In questi mesi che chiudono le ricorrenze galileiane (la prima osservazione dei satelliti di Giove è del 7 gennaio e la pubblicazione del Sidereus Nuncius è del 12 marzo di 400 anni fa) il noto settimanale a fumetti Topolino ha proposto una simpatica iniziativa: ai numeri dal 2824 al 2828 alla rivista erano allegate, per qualche euro in più, le cinque parti di un “cannocchiale” presentato come “di Galileo”.



Poco più che un giocattolo, beninteso, con obiettivo in plastica e un oculare che consente una trentina di ingrandimenti; ma forse sufficiente ad avvicinare i bambini e i ragazzi all’affascinante osservazione del cielo (che è tale, comunque, anche semplicemente ad occhio nudo o con un comune binocolo).

Dove il notissimo periodico cade, però, non è tanto sul fatto che quello fornito non è un “vero” cannocchiale galileiano (l’immagine diritta che esso mostra non è ottenuta infatti con un oculare formato da una singola lente divergente o negativa, come negli strumenti di Galileo, ma piuttosto con un oculare composto da due lenti convergenti o positive), quanto nelle brevi note riportate sulla figura e sull’opera del grande pisano.



Nell’inserto della rubrica Focus, dal titolo di per sé eloquente “Eppur si muove!” sono contenute infatti alcune inesattezze e imprecisioni, oltre a una collezione di luoghi comuni sulla vicenda del processo a Galileo e della sua conseguente abiura. Cito dal testo: «Notò che Venere, come la Luna, presentava delle “fasi” [cioè essa appare ora come un disco, ora come una falce più o meno sottile], che dimostravano in maniera inequivocabile il moto di rivoluzione del pianeta attorno al Sole».

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In realtà le fasi di Venere, che sarebbe impossibile osservare nel loro insieme in un sistema di tipo tolemaico e che quindi portano ad escluderlo, potevano tuttavia essere completamente spiegate sia ammettendo un sistema eliocentrico sia ipotizzando il sistema proposto dall’astronomo danese Tycho Brahe, maestro di Keplero, in cui la Terra è immobile al centro, la Luna e il Sole le ruotano attorno mentre i pianeti ruotano attorno al Sole. Quindi la presenza della fasi di Venere è un indizio, non certo una prova definitiva della bontà del sistema eliocentrico.



Ricorrente nei testi dell’inserto è poi l’affermazione che l’accusa di eresia rivolta a Galileo sia diretta conseguenza del suo sostegno alla teoria copernicana, passando così tranquillamente sopra a tutta la complessità di una vicenda lunga e travagliata, in cui gli aspetti di carattere scientifico, epistemologico, filosofico, culturale, pastorale e – non ultimi – personale e caratteriale dei soggetti coinvolti risultano strettamente legati tra loro con pesanti, reciproche influenze.

In un trafiletto intitolato “L’abiura di Galileo” si illustra infine come la famosa frase "Eppur si  muove!" non sia stata pronunciata dallo scienziato dopo la formula dell’abiura come molti ritengono, ma «più probabilmente inventata dal giornalista Giuseppe Baretti» per l’antologia Italian Library pubblicata a Londra nel 1757, con «l’intento di difendere la dignità dello scienziato italiano, costretto a rinnegare il modello copernicano».

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Curiosamente, le frasi usate dall’autore del breve testo sono identiche o quasi a quelle della voce di Wikipedia “Eppur si muove”: semplice coincidenza? Peccato però che si trascuri un particolare rilevante, che Wikipedia invece riporta: che Baretti, cioè, «aveva ricostruito la vicenda in maniera anticattolica».

Le brevi osservazioni riportate sottolineano, se mai ve ne fosse bisogno, quanto siano diffuse – e riproposte ancora oggi, persino su un periodico per ragazzi – posizioni su Galileo, sulla sua fondamentale opera scientifica, sulla sua vicenda umana e sul “caso” che l’ha coinvolto ben poco aderenti alla realtà dei fatti.

Realtà che viene invece presentata con obiettività pacata e rigorosa nella mostra Cose mai viste, proposta dall’associazione Euresis all’ultimo Meeting di Rimini e ora disponibile in versione ridotta ad uso delle scuole. Uno strumento importante in mano a docenti e studenti per un serio e approfondito lavoro culturale su Galileo e sulle sue scoperte, l’occasione per riprendere il filo di una vicenda tanto decisiva per la sviluppo della cultura tutta, non solo di quella scientifica, superando allo stesso tempo gli stereotipi e i pregiudizi che ne impediscono la piena e autentica comprensione.

 

 

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