Le piante di appartamento possono essere molto pericolose. Questo è l’avvertimento della Fondazione Maugeri di Pavia, che ricorda che mediamente al locale centro antiveleni si registrano 200 casi di intossicazione da veleni presenti nelle piante. La cosa sorprendente è che il pericolo può arrivare anche dalle specie più diffuse e apparentemente innocue, come il ciclamino, l’alloro, il glicine, il gelsomino, il vischio e la stella di Natale.



Il Professor Maurizio Cocucci, Ordinario di fisiologia vegetale all’Università degli Studi di Milano, ci spiega però che è necessario ingerire le piante perché si abbia l’intossicazione. Questo è ovviamente un rischio per i bambini nel caso di specie tenute in casa (il 66% dei casi registrati a Pavia), mentre i casi più frequenti per gli adulti riguardano il confondere una pianta selvatica per un’altra. Nella classica gita fuori porta in mezzo alla natura, è dunque bene non raccogliere piante se si intende mangiarle, a meno che non si sia esperti botanici.



Molte piante e molti frutti infatti sono simili tra loro, come certe bacche di ribes (eduli) simili alle bacche di Daphne mezereum (tossiche). La cicuta è stata invece confusa con il finocchietto selvatico. Quali sono i reali pericoli o come ci si può difendere al meglio? Ecco le risposte del Professor Cocucci.

Professore, innanzitutto ci può confermare la “pericolosità” di alcune piante da appartamento?

Esistono piante da appartamento che hanno principi che possono risultare velenosi, ma il rischio si corre solo quando vengono ingerite (foglie, frutti o parti del fusto). Ci possono poi essere ovviamente anche casi di allergie ai pollini di queste piante, ma si tratta di un problema soggettivo e che non ha conseguenze particolarmente gravi per la salute.



Quali rischi si corrono?

C’è ad esempio la Dieffenbachia, una pianta dalle ampie foglie verdi molto diffusa negli appartamenti perché molto bella e ornamentale. Bene, al suo interno contiene una sostanza che paralizza i muscoli della bocca. Purtroppo è abbastanza tipica l’intossicazione da questo tipo di pianta.

È così difficile non accorgersi della pericolosità di una pianta?

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In generale va detto che molte piante producono queste sostanze per difesa naturale e gli uomini e gli animali nel tempo hanno imparato a classificarle. Il problema oggi è che molte piante che vengono acquistate sono esotiche e piacciono ancora di più per la loro bellezza estetica. Anche queste al loro interno hanno principi attivi che possono risultare tossici. L’unica avvertenza è quindi di non ingerirle. Un problema che riguarda soprattutto i bambini.

 

Capita anche che una pianta venga scambiata per un’altra. Ad esempio qualcuno confonde la cicuta con il finocchietto selvatico.

 

Questo è un altro problema, diverso da quello delle piante da appartamento, e che è ancora più grave. Succede frequentemente che alcune persone scambino una pianta per un’altra che può risultare tossica. Il consiglio quindi è di non ingerire mai piante selvatiche se non si è assolutamente sicuri della loro natura.

 

Ci si può affidare a un libro, a una guida specializzata?

 

Bisogna stare molto attenti, perché le guide botaniche spesso forniscono caratteristiche delle piante che sono generali. Però, i vegetali hanno la proprietà di poter modificare le loro caratteristiche a seconda dell’ambiente in cui si sviluppano.

 

Dunque si corre il rischio di raccogliere una pianta convinti che sia un’altra, oltretutto convinti di avere un supporto scientifico?

 

Una classificazione precisa al 100% non può essere fatta se non in termini assolutamente approssimativi. Esiste anche il problema che alcune piante si differenziano in maniera diversa a seconda dell’ambiente in cui si trovano, per cui diventa ancor più difficile riuscire a capire con che pianta si ha a che fare.

 

A chi conviene affidarsi per non correre rischi?

 

A un botanico esperto, tenendo presente che ha bisogno di vedere con i propri occhi la pianta in questione per poter fornire una corretta e sicura classificazione. In linea di massima, le persone dovrebbero prestare la stessa attenzione che si usa quando si raccolgono dei funghi.

 

Il periodo dell’anno che stiamo vivendo, la primavera, è secondo lei potenzialmente più pericoloso?

 

Sì, ma per una questione antropica. Mi spiego: in questa stagione è più facile che l’uomo sia portato ad apprezzare la bellezza della natura, anche perché c’è uno sviluppo rigoglioso di molte specie. Frequentemente poi si fa l’errore di confondere la naturalità con la non tossicità. Invece ci sono tante cose naturali che sono altamente tossiche.

 

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Cosa fare in caso di intossicazione (Fonte: Fondazione Salvatore Maugeri)

 

Se il contatto cutaneo con una pianta o parte di essa induce localmente prurito o bruciore, posizionare la zona interessata sotto l’acqua corrente per alcuni minuti e proteggere successivamente con un panno asciutto.

Nei casi gravi bisogna rivolgersi immediatamente al proprio medico, all’ospedale più vicino o direttamente ad un Centro Antiveleni, fornendo il maggior numero possibile di informazioni: età dell’intossicato, sintomi, tempo trascorso dall’ingestione, presenza di vomito, nome della pianta o dati per la sua identificazione, parte della pianta ingerita e quantità. È fondamentale portare con sé un campione o munirsi di strumenti (cellulare con fotocamera o macchina fotografica digitale) per rendere il più rapido possibile il riconoscimento.

Va evitata la somministrazione latte o altri rimedi casalinghi o di indurre il vomito,onde evitare un aggravamento delle condizioni del paziente.

Occorre ricordare che la comparsa dei sintomi in caso di ingestione di bacche o foglie potenzialmente tossiche può non essere immediata; quindi il benessere nel soggetto nelle prime ore non può escludere un aggravamento successivo del quadro.