La disponibilità d’acqua diminuisce ogni anno, le località in emergenza idrica crescono di numero, i costi ed i prezzi dell’acqua sono in rapido aumento. Il 15% della popolazione italiana, ossia circa otto milioni di persone per quattro mesi l’anno (da giugno a settembre) è sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo di 50 litri di acqua al giorno a persona.



Nell’epoca della controriforma ambientalista, iniziata con la pubblicazione del volume I limiti dello sviluppo (1972) curato dai maggiori scienziati del Pianeta di quel periodo, oggi l’elemento più preoccupante circa la domanda /offerta di risorse della Terra è senz’altro l’acqua fruibile dagli esseri umani e dalla natura in genere. L’obiettivo generale della Giornata Mondiale dell’Acqua 2010 (22 marzo) è quello di elevare il profilo della qualità delle acque a livello politico, in modo che le valutazioni sulla quantità vadano di pari passo con quelle sulla qualità.



Sebbene il 71% della superficie terrestre sia coperta di acqua, il 97,5% è salata, l’1,5 è sotto forma di ghiaccio e solo l’1% è utilizzabile per le attività umane. D’altra parte, il fabbisogno minimo biologico pro-capite per la sopravvivenza umana è di 5 litri nelle 24 ore: infatti, senza cibo si potrebbe vivere un mese, ma senz’acqua non si supera una settimana. Per poter parlare di condizioni accettabili di vita occorrono non meno di 50 litri d’acqua al giorno per ogni essere umano. In realtà, per miliardi di persone disporre di 50 litri d’acqua ogni giorno è pura utopia, al punto che le Nazioni Unite hanno fissato in 40 litri il diritto minimo all’acqua come obiettivo di mobilitazione del prossimo Water Day.



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Nel mondo si passa da una disponibilità media di 425 litri al giorno di un abitante degli Stati Uniti, ai 10 litri al giorno di un abitante del Madagascar, da 237 in Italia a 150 in Francia. Le stime medie indicano un consumo di 350 litri d’acqua al giorno per una famiglia canadese, di 165 per una europea e di 20 litri per una famiglia africana.  L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma, però, che al di sotto della soglia di 50 litri d’acqua al giorno si può già parlare di sofferenza per mancanza di acqua e che il 40% della razza umana vive in condizioni igieniche impossibili, soprattutto per carenza di acqua.

Un abitante su due, pari a quasi tre miliardi e mezzo di persone, abita in case che non hanno sistema fognario e un abitante della Terra su cinque non ha acqua potabile a sufficienza. In 29 Paesi il 65% della popolazione è al di sotto del fabbisogno idrico vitale, oltre 1 miliardo di persone beve acqua "non sicura" e 3,4 milioni di persone ogni anno (5 mila bambini al giorno) muoiono a causa di malattie trasmesse dall’acqua. L’emergenza acqua non riguarda soltanto i Paesi in via di sviluppo, ma anche l’evoluta Europa.

«Viviamo al di sopra delle nostre possibilità per quanto riguarda l’acqua. La soluzione a breve termine al problema della carenza d’acqua è stata di estrarre quantità sempre maggiori di acqua dalle nostre risorse di superficie e sotterranee. Lo sfruttamento eccessivo non è sostenibile con ripercussioni sulla qualità e sulla quantità dell’acqua rimanente, come pure sugli ecosistemi che da essa dipendono. Dobbiamo diminuire la domanda, ridurre al minimo la quantità di acqua che estraiamo e aumentare l’efficienza del suo uso» (Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’Agenzia Europea per l’Ambiente).

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 In Europa, il 44% dell’acqua estratta viene utilizzato per la produzione di energia, il 24 % per l’agricoltura, il 21 % per l’approvvigionamento idrico pubblico e l’11% per l’industria. Le acque di superficie, quali laghi e fiumi, forniscono l’81% del totale delle acque dolci estratte e rappresentano la fonte idrica principale per l’industria, l’energia e l’agricoltura. Invece, l’approvvigionamento idrico per usi civili dipende principalmente dalle acque sotterranee perché, generalmente, sono di migliore qualità. Quasi tutta l’acqua utilizzata nella produzione di energia è restituita a un corpo idrico, cosa che non avviene, invece, per la maggior parte di quella estratta per l’agricoltura.

