È il più famoso etologo italiano, studioso del comportamento animale. Danilo Mainardi è attualmente professore ordinario di ecologia comportamentale presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali dell’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Dal 1973 è anche direttore della Scuola di Etologia del centro Ettore Majorana di cultura scientifica di Erice. È inoltre presidente della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli). Tra le sue scoperte più importanti c’è quella che anche le specie animali posseggono in parte la capacità di trasferire da un individuo all’altro soluzioni di problemi e innovazioni. Ha partecipato a programmi televisivi come “Dalla parte degli animali”, “Almanacco del giorno dopo” e le serie di “Quark”. Gli abbiamo chiesto di parlarci di questo affascinante mondo degli animali. Eccolo in questa intervista in esclusiva per ilsussidiario.net



Professor Mainardi, quali sono le nuove frontiere dell’etologia?

Penso siano essenzialmente due: l’etologia cognitiva, che si occupa di cognizione, mente e pensiero in un’ottica evolutiva, e l’eto-ecologia, cioè l’etologia al servizio dell’ecologia, utilissima e promettente perché anche tutti i rapporti tra le specie e con l’ambiente in genere sono mediati dal comportamento.



In che senso possiamo parlare di animali “intelligenti” e “sensibili”?

Sono due aggettivi che possono avere vari significati diversi. Personalmente quando penso all’intelligenza animale mi rifaccio soprattutto ai concetti dell’intelligenza artificiale, e cioè che si considerano comportamenti intelligenti quelli che sono adattativi. Per la sensibilità normalmente si fa riferimento alle emozioni, che ci accomunano a moltissime altre specie, non solo di uccelli e di mammiferi.

In particolare, cosa si può dire della “intelligenza” del cane e del gatto?

Il cane ha un’intelligenza sociale, perché deriva dal lupo;  perciò assumono maggior importanza gli aspetti comunicativi e affettivi; il gatto invece ha una mente più autonoma, perché deriva dal gatto selvatico, decisamente meno sociale.



E i delfini? Stupisce, in particolare, il loro modo incredibile di comunicare …

Già, i delfini infatti sono molto sociali, e sono anche gli unici, oltre all’uomo naturalmente, che si danno reciprocamente un “nome” proprio.

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Lei è anche presidente della Lipu. Cosa colpisce maggiormente nel comportamento di questi animali?

Un paio di cose. La prima è che utilizzando come noi soprattutto la vista e l’udito, sono particolarmente facili da comprendere e da apprezzare, anche dal punto di vista della bellezza. La seconda è che pur avendo percorso un tragitto evolutivo totalmente indipendente, hanno sviluppato notevoli capacità intellettive, specialmente i corvi e i pappagalli.

Cosa si può fare per tutelare meglio gli animali?

Credo che la cosa principale, dal lato pratico, sia la tutela dell’ambiente; a ciò si può arrivare facendo un’opera culturale di ampio raggio: soltanto la conoscenza, e perciò la divulgazione, può far cambiare qualcosa.

Cosa ne pensa della proposta di una carta universale dei diritti degli animali?

Credo che sia quanto mai opportuna.

Cosa consiglia a un giovane che voglia diventare un etologo?

Farsi prima una base di carattere biologico o meglio ancora naturalistico; poi scegliersi un dottorato ad hoc, e soprattutto un bravo maestro, magari anche all’estero.

(Franco Vittadini)