Non ci sono pericoli oggettivi, spiega Elio Sindoni, in relazione al ritorno delle centrali nucleari in Italia. Centrali sicurissime, scorie rese innocue e sistemi ancor più avanzati in via sperimentale. Senza contare il risparmio economico che le centrali procurerebbero all’Italia. Ma l’ideologia che vede nell’uomo un parassita del pianeta continua a seminare panico



In che modo si produce l’energia nucleare e come mai è così redditizia?

L’energia nucleare, che, occorre ricordarlo, ormai trattiamo da tempo, si produce utilizzando le reazioni di “fissione nucleare”.

Per spiegare in parole povere il meccanismo è il seguente: si prende il nucleo di un atomo e lo si rompe in due parti. L’effetto di questa rottura fa sì che la massa di queste due parti, sommata, sia inferiore a quella di partenza. Questo è segno del fatto che la differenza è stata trasformata in energia, la stessa energia che era racchiusa nell’atomo. Si dà il caso che tale forza sia davvero enorme e che per ottenerla occorra pochissimo materiale. In questo senso è redditizia. Si tratta di un guadagno non tanto in termini di realizzazione delle centrali, che in realtà sono costose, quanto di risparmi di materiale, un investimento nel tempo. Basta pochissimo infatti per alimentare a lungo vaste zone civilizzate che necessitano di molta energia.



Che cosa sono esattamente le scorie? È vero che non c’è modo di eliminarle definitivamente?

Le scorie non sono altro che il combustibile utilizzato per produrre energia, il cosiddetto “fissile”. Per dividere il nucleo dell’atomo occorre “bombardarlo” con neutroni. E per ottenere un simile bombardamento occorre un combustibile radioattivo che emetta particelle, raggi gamma e altro. Finora però non si riesce però a utilizzare il fissile in modo tale che tutta la radioattività di cui dispone sia esaurita. Resta così una radiazione residua che caratterizza la famigerate scorie. Questa non si può eliminare, se non aspettando qualche milione di anni.



Vi sono però vari metodi, assolutamente sicuri, per renderle innocue. Uno di questi consiste nel “vetrificarle” cioè nel renderne il più piccolo possibile il volume.

Comunque, dal momento che alcune di queste possono continuare a emettere per centinaia di migliaia di anni, occorre che siano blindate in luoghi sotterranei dove non ci sia possibilità di intrusioni d’acqua. Ci sono appositi  geologi chiamati a ricercare siti speciali per i depositi di scorie.

Come mai da più parti si garantisce con un’assoluta certezza che un eventuale incidente non recherà danni alla popolazione?

 

Tutti, e a ragione, sono spaventati se ripensano all’incidente di Chernobyl. Ma è bene ricordare che ad oggi sono passati più di due decenni e la tecnologia, non da noi purtroppo ma all’estero, ha progredito notevolmente da allora. In sé un moderno reattore nucleare funzionante non presenta assolutamente alcuna perdita di radiazione ed è uno strumento sicurissimo. Qualora dovesse accadere un incidente come quello ci Chernobyl gli impianti si spegnerebbero automaticamente. Questo perché i reattori di ultima generazione hanno numerosissimi sistemi di sicurezza continuamente attivi.

A questo si aggiunga la protezione fisica di cui sono oggi dotati i reattori. Infatti si trovano all’interno di una struttura progettata per resistere all’urto di un Boeing, insomma a prova di “11 settembre”. È chiaro che la certezza matematica non c’è  e non ci sarà mai, ma possiamo tranquillamente affermare che le probabilità di un incidente davvero grave sono precipitate drasticamente. Se paragoniamo i rischi di una centrale nucleare moderna a quelli di una miniera non c’è confronto che regga: quest’ultima continua realmente a mietere vittime, a differenza della prima. E lo scopo è lo stesso, produrre energia.

Dicono che in Italia non c’è l’uranio e che quindi il nostro Paese rimarrà comunque dipendente in quanto dovrà importare tale elemento da altre nazioni. Che cosa ne pensa?

