Il Professor Francesco Regoli, dell’Istituto di Biologia e Genetica dell’Università Politecnica delle Marche, è esperto di ecotossicità. Dell’impatto cioè che i disastri ambientali hanno sugli organismi animali e umani. A lui abbiamo chiesto di approfondire questo aspetto di quanto sta accadendo al largo delle coste della Louisiana, dopo la fuoriuscita di petrolio da una piattaforma esplosa.



Che tipo di effetto ha una chiazza di petrolio di queste dimensioni sulle diverse specie animali che colpisce?

Le chiazze di petrolio nel momento in cui arrivano hanno due tipi di effetto. Il primo di tipo meccanico cioè quello di una macchia oleosa che ricopre tutto quello che trova. Fa poca differenza da questo punto di vista la specie animale che incontra. Dall’altro questi eventi hanno un impatto che sul momento è completamente distruttivo. Tutto sta, per limitarne l’effetto, nelle condizioni climatiche e se si riesce a contenere o a eliminare parte del greggio prima che la marea arrivi sule coste. Fondamentale è prevedere in anticipo quando e dove arriverà la macchia di gregge per essere pronti e allertati ad intervenire.



Si dice che se la chiazza di petrolio dovesse arrivare sulla costa della Louisiana l’impatto sarebbe devastante.

Lo sarebbe in qualunque ecosistema. Il problema della Louisiana è di avere zone paludose e ba asso idrodinamismo. In più zone di non facile accessibilità. In situazioni come queste, se uno ha disposizione aeree in cui possono arrivare mezzi e persone è una cosa positiva. Gli interventi di rimozione meccanica degli idrocarburi sono fondamentali. Certo è che all’interno di una foresta paludosa come è gran parte della costa della Louisiana questo tipo di interventi sono estremamente difficili e complicati.



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E’ possibile fare una valutazione del danno economico di questo evento?

Al momento è difficile se non impossibile. Le condizioni meteo sono in continua evoluzione, bisogna sapere esattamente quanto greggio è fuoriuscito e per quanto continuerà a farlo. Certo, una zona come quella che la chiazza si appresta a impattare dove ci sono economie facilmente quantificabili dal punto di vista ambientale, come la pesca e anche la pesca del gambero, può subire un danno di tipo duraturo se le alterazioni sono consistenti e il tempo per riportare la zona a regime normale non è troppo lungo. Viene dunque colpita la catena alimentare.

 

A che tipo di danno va incontro l’uomo?

L’uomo non va incontro a un tipo di danno particolarmente elevato. Ci sono altri tipi di contaminazione, di inquinamento, sicuramente peggiori per l’uomo. Un esempio è quello di quanto accaduto in Galizia tempo fa, con l’inquinamento provocato dalla fuoriuscita dalla nave Prestige. Quella chiazza di petrolio ha ovviamente avuto un impatto devastante sulle coste, sull’ecosistema, sugli impianti di acquacultura, però paradossalmente la contaminazione da idrocarburi ha dentro un aspetto positivo. E cioè ha un margine di degradabilità e quindi di recupero, di scarsa biomagnificazione di certi composti tossici. L ’ambiente della Galizia mostra grandissimi segni di recupero. Per dire: se ci fosse stato un inquinamento da diossina la situazione sarebbe stata molto peggiore.

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C’è qualche parallelo che si può tracciare con quanto accaduto recentemente nel fiume Lambro?

Il fiume Lambro presenta già una situazione alterata, di inquinamento. Gli interventi di rimozione della massa oleosa sono stati abbastanza efficaci rispetto a un danno che avrebbe potuto essere stato di entità molto maggiore, ad esempio se la chiazza fosse arrivata nell’Adriatico. Credo che l’emergenza sia stata molto ben gestita, adesso ci vorrà del tempo, ci sono studi in corso per valutare gli effetti meno evidenti. E’ facile in queste situazione vedere il pesce morto o il cormorano coperto di petrolio, più difficile e mediaticamente meno rilevante è scoprire se il cormorano ha subito delle alterazioni che potranno fargli produrre uova più fragili, cioè effetti a lungo termine. Nel caso del Lambro si può escludere ci sia stato un danno acuto evidente, ci vorrà del tempo per vedere se danni meno acuti ma più subdoli si verificheranno nella popolazione del fiume.

 

Che tipo di danno a lungo termine subiscono ad esempio i pesci in questi casi?

Il danno più grave è l’insorgere di patologie tumorali. Alcune componenti degli idrocarburi sono fortemente cancerogene. Ma è anche vero che gran parte di questi componenti sono generalmente più volabili e se la macchia non arriva subito a terra diventa meno tossica. E’ difficile fare previsioni, se le condizioni meteo la tengono a largo il petrolio dopo un po’ perde le componenti cancerogene. Rimangono altri effetti collaterali: alterazioni ormonali, scompensi ezematici, difese immunitarie compromesse. La lista delle conseguenze tossicologhe comprende praticamente ogni tipo di conseguenza.