Parlare di tutela dell’ambiente vuol sempre più dire parlare di energia e di possibilità di produrla a partire da fonti rinnovabili e con ridotto impatto sugli ecosistemi. Lo si è visto al G8 Ambiente in corso in questi giorni a Siracusa e dove uno dei temi portanti è stato proprio quello delle tecnologie energetiche a basso contenuto di carbonio. È uno scenario che abbiamo sottoposto a Vincenzo Balzani, docente di chimica all’università di Bologna e molto noto nella comunità scientifica internazionale per le sue ricerche di fotochimica supramolecolare e di fotosintesi artificiale: dal suo laboratorio sono usciti alcune dei più avanzati prototipi di “macchine molecolari”, primi risultati nel campo delle emergenti nanotecnologie. Ultimamente Balzani si sta molto occupando di questioni energetiche e ha condensato le sue proposte nel saggio, scritto con Nicola Armaroli, Energia per l’astronave Terra.
Professor Balzani, il problema della CO2 in atmosfera è davvero così grave?
Ci sono diverse opinioni. La mia è in linea con quella dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), organismo composto da 2.500 scienziati provenienti da tutto il mondo, che denuncia un atteggiamento molto preoccupato. Mi sembra sia abbastanza evidente che il clima sta cambiando, che sta aumentando la temperatura e che ci sia, sebbene non se ne possa avere una certezza assoluta, una relazione col fatto che si immette nell’atmosfera una quantità vieppiù crescente di anidride carbonica.
Ma anche quest’ultima, l’anidride carbonica cioè, è solo uno degli aspetti da considerare.
Personalmente porrei il problema in un ottica un po’ più vasta: dobbiamo continuare a consumare combustibili fossili o no? Perché è un dato di fatto, al di là delle prese di posizioni più o meno ambientaliste, che l’aria è comunque inquinata e che la combustione dei combustibili fossili non faccia particolarmente bene alla nostra salute. Quindi non è ideologico cominciare seriamente a pensare a energie alternative.
Quindi il cominciare a intraprendere un serio sfruttamento delle risorse alternative è più che auspicabile
Sì perché c’è un altro problema: i combustibili fossili non sono in quantità infinita. A parte il fatto poi che, per quelle che sono le nostre attuali conoscenze, non siamo nemmeno in grado di stabilire quando si raggiungerà il picco di consumo delle risorse non rinnovabili.
Quali sono le prospettive più realistiche per una produzione di energia a basso contenuto di carbonio?
È chiaro ora come ora che se si deve uscire dall’uso dei combustibili fossili, e si deve farlo pian piano, ci sono due alternative: nucleare e risorse rinnovabili.
Il nucleare ha il problema, sul quale sorvoliamo, di destare perplessità da parte di alcuni.
Sulle risorse rinnovabili invece, per il momento, siamo tutti d’accordo. Sia ben chiaro: non è un hobby studiarle, ma una necessità. È una necessità che può addirittura trasformarsi in un’opportunità.
A prescindere infatti da come la si pensi sulla situazione ambientale non c’è motivo logico per non studiare ancor meglio come sfruttare l’energia del sole e tutte le altre fonti rinnovabili.
Per quanto riguarda la situazione italiana, su quali fonti bisognerebbe maggiormente puntare per uno sviluppo ecocompatibile?
Su tutte quelle che abbiamo: non abbiamo petrolio né metano né carbone e nemmeno l’uranio. Ma abbiamo un’esposizione al Sole invidiabile e la “terra calda”, la possibilità cioè di sfruttare l’energia geotermica. L’obiettivo, forse un po’ trionfalistico, che ha dichiarato Obama ossia di arrivare a usare l’energia che viene dal Sole e dal vento per far funzionare industrie e mezzi di trasporto, non è così inarrivabile come può sembrare. È ovvio, non si può fare in due giorni, ma anche l’Italia dovrebbe stilare un piano per impostare in modo serio il discorso per il risparmio e l’efficienza energetica per il futuro prossimo. Finora si è fatto davvero poco. Possibile ad esempio che in Germania abbiano più impianti fotovoltaici che da noi? Non mi si vorrà dire che là c’è più Sole.
Ma anche nella vita dei singoli cittadini questa direzione dovrebbe essere intrapresa: cominciamo con l’utilizzo dei doppi vetri, dei muri isolati ecc… . Si tratta di attenzioni alle quali nessuno finora dà retta, ma se tutti agissero con coscienza nel risparmio energetico potremmo realisticamente ridurre l’uso dei combustibili fossili a meno di un terzo rispetto a quello che ora usiamo.
È pensabile uno sviluppo economico basato esclusivamente su fonti energetiche non fossili?
In tempi brevi assolutamente no. Però se non si comincia a pensare adesso come impiegare le nostre risorse lo sviluppo non arriverà. L’obiezione più diffusa è sostenere che adesso le energie rinnovabili contano meno dell’1% sull’impiego mondiale totale. Ma è storia affermare che tutte l’energie agli albori del loro utilizzo contavano meno dell’1%. È il ritmo legato allo sviluppo delle risorse rinnovabili il vero dato cui occorre guardare. Nel giro di dieci o vent’anni è presumibile che la capacità di impiegare fonti “naturali” sarà notevolmente implementata.
Il problema energetico è più questione di alternative tecnologiche o di stili di vita?
Assolutamente di stili, perché per le alternative tecnologiche c’è tempo. Bisogna invece, ripeto, cambiare atteggiamento mentale nell’utilizzo quotidiano dell’energia. Questa è la chiave dello sviluppo energetico e conseguentemente economico del futuro.