Recenti studi di fattibilità condotti dall’Enea e da Coldiretti, stimano le potenzialità delle diverse filiere agricole nella produzione di energia a circa 11 Mtep (milioni di Tonnellate Equivalenti di Petrolio): tradotto in percentuale significa una quota tra il 6 e il 6,5% del fabbisogno energetico nazionale. L’obiettivo europeo finale di produzione di biocarburanti liquidi è previsto in 18 Mtep. Nel bilancio energetico dell’Unione Europea, il contributo attuale delle biomasse ha una quota del 4% mentre l’obiettivo al 2010 è dell’8%; per l’Italia però le biomasse partecipano alla produzione di energia primaria con un contributo di 5,2 Mtep, con una copertura sui consumi totali di energia del 2,7%.



Ce n’è a sufficienza per indirizzare decisamente l’attenzione sul settore agricolo nell’ambito delle scelte di pianificazione regionale e nazionale e dello sviluppo economico sostenibile del Paese. È quanto sta facendo ad esempio l’Enea, che  ha costituito al proprio interno l’Unità Tecnica Efficienza. Energetica (UTEE) e ha presentato ieri alcuni progetti nel corso del workshop “Efficienza energetica, rinnovabili e innovazione in agricoltura” svoltosi a Roma. I dati illustrati nel corso dei lavori hanno reso ancor più interessanti le proposte delineate.



Secondo le statistiche ufficiali i consumi energetici finali interni complessivi di energia per l’agricoltura nazionale sono compresi tra 4-6 Mtep. Dei consumi finali in agricoltura e pesca circa il 70% è sotto forma di combustibili, il 15% sotto forma di energia elettrica per usi obbligati e il restante 15% sotto forma di calore a bassa temperatura (per essiccazione prodotti e climatizzazione delle serre). Va sottolineato che questi dati esprimono soltanto i consumi diretti e sono principalmente riferiti ai combustibili venduti a prezzi agevolati, mentre l’energia elettrica è soltanto quella fatturata per uso agricolo. Stime Enea, Cnel e Confagricoltura, riportano come i consumi di combustibili agevolati siano circa la metà del totale e quelli di energia elettrica per uso agricolo appena un decimo del complesso delle aziende agricole se consideriamo che i consumi di elettricità di tali aziende vedono spesso computati i propri consumi elettrici sotto la voce “usi civili”. Il GSE riporta complessivamente, per il settore agricoltura, un consumo di energia elettrica di 5,7 TWh per il 2008, pari all’1,8% del bilancio elettrico nazionale.



Ed ecco allora le iniziative dell’Enea.Una è il Progetto Greenery: una sperimentazione finalizzata alla realizzazione di coperture a verde mediante la coltivazione in verticale (per le pareti) e in orizzontale (pianterreni, terrazzi e balconi) di essenze vegetali. Le analisi dell’UTEE- Enea mostrano che si possono ottenere risparmi di energia fino al 5% della spesa per i sistemi di riscaldamento degli edifici nei periodi freddi e riduzioni fino al 20% della spesa di energia per il raffrescamento degli edifici nei periodi caldi. Il servizio Agricoltura dell’UTEE ha preso in considerazione l’edificio prototipo di “casa energeticamente sostenibile” per avviare una ricerca mirata alla definizione dei parametri biologici ed energetici per lo sviluppo di sistemi vegetali installati a parete e sui terrazzi dell’edificio al fine del risparmio e dell’efficienza energetica.

L’altra  riguarda i sistemi serra a basso consumo energetico: prevede la realizzazione di serre per produzioni vegetali sostenibili che favoriscono l’impiego di energie rinnovabili per la climatizzazione termo-udometrica. Per il solo riscaldamento delle serre in Italia si stima un consumo medio di energia tra 300.000 e 500.000 Tep/anno e una spesa elettrica di almeno 10.000 Tep/anno. A questi occorre aggiungere circa 2,5-3 Tep/anno di energia sotto forma di fertilizzanti e fitofarmaci; e non vanno dimenticate le materie plastiche: per la produzione del polietilene sono richiesti 92-111 MJ/kg, per il polivinilcloruro 85-107 MJ/kg, per il polistirolo 118-160 MJ/kg, per il poliestere 170-222 MJ/kg).
Se consideriamo che il consumo di 1Tep di gasolio genera 3,1 tonnellate di CO2, la climatizzazione termica nell’agricoltura protetta in Italia, prevalentemente effettuata con derivati del petrolio, emette in media in atmosfera non meno di 1.300.000 tonnellate di CO2/anno. Un valore che il ricorso alle fonti rinnovabili potrebbe abbattere in modo significativo.

(Michele Orioli)