Era il 5 settembre 1977 quando la sonda Voyager 1 partì per il suo viaggio cosmico. Oggi Voyager 1 è la sonda costruita da mani umane più lontana dalla Terra: si trova a oltre 114 Unità astronomiche, circa 15,980 ore luce, pari a oltre 17 miliardi di chilometri da noi.
Una distanza semplicemente inimmaginabile. La sonda si sta allontanando dal sistema solare aduna velocità pari a 17,067 km al secondo, 3,600 unità astronomiche all’anno.. Nonostante la distanza e il tempo trascorso nel cosmo, la sonda trasmette ancora. Continua a fare rilevamenti delle particelle del vento solare grazie alla strumentazione LECP (low energy charged particles).
Oggi questo vento solare è giunto a una forza pari quasi allo zero, solo tre anni fa soffiava a 200 chilometri orari. Da quel momento, la sonda si trova nella Eliopausa, il guscio più esterno del volume di influenza dell’astro solare. Adesso Voyager 1 ha raggiunto una distanza ulteriore, si sta avvicinando allo spazio interstellare. Ma incredibilmente trasmette ancora. Addirittura, uno astrofisico spagnolo era riuscito a ricevere il suo segnale con una parabola radioastronomica da 40 metri e un setup costituito da un ricevitore SDR Perseus.
L’ESPERTO – Abbiamo rivolto alcune domande a Piero Benvenuti, astrofisico, professore all’università di Padova, già Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e oggi membro dell’ Agenzia Spaziale Italiana (ASI) a proposito di questo record raggiunto dal Voyager 1.
“La distanza raggiunta da Voyager 1” ci ha detto “è impressionante sicuramente. Soprattutto è impressionante che essa riesca ancora a inviarci dei segnali. Ma è interessante anche dal punto di vista scientifico perché essa ha raggiunto un punto dove il vento solare, cioè le particelle emesse dal sole, non hanno più un flusso direzionale ma sono mescolate con il mezzo interstellare. Ha insomma raggiunto i limiti del nostro sistema solare, al di là del quale ci sono altri sistemi stellari”.
Cosa conosciamo noi di questi sistemi solari? Che informazioni potrà ancora darci Voyager 1? “La sonda viaggerà nello spazio tra una stella e le altre. Dal punto di vista ottico noi già sappiamo che i sistemi solari al di là del nostro contengono gas, in forma molto tenue. Quello che non sappiamo con certezza è in che condizioni fisiche questo materiale si trova. Si tratta di materiale quasi sempre ionizzato, noi fisici lo chiamiamo plasma, dove l’influenza dei campi magnetici è molto forte. Le particelle sentono questa influenza per cui si comportano in modo diverso da quello che succede sulla terra. Per sapere cosa significhi non c’è altro modo se non il Voyager 1 e quello che riuscirà a trasmetterci”.
Ci sono in programma altre missioni di questo tipo? “Sì, ci sono in programma missioni di esplorazione del sistema solare, soprattutto dei pianeti interni. Poi c’è la missione su Mercurio, a cura dell’Agenzia Spaziale Europea, la Baby Colombo, così chiamata perché noi italiani svolgiamo un ruolo leader”.
“Oggi” conclude il professor Benvenuti “Nasa e Agenzia Spaziale Europea lavorano molto insieme soprattutto nel campo delle missioni spaziali scientifiche. Ci si è resi conto che gli obiettivi sono comuni, le missioni sono così costose che è utile lavorare insieme. Ben presto questo concetto si estenderà anche a nazioni come India e Cina”.
All’interno di Voyager 1 c’è un disco registrato d’oro (il Voyager Golden Record) che contiene immagini e suoni della Terra, assieme a qualche istruzione su come suonarlo, nel caso qualcuno lo trovasse. 116 immagini che raffigurano il nostro sistema solare, l’anatomia del genere umano, animali, piante, paesaggi, architettura; suoni di vento, tuono, animali (come uccelli e balene) e altri fenomeni naturali; dati relativi a masse, dimensioni e scale di tempo, composizioni chimiche e costanti fisiche che si ritengono universali.
Inizialmente progettata per osservare Giove e Saturno, fu la prima sonda a trasmettere immagini ad alta risoluzione di questi pianeti. Le prime immagini di Giove arrivarono nel 1979. Tra le tante scoperte che fu possibile effettuare grazie a Voyager 1, citiamo l’attività vulcanica di Io, la radioattività gioviana, lo studio della Grande Macchia. Saturno venne raggiunto nel 1980 quindi la sonda venne dirottata verso Titano, per studiarne la composizione atmosferica.
In questo modo terminò la missione di studio dei pianeti del Sistema Solare. Voyager 1 dovrebbe continuare la sua corsa nello spazio fino a2025, quando si prevede che i trasmettitori radio inizieranno ad avere problemi di potenza del segnale. Non ha alcuna stella da raggiungere: entro 40.000 anni si troverà a passare ad 1,6 anni luce di distanza dalla stella AC+79 3888.
Non solo Voyager 1. Prima di essa, altre sonde hanno compiuto storiche missioni spaziali. Ad esempio Cassini–Huygens, una missione robotica interplanetaria congiunta Nasa, Esa e Asi, lanciata il 15 ottobre 1997, con il compito di studiare il sistema di Saturno, comprese le sue lune e i suoi anelli.
E’ stata la prima sonda a entrare nell’orbita di Saturno, il 1º luglio 2004 e la quarta ad averlo visitato (prima della Cassini erano già passate la Pioneer 11 e le Voyager 1 e 2). Il 25 dicembre 2004 la sonda Huygens si è separata dalla nave madre e si è diretta verso la principale luna di Saturno, Viking 1 e Viking 2 furono lanciate nello spazio dalla Nasa nei primi anni 70. Importante è stato lo studio effettuato su Marte.
Le due Viking erano progettate per operare in autonomia una dall’altra. Pioner 10 fu invece la prima sonda a superare la fascia principale degli asteroidi del sistema solare e la prima a studiare direttamente Giove. Lanciata nel 1972, uscì dal sistema solare nel giugno 1983 oltrepassando l’orbita di Nettuno. La seguì la gemella Pioneer 10, che studiò ancora Giove, e fu la prima a esplorare Saturno e i suoi anelli. Anch’essa è uscita dal sistema solare.