Gli abitanti di Torino non hanno potuto evitare di accorgersi, nei giorni scorsi, che la città si era trasformata in un mega laboratorio scientifico: nelle piazze principali svettavano le punte bianche dei gazebo e non potevano essere confusi con quelli della propaganda elettorale in quanto a loro accedevano periodicamente gruppi ordinati di bambini e ragazzi condotti dagli insegnanti delle scuole estive o dagli animatori degli oratori.
È così che Esof, Euroscience Open Forum, è sbarcato nel capoluogo piemontese e ha occupato pacificamente la città per sei giorni, alternando laboratori interattivi, conferenze, spettacoli, mostre e performance varie. Era già accaduto a Stoccolma, Monaco e Barcellona e nel 2012 toccherà a Dublino ospitare il grande evento biennale dedicato alla ricerca scientifica, all’innovazione e al loro impatto sulla società.
L’iniziativa ideata da Euroscience, un’associazione nata nel 1997 con sede a Strasburgo, che conta 2330 membri da oltre 40 Paesi, sembra non mostrare segni di stanchezza e, anche in tempi di crisi, riesce a mobilitare personaggi di livello internazionale, istituzioni e grandi aziende. Accanto ai nomi dei premi Nobel Peter Agre, Ada Yonath e Harold Kroto (chimica), Gerard ‘t Hoft (fisica) e delle principali istituzioni scientifiche nazionali e internazionali, si è vista un’azienda come Thales Alenia Space mettere in mostra i suoi trent’anni di attività industriale: dalle infrastrutture che permettono all’uomo di vivere nello spazio, a quelle delle sonde destinate all’esplorazione e allo studio dell’universo. C’era anche una simpatica serie di modelli del meglio dell’astronautica moderna: dalla Stazione Spaziale Internazionale alle sonde scientifiche Herschel, Planck, Goce, Mars Express ed Exomars.
I risultati, anche numerici, della kermesse rendono comprensibile la soddisfazione del direttore di Esof 2010 Pino Zappalà: i partecipanti al fitto programma scientifico presso il Lingotto hanno superato le previste quattromila persone, mentre tocca i 35.000 la stima del numero di chi ha seguito gli eventi distribuiti in diverse location cittadine del “cartellone” di Science in the City.
L’entusiasmo di molti dei giovani “dimostratori” (studenti universitari, dottorandi, ricercatori junior) è stato visibile e bene augurante; come pure la curiosità, a volte un po’ ruspante, di tanti bambini. È sempre apprezzabile notare un gruppo di ragazzini sdraiati sulla moquette di un salone osservare in silenzio le immagini del funzionamento del cervello proiettate su uno schermo appeso al soffitto. Come pure vederli un po’ sorpresi di fronte ai rivelatori di raggi cosmici e un po’ increduli del fatto che le lampadine colorate dell’apparecchiatura segnalassero il passaggio delle radiazioni proprio lì, davanti a loro e che si potesse capire in che direzione arrivavano semplicemente sovrapponendo i rivelatori.
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Più difficile valutare la reazione degli adulti. Le serate in piazza S. Carlo con i Nobel e con i sempre verdi Piero Angela e Mario Tozzi hanno avuto buon seguito; anche se la punta dell’interesse è stata toccata da “Green Porno: la notte della seduzione”, condotta da par suo, in fascia non protetta, dal matematico Piergiorgio Odifreddi che ha messo sul palco un giornalista scientifico, uno psichiatra, un biologo evoluzionista, una primatologa e un linguista per svelare la sottile arte della seduzione e dell’accoppiamento tra vermi e serpenti, insetti, papere e scimmie.
Ancor più interessante sarà raccogliere in futuro i frutti di tanta spettacolarità e di tanta interattività: che possono anche avere la loro funzione sul piano educativo, purché nessuno si illuda che basti giocare un po’ con l’Oca Verde, con Mathemagica e con Braeinstein, o schiacciare qualche pulsante degli exhibit della mostra sul cervello o sfiorare il touch screen di tanti fantasmagorici video interattivi per veder nascere la “Passion for Science” (questo era lo slogan della manifestazione) e soprattutto per attivare con continuità conoscenza e capacità creativa.