Qualche giorno fa il Daily Telegraph riportava che il Defence Science and Technology Laboratory (Dstl) del Ministero della Difesa britannico ha annunciato che sta sviluppando uno scudo elettromagnetico per carri armati e mezzi blindati. L’idea è di trasformare il veicolo in un enorme condensatore che, all’occorrenza, può essere scaricato istantaneamente generando un fortissimo campo elettromagnetico.
Per poche frazioni di secondo sussisterebbe attorno al veicolo un campo in grado di respingere anche i proiettili più pericolosi (in particolare le temibili “rocket propelled granades”). Un buon sistema di rilevamento di eventuali proiettili in avvicinamento permetterebbe di generare lo scudo al momento giusto. Parrebbe anche l’energia necessaria all’operazione sia limitata.
Lo scopo è rendere molto più leggeri i mezzi blindati in modo che possano essere rapidamente dislocati usando aerei da trasporto. Truppe corazzate aviotrasportate: meno male che Rommel, Guderian, Manstein e gli altri generali tedeschi protagonisti del “Blitzkrieg” non ne avevano a disposizione…
La spettacolarità della tecnologia proposta non poteva non suscitare molta eco: il giornalista del Daily Telegraph parla immancabilmente di fantascienza – in particolare di Star Trek – ed è ripreso dai media di tutto il mondo, anche in Italia. Tuttavia a ben guardare l’annuncio è, a dir poco, una non-notizia e, molto più probabilmente, un tentativo – forse un po’ goffo ma certamente andato a segno – di attirare attenzione.
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È noto che la ricerca militare ha costi elevati e tempi molto lunghi ed è facile ironizzare non avendo da affrontare in prima persona le difficoltà tecniche, ma non si può proprio fare a meno di chiedersi se il ben più futuribile scudo elettromagnetico resterà in sviluppo per almeno altrettanto tempo…
E il meglio deve ancora venire: basta dare un’occhiata al sito del Dstl per scoprire che le attività di sviluppo delle corazze leggere sono parte del programma militare “Future Rapid Effect System” (FRES), progetto molto controverso, duramente e ripetutamente criticato dal “Defence Committee” della “House of Commons” (cioè dalla commissione parlamentare incaricata di vigilare sulle attività del Ministero della Difesa del Regno Unito).
Nel suo rapporto del 2009 il Defence Committee conclude testualmente che «il programma FRES è stato un fiasco». Nel rapporto del 2010, si legge che lo stesso Ministro della Difesa riconosce che FRES rappresenta «una storia triste e spiacevole», se ne assume piena responsabilità e spiega che è stata radicalmente cambiata la strategia in materia di sviluppo di veicoli corazzati leggeri: «[…] preferisco optare per qualcosa di concreto e di esistente, piuttosto che per qualche sorta di immagine di qualcosa che potrebbe essere puramente ideale».
Chissà con che gioia avrà letto sul Daily Telegraph in che modo i suoi ricercatori fanno eco ai suoi propositi di svolta pragmatica… In buona sostanza, sono forti i motivi per credere che l’annuncio del Dstl sia un puro esercizio di pubbliche relazioni in un momento e in un ambito in cui il laboratorio è sotto forte pressione. Sono, ovviamente, prontissimo ad essere smentito. Da fatti, però, non da roboanti annunci.
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In primo luogo i ricercatori si guardano bene dal dire di avere in mano qualcosa di concreto, limitandosi a generici annunci sulle meraviglie dello scudo tipo Star Trek. In secondo luogo, per darsi un po’ di credibilità, rimescolano le acque magnificando i successi di un’altra tecnologia – nota con il nome di “electric armour” (armatura elettrica) – che però è radicalmente diversa. L’unico punto in comune è l’idea di trasformare il veicolo in un condensatore. Il principio di funzionamento dell’armatura elettrica è ingegnoso, ma decisamente meno spettacolare.
La blindatura è costituita da due strati metallici separati da materiale isolante (ecco il condensatore!). Il proiettile perfora lo strato esterno e attraversa l’isolante. Non appena arriva allo strato interno crea un cortocircuito (mette cioè in contatto tra loro i due strati metallici della blindatura). Una violentissima scarica elettrica attraversa il proiettile e lo scalda così velocemente da vaporizzarlo neutralizzando quasi del tutto la sua forza distruttrice.
L’aspetto divertente è che da una sommaria ricerca bibliografica risulta che l’idea di armatura elettrica è in circolazione almeno dal 1973 (cfr. E. H. Walker Defeat of Shaped Charge Devices by Active Armor, U.S. Army Ballistic Research Laboratory, BRL-MR-2309, July 1973) e ciò nonostante a tutt’oggi non è ancora concretamente utilizzata.