinci e la cattedrale è il Duomo di Milano? Da oggi interrogativi come questi possono trovare risposte esaurienti e attraenti al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, che ha inaugurato il progetto “Leonardo e il cantiere del Duomo di Milano”, realizzato insieme all’Associazione Iris (Insegnamento e Ricerca Interdisciplinare di Storia), in collaborazione con la Veneranda Fabbrica del Duomo, con il sostegno di Fondazione Cariplo, con il contributo del Comune di Milano e con il patrocinio dell’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia.
Lo scopo dell’iniziativa è di far conoscere le circostanze in cui si sviluppò il cantiere della Fabbrica del Duomo e questo progetto, come ha dichiarato il direttore del Museo Fiorenzo Galli, «segna un’opportunità significativa per il Museo: quella di raccontare una storia importante per l’identità di Milano, come quella del suo Duomo, andando oltre le proprie collezioni. Il ruolo che Leonardo ha avuto nella vicenda del Cantiere ci ha dato un’importante occasione per ribadire quanto oggi, più che mai, non si possa raccontare la sua vita e la sua opera senza tener conto del contesto che lo ha circondato. La sfida di questo progetto è stata quella di presentare, con una modalità inedita, una vicenda storica sconosciuta a molti».
Il progetto, basato su un efficace utilizzo di documenti storici, si compone di tre prodotti che corrispondono a tre modalità di fruizione da parte del pubblico, secondo quella metodologia che gli esperti di Iris definiscono educazione informale: un multimedia, un’animazione teatrale e un percorso di laboratorio. Così ieri, insieme ai primi visitatori abbiamo potuto apprezzare la qualità del racconto presentato nel multimedia, dove l’animazione aiuta a cogliere la complessità degli avvenimenti legati al cantiere del Duomo, con particolare attenzione alla vicenda della costruzione del tiburio, l’elemento architettonico che racchiude al suo interno la cupola, episodio chiave della discussione architettonica a Milano alla fine del Quattrocento.
La varietà delle situazioni, il ribollire delle idee, gli eventi storici collegati emergono dalla viva voce dei protagonisti, tra i quali spicca Leonardo che partecipa al cantiere (riceverà anche un compenso), interviene nel dibattito, dà suggerimenti, prepara degli schizzi ma non si impone; anzi, sembra più interessato a osservare bene tutto e ad imparare. All’animazione grafica si aggiunge la riproduzione dei documenti originali, testi e immagini, che possono essere zoomati per esaminarli nei dettagli; e il supporto delle più moderne tecnologie di comunicazione si spinge anche a proporre le mappe di Google che diventano vere mappe storiche per collocare nel tempo e nello spazio personaggi, eventi, oggetti. Le ricostruzioni del Duomo in grafica tridimensionale, esplorabili in tempo reale, ce lo mostrano in cinque differenti fasi costruttive della sua lunga e movimentata storia, iniziata nel 1386 e non ancora conclusa, come vuole la tradizione milanese.
I visitatori però non si sono trovati solo davanti a un video. Sono stati immersi, per un’ora, nel vivo della Milano del 1490, partecipando alla vita che ruotava attorno al Duomo condotti dal Maestro Cristoforo de Ghisulphis, responsabile del cantiere e munizioniere. L’ambientazione dell’animazione teatrale è infatti il locale delle munizioni, dove il pubblico può vedere e toccare i vari oggetti: dagli strumenti di lavoro fino al vino, ricompensa giornaliera per i lavoranti.
E chi desidera provare ancor più da vicino l’esperienza lavorativa e creativa di quegli anni, ha la possibilità di diventare scalpellino del Duomo per un’ora.Dapprima si è invitati a osservare e vagliare i campioni del materiale lapideo: marmo di Carrara, serizzo, marmo di Candoglia, mattone, travertino, granito. Poi, dopo aver scoperto qual è il materiale utilizzato per il Duomo, si viene introdotti alla vita dello scalpellino, per poi esaminare da vicino alcuni pezzi originali del Duomo in deposito al Museo e quindi cimentarsi personalmente a ricostruire con martello e scalpello alcuni particolari decorativi presenti sulla facciata del Duomo. Qualche pignolo osserverà che il materiale da scolpire non è proprio il marmo ma il gasbeton, un prodotto simile alla pietra ma molto più semplice da trattare : la scelta è dipesa da motivi legati soprattutto al limitato tempo a disposizione e alle difficoltà tecniche di lavorazione del marmo. Ma ciò nulla toglie all’esperienza di immedesimazione con gli uomini del XV secolo: con la sola differenza che forse loro più di noi avevano la consapevolezza di partecipare a un’impresa di grande significato e ciò indipendentemente dal fatto che si trattasse di un semplice scalpellino o di un genio come Leonardo.