Uno studio a livello europeo coordinato dall’università di Siena e dall’istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa ha rivelato che nelle aule scolastiche l’aria è fortemente inquinata. In pratica, il livello delle polveri sottili è tale che è come se i bambini facessero lezione in mezzo al traffico metropolitano. I rischi sulla salute e le possibili soluzioni all’emergenza
Si chiama HESE (Effetti dell’ambiente scolastico sulla salute) lo studio europeo, coordinato dall’università di Siena e dall’istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, che ha rivelato che nelle classi delle scuole europee “l’aria è cattiva”. Contiene cioè sostanze tossiche e pericolose. Per l’Italia, si è scelto di monitorare le aule delle scuole elementari di Siena e di Udine mentre gli altri paesi europei presi in esame sono stati Danimarca, Francia, Norvegia e Svezia.
Nell’aria che i nostri bambini respirano quotidianamente si è trovata una concentrazione di PM10 e CO2, anidride carbonica, superiori alla media. Si tratta di polveri sottili,le stesse che si ritrovano nelle strade inquinate delle grandi metropoli. Per arrivare ai risultati di questo studio sono stati presi in esame la temperatura delle aule, l’umidità, le polveri, l’anidride carbonica, il biossido d’azoto, i composti organici volatili, l’ozono, le muffe. Inoltre sono state raccolte informazioni sui sintomi e sulle malattie respiratorie.
Alcuni bambini sono stati sottoposti anche ad alcuni test clinici, tra cui spirometria, test allergologici cutanei, rinometria acustica, raccolta di secrezioni nasali, valutazione dell’irritazione degli occhi. Il risultato è preoccupante: i bambini sono sottoposti a un inquinamento tale che è in pratica come se facessero tutti i gironi lezione in mezzo a una grande strada trafficata di Milano.
Che aria respirano i bambini? Un’aria esageratamente inquinata. Per arrivare a questo dato sconfortante, lo studio ha usato come parametro a cui fare riferimento, quanto stabilito dall’EPA (Environmental Protection Agency) sui livelli accettabili di aria respirabile senza essere nociva per la salute. La sigla PM10 significa materiale presente nell’atmosfera in forma di particelle microscopiche, il cui diametro aerodinamico medio è uguale o inferiore a 10 µm, ovvero 10 millesimi di millimetro.
È costituito da polvere, fumo, microgocce di sostanze liquide. Nelle aule delle scuole europee e italiane è stato riscontrato che la concentrazione di 50 microgrammi per m3, la soglia di pericolo, è superata nel 78% dei casi. Le scuole italiane e danesi sono quelle che ne subiscono maggiormente la situazione con una concentrazione di circa 150 mg/m3. Il livello accettabile di anidride carbonica invece (1000 parti per milione) viene superato nel 66% dei casi.
Al primo posto in questa classifica le aule di Italia, Francia e Danimarca con livelli di 1900 parti per milione. Ma anche questo studio non è sufficiente a capire la portata del danno che subiscono i bambini ogni giorno.
Secondo i responsabili della ricerca infatti "sarebbe auspicabile effettuare future ricerche in un campione più esteso e in altri Paesi dell’Unione Europea, perché all’interno degli edifici anche basse concentrazioni di inquinanti possono avere effetti dannosi sulla salute se l’esposizione è prolungata. I bambini, infatti, sono particolarmente vulnerabili, poiché respirano una quantità di aria superiore, in proporzione al peso, e i loro meccanismi di difesa sono ancora in fase di crescita".
Quali sono le conseguenze di questa situazione? Due bambini su tre, di quelli che vivono nelle peggiori condizioni ambientali come spiegate prima, soffrono di sibili e tosse secca notturna con prevalenza maggiore di circa 3,5 volte. Inoltre soffrono in maniera doppia di rinite (aumentata in molti casi dall’esposizione casalinga al fumo passivo.
Infine hanno anche una pervietà nasale minore della norma, cioè malformazioni o deviazioni del setto nasale che si accompagnano a una alterazione del passaggio dell’aria con conseguente sensazione di difficoltà respiratoria. E’ ovvio che i bambini soffrono maggiormente di una situazione inquinata rispetto agli adulti. Il loro apparato respiratorio è in fase di sviluppo e proprio per questo è maggiormente sensibile ad alterazioni che lo possono danneggiare.
I responsabili dello studio rivelano infine che “anche basse concentrazioni di inquinanti all’interno degli edifici possono avere effetti dannosi sulla salute se l’esposizione è prolungata e i bambini sono particolarmente vulnerabili poiché respirano una quantità di aria superiore. In proporzione al peso, e i loro meccanismi di difesa sono ancora in fase di crescita”.
Ventilare le aule non basta. In ogni caso, è consigliabile farlo la mattina presto in quanto la concentrazione di PM10 è più bassa. Lo studio ha comunque rivelato che “dove esiste una adeguata ventilazione meccanica” hanno detto i responsabili del progetto “ ad esempio nelle aule svedesi e in parte in quelle norvegesi, la concentrazione di inquinanti risulta sempre sotto i livelli di guardia.
Il ricambio minimo sufficiente per evitare ai bambini di essere esposti a situazioni inquinanti e dannose per la salute, dovrebbe essere di 8 litri al secondo per persona. Lo studio rivela altresì che il 70% delle aule prese in esame non raggiunge questo standard. Ventilare però non basta perché si vive in situazioni metropolitane di grande inquinamento. Sono state prese in esame aule di città come Udine e Siena: ci si può immaginare i risultati dello studio se si fossero analizzate le aule di città ad altissimo livello di inquinamento come Milano o Roma.
E visto che areare una intera metropoli non è possibile, si delinea una sola soluzione, come già evidenziato tempo fa quando il problema delle polveri sottili si è imposto all’attenzione dell’opinione pubblica. Bisogna cioè smettere di produrre polveri sottili e questo è possibile cambiando lo stile di vita delle grandi città.
Le polveri sottili non sono conseguenza di un fenomeno singolo ma conseguenza di processi intrecciati fra di loro: dai mezzi di trasporto ai metodi di gestione dei rifiuti fino alla produzione energetica, sarebbe necessario un cambiamento di livello altissimo se non totale. La politica dei rifiuti zero, ad esempio, è stata sperimentata con successo in metropoli enormi come Los Angeles.