La cara e vecchia enciclopedia è ormai un lontano ricordo. Ora, chiunque voglia approfondire un argomento, lo può fare in maniera molto più semplice raccogliendo una quantità inimmaginabile di informazioni.
Ciò è possibile grazie all’uso di internet, strumento in grado di rivoluzionare le nostre vite ma che spesso, se utilizzato erroneamente, può nascondere pericolose insidie anche per la salute umana.
Tra le tante, vorrei porre particolare attenzione a quei siti che propongono stili di vita del genere “pro-ANA”. Cosa significa questa sigla? I pro-ANA non sono altro che siti o blog che promovuono l’anoressia, uno dei più importanti disturbi del comportamento alimentare che si contraddisntingue dal rifiuto del cibo e della paura ossessiva di ingrassare.
Secondo dati epidemiologici l’anoressia sembra essere una sindrome legata al benessere, poiché praticamente assente nei paesi più poveri dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.
Un recente studio pubblicato dall’American Journal of Public Health, ha analizzato diversi siti nei quali le ragazze possono reperire informazioni dettagliate sulle strategie da adottare per perseguire l’ideale di perfezione fisica. All’interno di queste pagine web è possibile trovare anche software per il conteggio delle calorie e modelli visivi a cui ispirarsi.
La pericolosità dei contenuti è accentuata dalla facilità con la quale è possibile cercare pagine pro-ANA attraverso un semplice motore di ricerca. Visionando alcuni blog si possono tranquillamente leggere le testimonianze di ragazze che raccontano di assumere meno di cento calorie al giorno, fornendo addirittura la dieta migliore da seguire.
Informazioni devastanti e pericolose per chi decide di seguirle e che devono far riflettere sulla potenza che internet può avere. La lotta a questa malattia dovrà dunque necessariamente passare anche dalla guerra informatica ai contenuti dei siti pro-ANA.
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Sempre rimanendo in tema di internet e pericoli per la salute, una buona notizia arriva dagli studi dei ricercatori dell’Università Ben Gurion del Negev, in Israele. Quanto spesso, dopo un suicidio inatteso, si va a vedere che cosa la vittima aveva scritto su Facebook o sul blog personale il giorno prima?
Grazie a un software sarà possibile individuare nei blog o in qualunque altro testo on line la presenza dei segni di una depressione. Uno strumento importante, perché potrebbe identificare segnali di allarme che spesso sfuggono anche a chi vive vicino a una persona depressa. Uno strumento che però, ed è doveroso sottolinearlo, non sostituisce l’analisi effettuata dal medico ma bensì è a supporto di essa.
Il programma sviluppato dai ricercatori israeliani individua tutte quelle espressioni sintomo di uno stato d’animo alterato, in particolare viene posta attenzione non solo alla parola ma anche al contesto, come il colore utilizzato dall’utente nello scrivere le frasi.
Il programma informatico sarà presentato alla fine dell’estate alla “2010 IEEE/WIC/ACM International Conference on Web Intelligence and Intelligent Agency Technology” che si terrà a Toronto, in Canada, dal 31 Agosto al 3 settembre. L’utilizzo del sofware apre però la questione privacy. Saranno tutti d’accordo a essere analizzati?