La pratica dell’ esame del dna, in futuro, diventerà sempre più comune.

Francis Collins, direttore dell’Nih, l’Istituto per la salute degli Stati Uniti, ha deciso di sperimentare in prima persona cosa significhi farsi analizzare il Dna. Così, ha spedito un campione di sangue a tre compagnie diverse, scoprendo che tutte e tre hanno dato risultati attendibili: sarebbero meno, per lui, le probabilità di ammalarsi di malattie comune, ma un po’ più alte quelle di contrarre il diabete e la degenerazione maculare, che può portare alla cecità. L’episodio sta suscitando il dibattito negli Usa circa l’utilità di tale pratica, visto che agenzie del genere si diffonderanno in misura esponenziale e farsi analizzare il Dna potrebbe diventare sempre più comune.



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Se è vero, infatti, che può essere utile conoscere le malattie per le quali si è a rischio per prevenirle, non sempre i test sono attendibili. Anzi. Gli esami non tengono in considerazione la storia personale né quella della famiglia. «Siamo preparati — si domanda, in ogni caso Collins — a sapere quello che c’è da sapere del nostro Dna? E di quello dei nostri figli? E di ciascun neonato al momento del parto?». Forse no, ma dovremo esserlo. La scienza cammina più in fretta della società civile. 



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