Tra i pochi difetti che possiamo trovare all’estate c’è quello del fastidio provocato dalle punture di zanzara. Se però nel nostro paese questi insetti possono darci solo una sensazione di prurito, in altre zone del mondo sono la causa della trasmissione di una malattia diffusa e purtroppo spesso letale: la malaria.
Si calcola che nel mondo ogni anno ne siano colpite circa 500 milioni di persone e che in un milione di casi l’esito sia mortale. Uno dei dati che più impressiona e invita a riflettere sulle politiche di contrasto alla malattia è quello che vede la morte di un bambino ogni 30 secondi. Più del 90 per cento dei contagi si verifica nell’Africa tropicale, una zona del pianeta ancora troppo povera ed impreparata per gestire epidemie di malaria. Anche l’Europa non è esente da questo problema poiché si registrano diversi casi di malattia nei turisti che ritornano dalle zone endemiche.
In realtà la malaria non è causata dalle zanzare ma bensì da un parassita (Plasmodium), trasportato dagli insetti tramite la puntura, in grado di entrare nel circolo sanguigno ed in particolare nei globuli rossi. All’interno di essi si moltiplica sino a rompere il globulo e causa così la tipica febbre intermittente. Una volta nel torrente circolatorio può essere nuovamente prelevato dalla zanzara per colonizzare il sangue di un’altra persona e continuare così il suo ciclo vitale.
Nel corso degli anni sono state diverse le molecole sviluppate per curare questa malattia. Allo stato attuale tutti i farmaci autorizzati vanno a bloccare lo sviluppo del Plasmodium quando è all’interno del globulo rosso. Alcune molecole con il passare del tempo sono diventate però inutili a causa del fenomeno della resistenza. Inoltre, in passato, le diverse prove per sviluppare vaccini sono risultate sempre vane. Uno dei tentativi possibili tipici dei vaccini è l’iniezione di forme attenuate del plasmodio per immunizzare la persona. Un approccio che è difficilmente realizzabile su larga scala.
Dagli Stati Uniti giungono però nuove notizie confortanti proprio sulla possibilità di sviluppo di un nuovo vaccino che sembra essere davvero promettente. Alcuni ricercatori della Rockefeller University di New York sono riusciti a produrre un vaccino efficace in grado di generare l’immunità alla malattia negli animali sottoposti all’esperimento. Il vaccino è stato creato partendo da uno già esistente contro la febbre gialla. I ricercatori hanno modificato il vecchio aggiungendo un gene in grado di produrre una proteina che normalmente ricopre la superficie del plasmodio. Così facendo, gli animali nei quali è stato inettato il vaccino, sono stati in grado di produrre degli anticorpi e, dopo essere stati infettati con il plasmodio della malaria, sono sopravvissuti tranquillamente alla malattia. Un risultato importante che ora sta portando gli scienziati a progettare un vaccino simile anche per l’uomo.
La notizia della scoperta ad opera dei ricercatori della Rockefeller University non è la sola ad aver dato nuove speranze nella lotta alla malaria. Gli studiosi del centro di ricerca australiano Walter and Eliza Hall di Melbourne (Australia) hanno individuato da poco una molecola in grado di contrastare l’entrata del plasmodio all’interno dei globuli rossi. Per entrare esso deve prima legarsi sulla superficie della cellula del sangue ed in particolare ad una proteina chiamata MSP1. I ricercatori hanno scoperto che una molecola simile strutturalmente all’eparina (anticoagulante) ma priva del suo effetto, è in grado di legarsi a MSP1 e quindi di impedire che vi si leghi il Plasmodium.
La scoperta di questo meccanismo apre ora la strada ad un modo nuovo nel concepire le cure contro la malaria. Uno dei possibili approcci futuri sarà quello di utilizzare una combinazione con farmaci esistenti uniti a quelli che verranno sviluppati dopo questa scoperta. In pratica un farmaco cercherebbe di impedire al parassita di entrare mentre l’altro cercherebbe di fermare il suo sviluppo dentro i globuli rossi. Secondo gli scienziati un simile trattamento combinato potrebbe essere disponibile globalmente entro 5-10 anni.
Come abbiamo potuto constatare, la ricerca nella lotta a questa malattia ha prodotto negli ultimi mesi dei grossi risultati. Nonostante ciò la malaria rappresenta ancora una patologia che, per quei paesi che non hanno un’adeguata assistenza sanitaria, miete vittime soprattutto tra i bambini.
Nelle zone del pianeta più sviluppate invece viene spesso dimenticata dai mezzi di comunicazione proprio perché non presente. Dobbiamo ricordare però che la cura di questa malattia non è poi così costosa. Infatti secondo i dati forniti da diverse associazioni che si adoperano ogni giorno nel combattere la malaria, tre dosi di trattamento per un bambino sotto i 5 anni costano solo 45 centesimi.