Tra le notizie positive di questo scorcio di decennio per la scienza italiana possiamo annoverare anche quella del premio internazionale (di 25 mila euro) vinto da una ricerca sulle malattie polmonari realizzata interamente in un ospedale pubblico – quello di Forlì – da un team di giovani medici guidati dal professor Venerino Poletti.



All’ospedale romagnolo, il gruppo dell’Unità Operativa di Pneumologia diretto da Poletti svolge un’attività di ricerca e diagnostica d’eccellenza grazie anche alla disponibilità di un’esclusiva strumentazione, un’attrezzatura per le indagini ai polmoni finora utilizzata in Italia solo qui e seconda in Europa. Si tratta di un ecoendoscopio che utilizza innocui ultrasuoni emessi da trasduttori, mentre un processore integra le onde sonore riflesse dai tessuti (echi) per generare un’immagine bidimensionale: in pratica, è l’esame medico obiettivo del futuro che diventa già presente.



L’ecoendoscopia utilizzata per le lesioni mediastiniche riduce significativamente la necessità di indagini chirurgiche (in alcune casistiche oltre il 60% degli interventi chirurgici sono resi inutili da queste metodiche). L’ecoendoscopia è uno strumento diagnostico e di staging il cui utilizzo deve essere quindi diffuso e sostenuto nella comunità scientifica pneumologica. Un sistema simile evita l’impiego di radiazioni ionizzanti che possono causare effetti collaterali a lungo tempo non trascurabili e risparmia ai pazienti indagini, sia diagnostiche che terapeutiche, invasive inutili



L’Unità Operativa di Pneumologia Interventistica di Forlì è diventata ormai un centro di riferimento per le malattie polmonari, che unisce all’attività clinica l’attività di ricerca, con pubblicazioni su riviste di settore e collaborazioni scientifiche anche internazionali. Le ricerche del gruppo interessano le malattie cosiddette “orfane”, particolarmente importanti perché piuttosto “abbandonate” dalla ricerca e dai finanziatori, come ad esempio la Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF), malattia non rara, ma definita “orfana” per gli insufficienti investimenti indirizzati alla ricerca e per la carenza legislativa in merito al percorso dei pazienti.

Gli studi del gruppo si indirizzano anche all’applicazione di metodiche diagnostiche mininvasive come: ultrasonografia endoscopica, biopsia polmonare transbronchiale e la toracoscopia medica, di cui quello di Forlì è uno dei cinque centri accreditati in Italia.

La produzione scientifica del gruppo di pneumologi diretti da Poletti nel solo 2010 ha registrato otto pubblicazioni scientifiche citate su “pubmed”, relative a tematiche come: il DNA libero nel siero come biomarker diagnostico nella IPF; gli aspetti radiografici atipici nella IPF; ipotesi patogenetiche nella IPF; nuovi marker immunoistochimici per la diagnosi morfologica di polmonite da ipersensibilità; descrizione di nuovi aspetti morfologici e genotipici su una rara malattia cistica polmonare; ruolo della ultrasonografia transbronchiale nella diagnosi e stadiazioni delle lesioni ilari polmonari o mediastiniche.

 

Quello che Poletti ha ritirato a Coimbra (Portogallo) è il premio Robalo Cordeiro: un riconoscimento, in ricordo e onore di Robalo Cordeiro, fondatore della moderna Pneumologia in Portogallo, promosso dall’associazione portoghese Associação de Estudos Respiratórios (AER), in collaborazione con la fondazione Glaxo Smith Kline (GSK). L’ambito premio internazionale è stato assegnato al gruppo di pneumologi forlivesi proprio per le “ricerche condotte sulla fibrosi polmonare idiopatica, malattia non rara, ma orfana”; così definita per gli insufficienti investimenti indirizzati alla ricerca e per la carenza legislativa in merito al percorso dei pazienti.

 

Il premio, destinato ai migliori lavori scientifici originali e inediti condotti in ambito pneumologico a livello europeo, è stato consegnato in occasione del congresso pneumologico portoghese, che si è tenuto appunto a Coimbra all’inizio di dicembre.

 

Poletti ha commentato che tale riconoscimento “dimostra che quando la ricerca è di livello internazionale non è neppure difficile reperire fondi” e ha già dichiarato che i venticinquemila euro del premio saranno investiti completamente in ricerca. Il prossimo campo di studi del suo team sarà “la terapia basata su di un imaging sempre più raffinato”.

 

(Michele Orioli)