 

 

La disponibilità teorica annua di acqua dolce in Italia per usi civili e produttivi è di 155 miliardi di m3, corrispondente a 2700 m3come quota pro-capite per abitante. Il 97% dell’acqua dolce in Italia è nelle falde acquifere, che, in gran parte, sono alimentate da territori sottoposti a tutela. Irregolarità dei deflussi e inefficienze riducono questa disponibilità a 110 miliardi di m3e a 2000 m3pro-capite. L’acqua effettivamente utilizzabile per tutti gli usi scende a 42 miliardi di m3, ossia a 764 mc a persona, equivalenti a 764 mila litri a persona l’anno a poco più di 2000 litri a persona al giorno.

La disponibilità d’acqua diminuisce ogni anno, le località in emergenza idrica crescono di numero, i costi ed i prezzi dell’acqua sono in rapido aumento. Il 15% della popolazione italiana, ossia circa otto milioni di persone per quattro mesi l’anno (da giugno a settembre) è sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo di 50 litri di acqua al giorno a persona.


 

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 Il 30% dell’acqua che entra nelle condotte idriche si perde per strada e non arriva nelle case. Il 40% dell’acqua per irrigazione (pari al 70% medio dei consumi totali) si perde lungo le tubazioni dalle sorgenti, dagli invasi alle prese e agli idranti. In tutto il Bacino del Mediterraneo, Italia compresa, nell’ultimo secolo si è verificata una diminuzione delle precipitazioni estive pari a circa il 20%, accompagnata da un aumento delle temperature di 1,5 °C.

 

 

La tutela quali-quantitativa dell’acqua passa attraverso le attività di monitoraggio e di controllo, dalle quali si possono ottenere dati e informazioni che costituiscono il patrimonio informativo, sullo stato e sugli impatti, determinati dalle pressioni e dai driver, al fine di predisporre le risposte, attraverso prescrizioni, leggi, piani e programmi, nonché interventi strutturali, quali strumenti di tutela.La Finanziaria 2008 (art. 1, comma 288), sulla base della Direttiva 2006/44/CE, ha disposto che dal 2009 il rilascio del permesso di costruire sia subordinato, oltre che alla certificazione energetica dell’edificio, anche alle “caratteristiche strutturali dell’immobile finalizzate al risparmio idrico e al reimpiego delle acque meteoriche”.

La norma è piuttosto vaga e quindi, come troppo spesso accade, inapplicabile. Tuttavia alcune Regioni italiane hanno legiferato in modo ben più preciso, presupponendo due ipotesi di risparmio idrico: quello obbligatorio, previsto in caso di nuovi interventi, e quello volontario, in caso di opere con standard edilizi molto elevati, che possono perciò avere diritto ad agevolazioni urbanistiche e a contributi, in base a un punteggio in cui il recupero delle acque da pioggia ha un suo peso, insieme ad altri fattori (per esempio risparmio energetico, materiali ecocompatibili, ridotto inquinamento dell’ aria, eccetera).

 

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Di particolare rilevanza nel settore dell’agricoltura è il sistema Irrinet, applicato nella Regione Emilia Romagna, che ha fatto risparmiare nel 2006 oltre 50 milioni di m3 di acqua. Il sistema calcola quanta acqua piovana si infiltra nel terreno, stima l’eventuale stato di stress idrico della coltura, l’apporto di falda, il flusso dell’acqua attraverso il suolo per definire alla fine l’esatto volume d’acqua per una irrigazione efficiente.

 

Ultimato il processo di elaborazione dati, il conduttore di un’azienda rurale riceve sul suo palmare l’indicazione per avviare l’irrigazione dei campi in maniera ottimale. Dunque, il risparmio deve coincidere con un uso appropriato delle risorse, avendo ben chiaro il concetto di “proprietà”, cioè delle caratteristiche insite in un determinato elemento della natura, messe in relazione con le esigenze dell’essere umano, secondo un approccio ecosistemico.

«La natura è a nostra disposizione non come "un mucchio di rifiuti sparsi a caso", bensì come un dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, affinché l’uomo ne tragga gli orientamenti doverosi per “custodirla e coltivarla"» (Benedetto XVI, Caritas in Veritate, n.48).