Inizia in questi giorni a Venezia un percorso quinquennale di ricerca e di analisi scientifica che porterà alla stesura del Quinto Rapporto di Valutazione (Fifth Assessment Report – AR5) dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’organismo internazionale ormai noto e punto di riferimento per le decisioni che riguardano la Governance Climatica. Infatti tutto quello che attualmente si dice e si decide in campo ambientale si basa principalmente sui dati e sulle previsioni contenute nel Quarto Rapporto, pubblicato nel 2007 e preparato negli anni precedenti.
È tempo quindi di pensare a un aggiornamento dei dati e per questo sulle rive della laguna, da lunedì a venerdì, duecento tra i massimi esperti internazionali sono in riunione continua per lo Scoping Meeting del 5° Rapporto, convocato dall’IPCC e realizzato in collaborazione con il Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC), la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) e l’International Center on Climate Governance (un’iniziativa congiunta della FEEM e della Fondazione Giorgio Cini), e finanziato dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. All’incontro partecipano il comitato esecutivo dell’IPCC e alcuni tra i più importati scienziati ed economisti esperti nei vari campi della ricerca climatica: dalle osservazioni alla modellistica, dalla stima degli impatti fisici ed economici alle misure di mitigazione e di adattamento. L’Italia, come gli altri stati, ha istituito un IPCC Focal Point che coordina le attività nazionali relative all’IPCC: a dirigerlo è stato chiamato Sergio Castellari che è tra i duecento presenti a Venezia e ci ha descritto i lavori e le aspettative di questo Scoping Meeting.
«Stiamo tracciando un primo draft, una prima bozza di un lungo lavoro di realizzazione del prossimo rapporto dell’IPCC, rapporto cui è affidata la valutazione dell’informazione tecnico-scientifica e socioeconomica considerata rilevante per comprendere i cambiamenti climatici, i possibili impatti sulla vita dell’uomo e le misure da mettere in atto per fronteggiarli. Si tratta quindi di vagliare attentamente che cosa ci dice la scienza sui cambiamenti climatici, quali informazioni possiamo trarre dagli studi esistenti nel mondo e dai loro sviluppi per capire il climate change e le sue implicazioni locali e planetarie».
È un itinerario laborioso e complesso quello che parte da Venezia in questi giorni. Castellari sottolinea che qui l’obiettivo principale è di creare “l’indice” del rapporto AR5, in pratica di stilare la “lista” dei contenuti che saranno poi oggetto di lavoro dei tre Working Group costituiti in seno all’IPCC. I gruppi coprono i diversi ambiti che poi costituiscono l’ossatura del rapporto finale: il Working Group I (WG I) si occupa dei principi fisici di base dei cambiamenti climatici; il WG II tratta degli impatti dei cambiamenti climatici sui sistemi naturali e socio-economici, della loro vulnerabilità e delle opzioni di adattamento; il terzo gruppo di lavoro si occupa invece del tema della mitigazione, cioè dei modi per ridurre le emissioni di gas serra. La lista che uscirà dai lavori di questi giorni sarà poi sottoposto al vaglio dei governi e successivamente esaminata dalle sessioni dei tre Working Group e infine dalla 31a sessione dell’IPCC, in programma dal 26 al 29 ottobre a Bali, (Indonesia), per l’approvazione.
«A questo punto – continua Castellari – partiranno le richieste ai governi di segnalare esperti che possano esaminare con cognizione e competenza i rispettivi argomenti; dovranno essere esperti in grado di vagliare la letteratura scientifica, che nel frattempo si è molto arricchita, e di darne una valutazione ragionata. Dovranno essere anche disponibili a lavorare gratuitamente, su base volontaria, per un periodo di circa tre anni. Nella primavera 2010 dalle candidature proposte uscirà l’elenco definitivo degli esperti e inizierà il lavoro vero e proprio, che si concluderà con la pubblicazione del 5° Rapporto nel 2014».
Inutile cercare indiscrezioni sui temi che usciranno da questo Scoping Meeting; anche se il dibattito più recente sui cambiamenti climatici e i nuovi studi in molti settori fanno prevedere che si darà più spazio al problema dei ghiacciai artici, a quello dell’innalzamento del livello degli Oceani, ai modelli e alle proiezioni climatiche.
Castellari aggiunge anche un punto del quale si farà portavoce e che esprime una preoccupazione specifica dell’Italia. «Cercheremo di spingere perché nel 5° Rapporto si dedichi un apposito capitolo all’area del Mediterraneo. Nel 4° Rapporto le problematiche connesse col Mediterraneo sono solo un sottocapitolo di quello generale dedicato all’Europa; tuttavia ci sembra che la situazione mediterranea sia ben diversa da quella del Nord Europa e sollevi questioni che richiedono un trattamento particolare; ad esempio per quanto riguarda le risorse idriche, la situazione agroalimentare, i ghiacciai. Il Mediterraneo si sta sempre più distinguendo come una zona altamente significativa per lo studio globale dei cambiamenti climatici, un vero e proprio hotspot, un punto caldo sul problema-clima e ci sembra importante e utile per tutti riservargli un’attenzione particolare e approfondita».