In primo luogo la dipendenza che ci viene dall’uranio non è così massiccia come quella dei combustibili fossili. E poi mi domando come si faccia a sviluppare un’economia in cui l’energia è basata quasi esclusivamente sui combustibili fossili quando quest’ultimi hanno degli sbalzi di prezzo imprevedibili. È difficile anche programmare una tabella di costi.  

Comunque, per rispondere compiutamente alla domanda, posso dire che sono a progetto nuovi “reattori autofertilizzanti” in cui il consumo di combustibile è regolato in modo che si riesca a riprodurne sempre di nuovo. Per il momento sono ancora sperimentali. Ci fu una prova famosa anni fa con il reattore “Super Phoenix” in Francia. Andò piuttosto male, ma l’idea rimase valida. Oggi siamo molto più vicini di allora a una realizzazione efficace di tale sistema.

Le energie alternative sono una controproposta realistica? È troppo presto per proporle o non potranno mai sostituire in maniera soddisfacente le fonti attuali?

Personalmente sono a favore delle energie alternative. Per riuscire ad avere nuove centrali nucleari in Italia ci vorranno parecchi anni. D’altra parte sarebbe meglio non continuare a bruciare carbone e combustibili fossili, non tanto per il surriscaldamento globale, perché credo che l’effetto dell’uomo in questo frangente sia abbastanza trascurabile, ma perché che non possiamo permetterci di consumare, in poche centinaia di anni, tutto ciò che la natura ha racchiuso in milioni di anni nella nostra terra. Le centrali a combustibili fossili hanno una tecnologia abbastanza bassa e a mio avviso sarebbe meglio farle utilizzare dai Paesi che non possono permettersi un alto livello di tecnologia come quello delle centrali nucleari.

Per quanto riguarda le energie alternative, possono sì servire e aiutare. L’energia solare va benissimo e ce ne è  anche tanta, ma a bassa intensità. Perché non concentrare gli sforzi e gli studi, anziché in crociate contro il nucleare, nel migliorare ulteriormente questo tipo di sfruttamento? Per quel che concerne l’energia eolica nel nostro Paese sono più scettico per un’effettiva assenza di risorse. Un’altra soluzione di cui si parla poco sono le biomasse, l’utilizzo di scarti vegetali e biologici per la combustione.

A quali cause ideologiche o culturali lei riconduce il cosiddetto “fondamentalismo ambientalista”? Che obiettivi si pone e che vantaggi può ottenere una simile posizione?

 

Non ho idea degli effettivi vantaggi, perché non faccio parte della schiera. Penso che gli ambientalisti abbiano di fondo un’idea dell’uomo che lo dipinge quasi fosse un parassita della terra, un virus che rovina il pianeta. Dietro questa visione risiede un’ideologia convinta che l’umanità possa vivere tranquillamente senza usare energia. Non ci si rende conto che siamo sette miliardi di individui e che quindi ci sono un po’ di problemi di utilities. Non credo, infatti, che ci siano verdi e ambientalisti nei paesi più poveri dell’Africa.

Al di là della costruzione o meno di centrali nucleari nel nostro Paese, qual è il futuro di questo tipo di energia?

L’altro sistema per utilizzare l’energia nucleare, che presenta ancora meno rischi, è la “fusione nucleare”. Questa fusione non produce la minima scoria. In tale procedimento si fanno fondere tra loro due atomi “leggeri” ottenendo un atomo composto da questi, ma con massa inferiore. Anche qui la differenza va in energia. Una dinamica questa che è la più importante dell’universo perché è la stessa per la quale bruciano il sole e tutte le stelle. Le ricerche in questo campo sono iniziate 50 anni fa. Oggi il passo fondamentale verrà effettuato dal reattore sperimentale ITER situato nel centro di ricerca Cadarache in Francia. Questa sarà molto probabilmente la vera energia del futuro.