Il sangue è il fluido più complesso del nostro organismo. Nel passato numerosi studiosi videro in questo “liquido speciale” la cura per moltissime patologie. Già ai tempi dei romani, Celso (uno dei medici più importanti dell’epoca) sperimentò mediante il sangue la cura per l’epilessia e per i più comuni stati di affaticamento. Il tutto purtroppo con scarsi risultati. Bisognerà aspettare il 1818 per assistere alla prima vera e propria trasfusione di sangue con esito positivo. Questa rudimentale procedura fu utilizzata da un ostetrico inglese, James Blunell, che riuscì a salvare da un’emorragia post parto una sua paziente somministrando il sangue del marito. Da quel giorno, con un successo sempre più crescente, l’utilizzo del sangue in medicina è diventato una solida realtà.
Purtroppo, l’applicazione di questa procedura, non è esente da problematiche di differente natura. Superata l’iniziale inconsapevolezza dell’esistenza dei gruppi sanguigni, dove la trasfusione deve avvenire tra donatori e ricevitori compatibili, sono sorti problemi legati alla possibile contaminazione del sangue. Da contaminazioni come quelle del microrganismo Toxoplasma gondii, causa della toxoplasmosi, a infezioni ben gravi come epatite e, negli anni più recenti, il virus dell’HIV.
La disponibilità di sangue a livello ospedaliero ad oggi è mantenuta grazie alla donazione da parte dei volontari. Purtroppo il sangue donato riesce a malapena a soddisfare la domanda. Per queste ragioni, cioè le possibili complicanze e la carenza di sangue, i ricercatori di tutto il mondo sono da anni impegnati nel progettare il cosiddetto “sangue artificiale”.
Il sangue è un fluido molto complesso, dalle svariate funzioni. La principale è sicuramente quella del trasporto di ossigeno ai tessuti del corpo, processo fondamentale per la vita di un organismo. Questa fase è a carico dei globuli rossi e la proteina in essi contenuta che garantisce questa funzione è l’emoglobina. Gli eritrociti (globuli rossi), insieme alle piastrine, non sono ancora coltivabili artificialmente: per questo motivo la strada per produrre sangue artificiale è ancora lunga e tortuosa. Allo stato attuale, il principale obiettivo dei ricercatori è quello di poter creare qualcosa di molto simile all’emoglobina in modo da poter trasportare ossigeno in tutto il corpo.
Sono in fase di sperimentazione diverse molecole che promettono di risolvere questo problema. Purtroppo non mancano gli effetti collaterali. La principale problematica risiede nel fatto che l’emoglobina, al di fuori del globulo rosso, può diventare tossica. Essa è caratterizzata infatti da una componente ferrosa che se ossidata produce sostanze dannose (radicali liberi dell’ossigeno) per il nostro organismo e in particolare per distretti fondamentali come cuore e reni.
Uno dei maggiori esperti a riguardo di sangue artificiale è il professor Chris Cooper della University of Essex a Colchester in Inghilterra. L’obiettivo, spiega Cooper, «è quello di creare molecole simili all’emoglobina in grado di trasportare ossigeno, ma che siano meno tossiche di quelle già disponibili. Nessuno fino ad ora è stato in grado di farlo». Attualmente il suo gruppo di ricerca sembra essere riuscito in questo intento e ha appena inoltrato a vari istituti internazionali la richiesta di brevetto per un nuovo metodo di produzione di emoglobina ingegnerizzata.
Se le ulteriori verifiche confermeranno il successo di tale metodo, la scoperta sarebbe un ulteriore passo avanti nella lunga strada che vede come traguardo finale la creazione di sangue totalmente artificiale.
Daniele Banfi