Il cancro rappresenta una delle maggiori minacce per la salute dell’uomo nei paesi economicamente sviluppati. Nel solo anno 2007 è stata la causa del 13% delle morti totali sulla Terra, pari a 7,6 milioni di decessi. Esistono moltissimi tipi di tumore ma tutti originano da un accumulo di mutazioni che alterano l’espressione genica. Mutazioni che vanno a colpire quei geni implicati nel controllo della replicazione e sopravvivenza cellulare. La ricerca scientifica in questi anni si è concentrata nello studio dei meccanismi di insorgenza del cancro e sulle possibili cure farmacologiche. Un gruppo di scienziati italiani, coordinati dal dottor Bruno Amati dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ha mostrato in un lavoro scientifico pubblicato dalla rivista Nature Cell Biology un potenziale bersaglio terapeutico per molti tipi di tumore: la proteina Cdk2. Per comprendere la portata della scoperta scientifica abbiamo intervistato il dottor Stefano Campaner, co-autore dello studio insieme al dottor Amati.



Dottor Campaner, a cosa serve la proteina Cdk2? Che interazioni ha con il gene Myc?

Cdk2 è una proteina che partecipa alla regolazione della replicazione cellulare e viene espressa ed attivata in maniera considerevole in cellule che esprimono Myc a livelli elevati. Cellule che tipicamente sono tumorali.

Perché Cdk2 rappresenta un potenziale bersaglio terapeutico per la lotta ai tumori?



Ci sono diversi vantaggi nel considerare Cdk2 un possibile bersaglio terapeutico: in primo luogo è una proteina che non risulta essere essenziale in tessuti o cellule normali, ma è essenziale per la crescita di cellule che esprimono elevati livelli del gene tumorale Myc. Inoltre presenta il vantaggio che sono già state sviluppate una serie di molecole in grado di inibirne l’attività e che quindi possono ora essere valutati come possibili agenti terapeutici in tumori che presentano elevati livelli di Myc. Abbiamo cominciato ad individuare composti che danno risposte incoraggianti in modelli cellulari ma che necessiteranno di un’attenta valutazione preclinica al fine di valutarne le potenzialità terapeutiche.



Sarà possibile inibire Cdk2 nelle sole cellule malate lasciando intatte quelle sane?

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Potenzialmente la somministrazione sistemica di composti in grado di inibire Cdk2 dovrebbe essere ben tollerata dai tessuti sani, dal momento che l’inibizione di Cdk2 non sembra influire sullo stato di salute delle cellule sane, ma ha effetti su cellule che posseggono Myc molto attivo come le cellule tumorali.

 

Come si è svolto il vostro studio? In che modo avete dimostrato il differente comportamento del gene Myc in assenza di Cdk2?

 

Il problema che ci siamo posti è quello di capire se ci sono geni richiesti per la proliferazione cellulare indotta da Myc e ci siamo concentrati su Cdk2, una chinasi ciclina dipendente che partecipa alla regolazione della divisione cellulare e viene espressa ed attivata in maniera considerevole in cellule che esprimono Myc a livelli elevati.

Sorprendentemente la perdita di Cdk2 in cellule che esprimono alti livelli di Myc provoca senescenza cellulare (invecchiamento cellulare). Queste cellule si dividono solo un numero limitato di volte per poi andare incontro ad uno stato di arresto permanente. Questo succede solo in cellule "alterate" ma non in cellule che esprimono livelli normali di Myc.

Quindi Cdk2 non è necessaria per la proliferazione cellulare ma serve a prevenire risposte di soppressione tumorale che Myc combatte facendo produrre alla cellula elevati livelli di Cdk2.

Questo fenomeno si verifica anche in modelli genetici murini (topo) modificati per sviluppare tumori indotti da Myc: la perdita di Cdk2 provoca la senescenza in cellule che esprimono alti livelli di di Myc rallentando l’insorgenza dei tumori e diminuendone la frequenza.

 

Il vostro studio apre la strada a possibili nuove cure per i malati di tumore: quali tipologie di neoplasia si potranno eventualmente curare attraverso gli inibitori di Cdk2?

 

Ci sono diversi tipi di tumori come linfomi, tumori del seno, del colon-retto e neuroblastomi, che posseggono livelli elevati dell’oncogene Myc e che rappresenterebbero patologie in cui valutare l’effetto e l’efficacia dell’inibizione farmacologica di Cdk2.

 

(a cura di Daniele Banfi)