Mercoledì 26 maggio si è celebrata la Giornata mondiale sulla sclerosi multipla. Proprio in occasione di questa ricorrenza è stato annunciato l’imminente inizio della prima sperimentazione nell’uomo di una terapia basata sull’uso di cellule staminali mesenchimali. Uno studio che verrà realizzato con finanziamenti internazionali e in primis anche quello della Federazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM). A soffrire di questa malattia sono circa 1,3 milioni di persone al mondo, di cui 400.000 in Europa e 57.000 in Italia. Una patologia caratterizzata da una reazione del nostro sistema immunitario nei confronti della mielina, una sostanza che ricopre le cellule nervose e che permette il corretto passaggio degli impulsi elettrici.



Anche se ad oggi non esistono terapie definitive che eliminino completamente la malattia, esistono però numerosi trattamenti che riducono l’incidenza e la severità degli attacchi nella maggior parte dei casi. Nonostante ciò una terapia a base di cellule staminali potrebbe aprire nuovi scenari nella lotta contro questa malattia. Il professor Antonio Uccelli, del Dipartimento di Neuroscienze Oftalmologia e Genetica dell’Università di Genova, è lo scienziato italiano che coordinerà la parte europea del progetto di sperimentazione. Ecco le risposte che ha dato a ilsussidiario.net:
 



Professor Uccelli, cosa sono le cellule staminali mesenchimali e perché sono così interessanti?

Innanzitutto le staminali mesenchimali rientrano nella categoria di cellule staminali “adulte”. Esse si trovano nel midollo osseo ed hanno la caratteristica di poter generare cellule di differenti tipi come quelle del sangue, dell’osso, della cartilagine e dei muscoli. Attualmente vengono già utilizzate nelle malattie emato-oncologiche. Oltre ad avere questa notevole capacità, le mesenchimali possiedono due ulteriori caratteristiche che le rendono davvero promettenti proprio nella cura della sclerosi multipla



Di cosa si tratta?

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Una prima caratteristica è quella di essere in grado di modulare la risposta immunitaria. La sclerosi multipla è una di quelle malattie causate dall’attacco, da parte del nostro sistema immunitario, alla mielina. Di norma le cellule immunitarie agiscono solo in presenza di agenti esterni. Per diversi motivi, quando qualcosa non funziona, queste cellule cominciano ad attaccare il nostro corpo. La capacità di mediare dunque questo tipo di risposta da parte delle mesenchimali, rende queste staminali in grado di controllare il processo che è alla base della malattia.
 

 

L’altra caratteristica?

 

La seconda caratteristica, non meno importante della prima, è quella che vede le mesenchimali capaci di produrre fattori neurotrofici. Essi sono delle sostanze in grado di proteggere le cellule del sistema nervoso. Una funzione molto importante se si considera che sono proprio loro quelle danneggiate nella sclerosi multipla.
 

Come avverrà la sperimentazione?

 

Innanzitutto questa sperimentazione avverrà dopo un lungo lavoro di caratterizzazione delle capacità di queste cellule avvenuto in laboratorio. Bisogna però precisare che a differenza di quello che si sente spesso sulle staminali, capaci di rigenerare qualsiasi tessuto, questa sperimentazione si pone l’obbiettivo di proteggere le zone colpite dalla malattia. Ciò grazie a quelle due particolari caratteristiche che ho illustrato precedentemente. Le cellule staminali mesenchimali verranno iniettate endovena con l’obiettivo di ottenere un miglioramento nei parametri di attività radiologica della malattia. Questa che sta per iniziare sarà una sperimentazione internazionale coordinata da me per l’Europa e per il Nord America da Mark Friedman, dell’università di Ottawa (Canada). Coinvolgerà circa 150 pazienti nel mondo,tra i 20 e i 30 italiani, con una malattia ancora attiva ma, importante sottolinearlo, non in fase avanzata. Persone nelle quali le cure tradizionali non hanno dato i risultati sperati. Nel giro di un anno, in attesa di tutte le autorizzazione del caso, dovremmo riuscire a partire con il progetto.
 

(a cura di Daniele Banfi)