Giovedi 4 febbraio 2010 è stata la Giornata mondiale della lotta contro il cancro. L’evento è stato indetto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’agenzia dell’Onu che si occupa della salute a livello mondiale. Abbiamo intervistato il professor Marco Pierotti, direttore scientifico della fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, per fare il punto della situazione sulla lotta al cancro.
Professor Pierotti, cos’è il cancro?
Il cancro è il risultato di una serie di alterazioni che avvengono nei geni presenti nelle cellule. Questi geni presiedono funzioni importantissime quali la crecita, divisione, differenziamento e morte programmata. Alterazioni a carico di questi processi sono alla base dell’insorgenza del cancro. La caratteristica che accomuna tutti i tumori è la capacità da parte delle cellule di riprodursi in maniera illimitata. Questo non va bene poiché queste cellule, colonizzando tessuti anche lontani dalla sede di origine (il fenomeno della metastasi), causano danni nei distretti invasi. La cellula tumorale dunque è un tipo di cellula che diventa immortale.
Che effetti ha generato questo modo di intendere il cancro?
Questo modo di vedere il cancro ha rivoluzionato le strategie nella lotta ai tumori poiché ci si è resi conto che è necessario comprendere il maccanismo di insorgenza. Non a caso farmaci progettati contro un particolare meccanismo, come il farmaco Imatinib (Glivec), possono curare tumori ben diversi tra loro. Basti pensare al suo utilizzo nelle leucemie o nei tumori solidi quali quelli allo stomaco.
Quanti tipi differenti di cancro esistono?
Giustamente quando si parla di cancro si è pittosto vaghi. Esistono più di cento forme di cancro, che corrispondo al numero di tipologie di cellule che diventano tumore. Ad esempio i tumori della pelle, del sangue o dei muscoli. L’eccezione è data dalle cellule cardiache dove, in letteratura scientifica, non vengono riportati casi di tumore a questo organo.
Esiste una sorta di decalogo per prevenire i tumori?
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Non c’è un vero e proprio decalogo. In realtà ci stiamo muovendo verso una concezione del tumore dall’epidemiologia classica, basata sullo studio di popolazioni, ad un’epidemiologia molecolare che determina il rischio del singolo individuo. In questo caso si parla di medicina personalizzata. Il decalogo classico, che era quello di mangiare verdure, non fumare, bere moderatamente alcolici ed evitare le carni rosse o i cibi fritti, va arricchito in base al profilo molecolare del singolo individuo che determina il rischio di sviluppare la malattia se non segue determinati stili di vita. Grazie ai progressi della tecnologia, nel giro di un paio di anni, si arriverà a poter offrire strumenti di analisi per cui, l’intero genoma di un individuo, potrà essere decifrato a costi abbordabili e quindi contribuire a tracciare il profilo molecolare.
L’inquinamento è causa di insorgenza del cancro?
Il rapporto tra inquinamento e cancro è un qualcosa di molto ambiguo. Questo perché non esistono studi prospettici fatti in maniera seria e completa. Si citano sempre alcuni studi americani, realizzati in diverse città, ma che presentano spesso anomalie. In primo luogo anomalie statistiche poiché analisi effettuate da differenti gruppi sugli stessi dati hanno fornito interpretazioni diverse. In secondo luogo è importante conoscere la composizione chimica degli inquinanti oggetto di studio. Quindi è veramente un azzardo estrapolare dati ottenuti in città americane, che hanno un loro particolare microambiente, e compararli ad esempio con Milano. Quello che è chiaro dal punto di vista scientifico ed anche intuitivo è che fa molto più male il fumo di una sigaretta che l’esposizione al normale inquinamento ambientale.
E l’inquinamento fisico come quello generato dalle reti wireless o dai telefoni cellulari?
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Per quanto riguarda le reti wireless non esistono risultati in merito. Per i cellulari invece ci sono numerosi studi e tra loro molto contrastanti. Quindi non è possibile trarre una conclusione.
A che punto è la ricerca scientifica nella lotta al cancro?
Partendo da quanto detto prima, ovvero che il cancro è la causa di un alterato funzionamento di diversi meccanismi, si sta facendo un grande sforzo per cercare di classificare i tumori dal punto di vista molecolare e non solamente morfologico. Questo approccio ci sta insegnando che diversi tipi di tumore etichettabili con lo stesso nome, ad esempio il cancro della mammella, vengono ora classificati come cancro alla mammella Erb2 positivo. Erb2 positivo sta a significare che il tumore possiede un recettore di membrana la cui alterazione è implicata nello sviluppo del tumore.
Quali effetti pratici produce questo genere di approccio?
Il risultato di questo approccio non è finalizzato solamente alla classificazione dei diversi sottotipi di tumore ma per stabilire funzionalmente quale terapia utilizzare. In passato abbiamo trattato i tumori alla mammella sempre con lo stesso schema. Imparando a differenziarli in base alle caratteristiche molecolari abbiamo un maggior successo poiché si possono sviluppare farmaci maggiormente specifici.