Sono sei le città europee dove il grande pubblico potrà avere un contatto diretto con le nanotecnologie: tra queste due sono italiane, Milano e Napoli e a Milano è al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia che da sabato 6 marzo questa singolare esperienza sarà possibile a tutti. È stata infatti inaugurata la nuova Area Nanotecnologie, realizzata nell’ambito del progetto europeo NanoToTouch finanziato dal Settimo programma quadro della UE e coordinato dal Deutches Museum di Monaco. NanoToTouch porta i laboratori e i ricercatori al di fuori delle strutture accademiche e li inserisce all’interno di science centre e musei scientifici: oltre a Milano, sono i Musei di Monaco e Göteborg ad aprire gli Open Nano Lab, laboratori di ricerca aperti al pubblico; mentre a Napoli si affiancano Mechelen (Belgio) e Tartu (Estonia) con i Nano Researcher Live areas, aree temporanee di incontro con i ricercatori.



Questa infatti è l’originale idea comunicativa: invitare la gente a “disturbare” i ricercatori durante il loro lavoro e con loro fare esperienza di questo straordinario nuovo mondo che è il nanomondo; si potranno vedere gli scienziati in azione, non solo nel raccontare quel che fanno ma “mentre” fanno reale ricerca. I ricercatori del Cimaina (Centro Interdisciplinare Materiali e Interfacce Nanostrutturati) nel laboratorio ricavato all’interno del Museo studieranno le proprietà di alcuni materiali nanostrutturati, come il biossido di titanio e il carbonio, determinando quali reazioni elettrochimiche avvengano alla loro superficie e come questi processi siano influenzati dalla luce. Questi nanomateriali possono trovare applicazione in dispositivi di vario tipo: ad esempio in celle fotovoltaiche per la produzione di elettricità dalla luce solare, in supercondensatori per immagazzinare l’energia elettrica o in celle per la produzione o l’utilizzo di idrogeno.



Da domani quindi al Museo gli esploratori del nanomondo potranno trovare attrezzature, mappe, compagni di avventura per iniziare un viaggio in uno scenario popolato da oggetti di dimensioni del miliardesimo di metro. Per dare un’idea almeno indicativa di cosa ciò significhi, può essere utile ricorrere agli esempi proposti da Paolo Milani, fisico dell’Università degli Studi di Milano e del Cimaina e uno dei pionieri delle nanotecnologie in Italia: «La cruna di un ago è grande un milione di nanometri, un globulo rosso misura circa mille nanometri, un frammento di DNA è lungo pochi nanometri (e contiene tutte le informazioni necessarie allo sviluppo di un intero organismo vivente), infine un atomo ha dimensioni di circa un decimo di nanometro: quindi un oggetto sferico di qualche nanometro di diametro sarà formato da poche migliaia di atomi».



 

Visitando l’Open NanoLab, oltre a vedere i ricercatori all’opera con gli strumenti e le apparecchiature tipiche di un laboratorio di caratterizzazioni fotoelettriche, il pubblico potrà rendersi conto di quella che Milani indica come il diverso punto di vista del mondo nanometrico. «La realtà è sempre la stessa tuttavia la prospettiva di un osservatore nanometrico è radicalmente diversa rispetto a un normale osservatore. Ad esempio forze che per esseri delle dimensioni di un paio di metri sono irrilevanti, come la viscosità dell’acqua o le forze di adesione tra due superfici, diventano di straordinaria importanza.

Gli oggetti nanometrici sono continuamente sballottati dall’agitazione termica del mezzo che li circonda (moto browniano), l’adesione su una superficie è altissima: le caratteristiche salienti dell’universo fisico percepito sono quindi radicalmente differenti e dipendono dalla scala dell’osservatore». Il nostro nanoscienziato fa l’esempio di un virus che percepisce l’universo e quindi vi si adatta (per adattamento si intenda il modo di muoversi, nutrirsi, riprodursi, scambiare informazioni) molto diversamente da noi non necessariamente perché è “meno complesso” ma semplicemente perché è molto più piccolo.

 

Non manca infine la possibilità di vedere come la struttura nanometrica delle cose possa modificare le proprietà anche a livello macroscopico: nell’atrio del NanoLab è esposta una serie di contenitori con soluzioni di particelle d’argento in acqua distillata dove la differenza di colore dei liquidi è data dalla diversa dimensione delle particelle.

 

 

Sono esposte anche una farfalla Morpho Menelaus e una Urania Riphaeus, come esempi di nanostrutture presenti in natura: infatti i colori cangianti delle loro ali non sono dati da pigmenti colorati ma da uno strato superficiale di cheratina nano-strutturato.

Quanto alle nanostrutture usate già negli oggetti di tutti i giorni, sono esposti per confronto un hard disk degli anni ’80 e uno attuale: quest’ultimo sfrutta le proprietà delle nanostrutture per memorizzare in uno spazio più piccolo un maggior numero di informazioni.