La notizia, pubblicata su “Nature”, ha fatto il giro del mondo: alcune cellule staminali embrionali umane sono state utilizzate per produrre ovociti e spermatozoi. Toni entusiasti da più parti non trovano però corrispondenza nelle parole di uno scienziato, il dottor Angelo Vescovi

Dottor Vescovi, stando a sentire il suo scarso entusiasmo sembra che lei voglia svilire i risultati di questa ricerca. Come mai dice che non c’è notizia?



Svilire no, ma la notizia scientifica è quanto segue: è stata identificata una serie di geni, in particolare tre DAZ1, DAZL e BOULE che possono in qualche modo regolare la produzione dei gameti, ossia spermatozoi e ovociti, a partire dalle cellule embrionali staminali.

Ora, queste sono cellule che si trovano nell’organismo dei mammiferi e di altre specie a un certo stadio del loro sviluppo e che hanno una caratteristica particolare, sono cellule pluripotenti. Vuol dire che sono in grado di produrre per loro natura, contengono cioè un patrimonio genetico particolare, tutte le cellule dell’organismo, e questo significa anche i gameti.



E questa non le sembra una notizia?

Se mi si dice che è una notizia avere scoperto che le cellule staminali embrionali producono gameti non c’è nessuna novità. E infatti la notizia non è questa. La notizia, che è importante da un certo punto di vista scientifico, è un’altra. Hanno identificato la serie di geni, quelli che ho detto prima, che sono coinvolti nel regolare questo processo. Siccome uno dei problemi delle staminali consiste, una volta che si hanno in mano cellule in grado di trasformarsi in qualsiasi parte del corpo, nello scoprire come queste si possano indurre a conformarsi a un dato organo, è interessante capire quali geni siano stati coinvolti in questo processo.



Quindi in sé lo studio scientifico ha una valenza rilevante?

 

Questo è uno studio certamente importante. Che cosa ci sia di strabiliante non lo so, è un ottimo studio scientifico e non tocca certo a me stabilire se dev’essere pubblicato su Nature piuttosto che su Science. Però non è che in sé scopra un nuovissimo principio. La scoperta riguarda dei componenti di quella sezione di regolazione che è deputata a far sì che una cellula in grado di produrre pressoché tutto del corpo umano, tranne gli annessi degli embrioni, produca dei i gameti

 

È dunque qualcosa che in parte era già conosciuto?

 

Questo genere di studi è abbondante nelle cellule embrionali staminali. La novità di questo studio è che è fatta su cellule umane, quindi è cambiata la sorgente delle cellule di riferimento. È importante per capire come funziona sull’uomo, ma non è che sia stato rotto il vaso di Pandora e che sia uscito chissà quale risultato. Io in nessuno modo mi permetto di sindacare sulla validità della ricerca altrui, però bisogna mettere le cose in chiaro. Che questo fosse il risultato non è certo una tautologia, ma si supponeva che più di tanto non ci fosse da scoprire. Da qui a creare un caso ce ne passa.

 

Però il “caso”, creato o meno, c’è. Per quale motivo?

 

L’Italia, o per lo meno un certo tipo di nomenclatura italiana su cui non mi soffermo perché è formata sia da scienziati sia da giornalisti, ha un atteggiamento provinciale nei confronti della ricerca. Nel momento in cui la scienza ha scoperto che è possibile produrre cellule staminali uguali a quelle embrionali partendo dall’epidermide degli individui la ricerca nel mondo, anche quella condotta da coloro che lavoravano sulle staminali embrionali umane, ha fatto uno spostamento che è epocale. Ci sono scienziati “insospettabili” che hanno chiaramente affermato che la ricerca sulle staminali embrionali umane non ha ragion d’essere. Questo perché nel momento in cui dobbiamo scoprire i meccanismi di regolazione di base possiamo benissimo lavorare sulle cellule animali fino alla scimmia, quando invece la nostra intenzione è quella di produrre cellule per la terapia si può lavorare su cellule dell’epidermide riprogrammate.