È di questi giorni la notizia data da Robert Lanza (ricercatore di grande spessore e con esperienza nel campo delle cellule staminali) che dice in sintesi che gli oociti animali non possono sostituire quelli umani per produrre cellule staminali. In molti hanno già tirato un sospiro di sollievo pensando che questo chiude definitivamente la porta alla creazione dei cosiddetti ibridi uomo-animale che i mass media hanno chiamato fantasticamente “chimere”. E questo potrebbe essere un fatto positivo.
Ma, letta per intero e nel verso giusto, questa notizia dice anche che la clonazione umana è possibile e quindi è la via da seguire. Del resto sulla medesima rivista online Cloning and Stem Cells un gruppo di ricerca cinese afferma di aver clonato cinque embrioni umani!
A pubblicare insieme a Robert Lanza, della Advanced Cell Technology (ACT) ditta privata di Worcester (Massachusetts), c’è uno stuolo di ricercatori di altri centri privati e pubblici e, guarda caso, la notizia esce proprio quando Obama sta aprendo le porte negli Usa alla ricerca con le cellule embrionali umane. La settimana scorsa la Food and Drug Administration ha autorizzato la ditta Geron a condurre test per valutare la sicurezza delle cellule embrionali in un gruppetto di pazienti che hanno ricevuto danni al midollo spinale e le azioni della Geron sono schizzate in alto (alla faccia della crisi).
Lanza è già noto per i suoi annunci. Nel 2002 aveva anche promosso attraverso i giornali di Boston una chiamata delle donne alla donazione di ovociti e la stessa cosa è stata fatta in Inghilterra dove il programma per creare ibridi (mediante Nuclear Transfer) utilizzando ovociti animali e cellule somatiche umane è stato finanziato per sopperire alla mancata donazione di oociti umani. Le donne, infatti, non hanno risposto entusiasticamente all’appello (anche perché per donare oociti queste devono sottoporsi a pesanti terapie ormonali).
Nell’agosto del 2006 Lanza annunciava sulla rivista Nature che è possibile produrre staminali utilizzando un solo blastomero estratto da un embrione. Ciò suscitò grande interesse. Richiesto di conoscere meglio i rischi insiti alla biopsia necessaria per prelevare il blastomero, Lanza interveniva su Nature online ammettendo candidamente (forse si era scordato di scriverlo!) che gli embrioni non rimanevano intatti (“did not remain intact” ). Cioè, per intenderci meglio, morivano.
Nel lavoro scientifico pubblicato pochi giorni fa sulla rivista Cloning and Stem Cells egli conclude (e c’è da credergli!) che gli oociti bovini e di coniglio non sono in grado di riprogrammare il genoma di nuclei di cellule somatiche umane mentre ciò sarebbe possibile con ovociti umani (confermando così la possibilità della clonazione umana). Naturalmente i sostenitori degli embrioni ibridi con a capo Minger (che ha avuto in Inghilterra la licenza per costruire gli ibridi uomo-animale) sostengono che questi dati non sono affatto definitivi e critica Lanza di non aver fatto esperimenti adeguati con le scimmie.
Comunque sia, il succo di tutto ciò resta quello di “un colpo al cerchio e uno alla botte”. Da una parte sottolinea che la strada dell’ibrido non è tecnicamente percorribile (almeno per ora) e dall’altra che si deve investire sulla creazione di embrioni umani per ottenere cellule staminali. E questo rafforzerà anche l’intervento di Obama al quale si apriranno tutte le porte.
Questa breve nota non ha lo scopo di ritornare sulle numerose e drammatiche controindicazioni (anche scientifiche) che tale strada apre; tuttavia vale almeno la pena ricordarci che il vero problema resta e resterà quello etico-antropologico. Il punto di tutta la questione riguarda la concezione di persona umana e il rispetto della sua dignità dal concepimento alla morte.
La radice di fondo da cui nasce questa ostinata ricerca sugli embrioni è stata bene descritta da Benedetto XVI nella sua lezione di Ratisbona e consiste nell’uso sbagliato della «ragione e della razionalità» umana. Da meraviglioso strumento per indagare e conoscere la realtà e il significato del nostro essere uomini, essa è stata ridotta a criterio di misura e di definizione della realtà stessa. Questo contribuisce alla tragica assolutizzazione della “scienza” intesa come “il massimo bene” per una “umanità” astratta e quindi incapace di riconoscere l’unicità e l’irripetibilità di ogni singolo essere umano e in particolare di quelli più indifesi.