Via libera agli Ogm. Dopo un embargo durato 12 anni l’Europa ha deciso di dare il suo assenso all’utilizzo dei famigerati “organismi geneticamente modificati” permettendo l’ingresso sui propri campi agricoli alle coltivazioni della patata Amflora e di tre nuove varietà di mais geneticamente modificato. Tutti prodotti destinati all’alimentazione animale. Ma tanto basta per dare il via alla coltivazione di Ogm in tutto il Vecchio Continente e conseguentemente alle proteste di varie associazioni ambientaliste e scientifiche. Fra queste non manca l’allarme lanciato da Legambiente per voce del proprio vice presidente Andrea Poggio



Dottor Poggio, come commenta la decisione presa dall’UE di consentire la coltivazione di Ogm?

Questa tipologia di Ogm cui l’Europa ha dato il via libera, non ha nessun senso dal punto di vista del valore nutrizionale per i cittadini e in particolare per i cittadini Europei. Siamo stati buggerati. Non ha nemmeno alcun senso per l’agricoltura. Altro non è che il puro frutto di un interesse legato a lobby e multinazionali che nulla hanno a che fare con la vera agricoltura.



Può fare qualche nome e, soprattutto spiegarci in che cosa risiedano quelli che lei chiama interessi?

I soliti noti, la Bayer, la Montesanto, per citarne un paio, e molte altre. L’importante è che si capisca che chi trae profitto nel promuovere questi semi, frutto dell’ingegneria genetica, non è per nulla interessato a chi mangerà gli alimenti derivati. L’unico interesse è soltanto quello di aumentare la vendita di altri prodotti che immette sul mercato, che siano pesticidi o altre forme di lotta chimica nell’area dell’agricoltura. Un mercato che vede partecipi le solite multinazionali sia sul fronte della vendita dei semi sia sul fronte della vendita di prodotti chimici per l’agricoltura. Insomma mai una volta che da questi signori ci sia giunta una proposta seria di studio sulla struttura genetica di questi prodotti. Ciò che si propone altro non è che vendere altre sostanze spacciate come utili per l’agricoltura.



Esistono, senza tirare in ballo le multinazionali, studi seri relativi agli Ogm? Ci sono riscontri oggettivi dei danni provocati dagli Ogm?

Ce ne sono, portati avanti e sollevati in sede tecnica a livello comunitario. La Comunità Europea dispone di molti studi contrari all’utilizzo di Ogm. Ma a parte questi, faccio mio un atteggiamento scientifico piuttosto scrupoloso, in base al quale se esistono fattori misteriosi nella ricerca oppure se non si è certi delle conseguenze di alcune trasformazioni della materia sarebbe bene agire con prudenza.

Prescindendo dalle ultime notizie: è di pochi giorni fa un “decalogo”, pubblicato da Carlo Petrini sull’Espresso, nel quale si sostiene che coltivare Ogm in sicurezza sia impossibile per le aziende di piccole dimensioni senza rischiare di contaminare altri terreni di coltura. È d’accordo con questa analisi?

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Sì, ma aggiungerei: vogliamo specializzare l’agricoltura con intere vallate dedicate alla produzione unica di un prodotto in modo da concentrarle in determinati confini e senza dar loro possibilità di intaccare le altre? Abbiamo idea dello scompiglio che provocheremmo? Oppure: vogliamo salvaguardare la libertà di chi non vuole l’Ogm in Italia? Fosse per me proporrei un referendum in Italia, di modo da almeno cominciare a porsi il problema, se l’esito fosse favorevole agli ogm, di come organizzarsi per produrlo, perché non sarà senz’altro cosa facile.

 

Passiamo alla salute, altra questione chiamata in causa da Carlo Petrini, quali sono i rischi più gravi di un’alimentazione Ogm?

 

Alcune conseguenze sono conosciute a livello di reazione del corpo umano. Qui si potrebbe studiare seriamente e cercare di capire con un metodo efficace quali siano i rischi effettivi o meno. Ma al di là degli Ogm è la snaturalizzazione in sé dell’agricoltura oggi a nuocere in modo particolare. Basti vedere l’incremento di allergie ogni anno in crescita esponenziale. Mentre siamo all’opera per risolvere problemi attuali legati alle coltivazioni intensive che cosa facciamo? Aumentiamo i rischi per l’avvenire inserendo anche le coltivazioni Ogm? Francamente non vedo il senso.

 

Da qui arriviamo a un altro problema: c’è chi denuncia che con gli Ogm solo poche realtà commerciali diventeranno titolari della distribuzione dei semi per la coltura. È un rischio effettivo?

 

Certo. E non solo la multinazionale sarà titolare del seme e del gene (sottraendolo all’agricoltore che aveva i semi e che culturalmente se li scambiava con i propri colleghi), ma per giunta insieme al gene avrà anche il monopolio del prodotto chimico associato. Un monopolio che è composto da due prodotti differenti. Sinceramente non voglio vedere un mondo dove in tutti i campi si utilizzino gli stessi semi e gli stessi prodotti chimici.

 

In effetti è una prospettiva agghiacciante, ma al di là dell’aspetto “sentimentale” può spiegarci quali rischi comporterebbe un’agricoltura unificata?

 

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Noi ambientalisti in particolare diciamo di difendere la biodiversità. La biodiversità è presente in natura, ma anche, e in maniera fondamentale, in agricoltura. È proprio da geni diversi, in questo caso dai frutti e dai prodotti della terra differenti, che si possono trarre nuove scoperte scientifiche per l’avvenire. Dall’imprevista crescita di una certa pianta si potranno forse in futuro recuperare chissà quali vantaggi alimentari. Se massifichiamo l’agricoltura avremo sempre lo stesso tipo di prodotto con le stesse caratteristiche per tutti gli esseri umani. La semplificazione è sempre un danno.

 

Un danno anche culturale?

 

Certamente. È noto che gli italiani e i francesi sono famosi in tutto il mondo per i propri prodotti tipici. Proviamo a pensare a che cosa diventerebbe l’Italia se non si lasciasse più spazio alla tradizione agricola. Il made in Italy dei nostri prodotti verrebbe annullato, trasformando le nostre produzioni in un cibo omologato come tanti altri. La rinuncia alla tipicità provocherebbe un serio danno anche all’economia.

 

Un’ultima domanda: come risponde a chi sostiene che gli Ogm potrebbero essere la chiave di volta per risolvere il problema della fame nel mondo?

 

Questa è questione di lana caprina, lo dimostra il fatto che le persone che muoiono di fame non si nutrono (e non vorrebbero nutrirsi) di Ogm. Chi produce Ogm lo fa per i mercati ricchi, perché produrre Ogm vuol dire aumentare i costi e chi aumenta i costi produce per i ricchi, non certo per gli africani. Lo si vede con la partita che si è giocata adesso in Europa: si è dato il via libera agli Ogm sui prodotti vegetali per i mangimi animali e chi mangia carne non è che muoia di fame.