Ormai la possibilità di seguire in diretta webcast eventi di ogni tipo rende anche le grandi imprese scientifiche accessibili a tutti, almeno nei loro momenti più spettacolari. È stato così ieri, quando dalle 8.30 alle 17.30 i laboratori sotterranei del Cern di Ginevra sono stati sede di una lunga diretta via web per seguire le prime collisioni tra particelle ad alta energia tra nell’acceleratore LHC, tornato brillantemente in azione dopo i guai dello scorso anno. Si è trattato delle collisioni tra fasci di particelle alle massime energie mai raggiunte finora in un esperimento di fisica: le particelle pesanti, (gli adroni, da cui la H nell’acronimo LHC Large Hadron Collider) che da tempo stavano girando stabilmente con l’energia di 3,5 TeV (Teraelettronvolt) nei 27 km dei tunnel dell’acceleratore, si sono scontrate frontalmente con un urto corrispondente quindi a 7 TeV: per dare un elemento di confronto, le collisioni nell’acceleratore del Fermilab di Chicago possono solo sfiorare i 2 TeV.
Il clima all’interno dei laboratori e nella sala controllo centrale del Cern era ovviamente di grande eccitazione: per tutto il giorno si sono visti scienziati alternarsi davanti ai monitor dei loro computer o davanti ai grandi schermi o radunati in improvvisi capannelli di discussione per interpretare quanto succedeva nei quattro apparati sperimentali. Mentre, per chi seguiva la webcast, le immagini dei laboratori si alternavano con le spettacolari simulazioni al computer che davano una suggestiva rappresentazione di cosa poteva succedere a quelle profondità della materia.
Alle 13.05 si sono verificate le prime collisioni e in tutto il Cern è scattato all’unisono un lungo applauso mentre la speaker della diretta webcast annunciava: «Eccoli: è un momento storico, i fasci con l’energia di 3,5 TeV ciascuno stanno collidendo» e il grande schermo della sala controllo riportava i monitor delle quattro sale degli esperimenti con i grafici dei segnali. Tra gli scienziati che hanno trepidato durante questa fatidica giornata c’era Paolo Giubellino, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Fisica Nazionale (Infn), da pochi giorni nominato spokeperson (cioè coordinatore internazionale) dell’esperimento ALICE. Giubellino è il terzo italiano chiamato a dirigere gli esperimenti di LHC: gli altri due sono Fabiola Gianotti (spokeperson di ATLAS) e Guido Tonelli (spokeperson di CMS). Durante l’attesa delle collisioni, ilSussidiario.net l’ha intervistato.
Professor Giubellino, si aspettava questa nomina?
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Per la selezione dei candidati c’è stata una sorta di “primarie”. Dal momento in cui siamo stati selezionati in due, avevo ragionevoli possibilità di essere scelto. Questa nomina quindi, arrivati in fondo al percorso post-primarie me l’aspettavo. Quello che non mi aspettavo nella maniera più assoluta è stato il largo consenso, pari all’85% delle preferenze.
Che tipo di impegno comporterà per lei? Dovrà trasferirsi a Ginevra e interrompere la sua attività in Italia?
Sarà un grosso impegno che mi terrà occupato a tempo pieno. Il CERN impone categoricamente che il responsabile del progetto si debba trasferire a Ginevra per tutta la durata del tempo. Per questi anni quindi dovrò interrompere sicuramente la mia attività in Italia. Sarebbe davvero difficile riuscire a conciliare due differenti attività. A maggior ragione se una di queste ha delle dimensioni davvero imponenti come quelle dell’esperimento ALICE.
Ci può descrivere in breve l’esperimento Alice?
ALICE è un esperimento molto complesso. Possiamo paragonarlo per analogia ad un grosso satellite. Su di esso ci sono parecchi strumenti in gradi di rilevare vari aspetti della radiazione cosmica. Nel nostro caso c’è un complesso sistema di apparati, che messi insieme fanno l’esperimento ALICE, in grado di misurare aspetti diversi delle collisioni tra particelle. ALICE è stato progettato primariamente per lo studio delle collisioni tra nuclei. Queste potranno avvenire dal mese di novembre. L’ottimizzazione di questo esperimento volto all’analisi della collisione tra i nuclei fa in modo che, per i primi anni della durata dell’esperimento, i dati che si otterranno saranno utili anche ai fini della comprensione delle collisioni tra protoni.
Cosa vi aspettate da queste prime collisioni?
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I primi eventi ad alta energia che stiamo catturando oggi potrebbero riservarci delle sorprese. Da quei pochi dati che si sono ottenuti a dicembre, c’era il sospetto che potesse venire qualcosa di imprevisto dal punto di vista del numero di particelle prodotte dalle collisioni. In particolare potrebbe essere un numero più alto di quello previsto. E in effetti sono migliaia le collisioni realizzate oggi; la loro conferma potrebbe cambiare moltissimo la nostra visione delle interazioni forti. Questo sarebbe un risultato eccezionale e ottenibile nel giro di pochi giorni. Ovviamente poi le misure più complesse richiederanno tempi più lunghi. Al momento, quello che si vede con chiarezza è la differenza di energia: si vede a occhio nudo e nei calorimetri. Credo che già nei prossimi giorni si potranno avere i primi risultati.
Come procederà l’attività dei ricercatori coinvolti nei quattro esperimenti nei prossimi mesi?
L’attività quotidiana sarà veramente frenetica. I ricercatori agiranno su più fronti. Continueranno innanzitutto a raccogliere continuamente i dati dell’esperimento, gestire il corretto funzionamento dell’apparato e infine l’analisi e il trattamento dei risultati per le future pubblicazioni. E non è finita qui. Contemporaneamente bisognerà guardare al futuro pensando a eventuali miglioramenti da apportare al progetto.
(a cura di Daniele Banfi e Mario Gargantini)