Nel film “L’alba del giorno dopo” piogge torrenziali devastavano la città di New York fino a quando un immane maremoto la allagava. Era il preludio a una nuova glaciazione. Gli eventi climatici di queste settimane di agosto in diverse parti del globo ricordano la stessa drammatica situazione. Cosa sta succedendo al clima?



– Piogge di origine monsonica che devastano l’Europa centrale. Polonia, Germania orientale, repubblica Ceca: sono i paesi del nostro continente che si trovano sommersi da fiumane violente di acqua provocate dalle piogge intense degli ultimi giorni. Non è la prima volta, anzi è un fenomeno questo che si verifica con sconcertante puntualità negli ultimi anni e quasi sempre nel mese di agosto (anche se la Polonia è stata colpita da un’analoga alluvione pure lo scorso mese di maggio) in questa parte centrale dell’Europa. I cambiamenti climatici in atto nel nostro pianeta sembra siano diventati un a realtà con cui fare i conti.



E’ stata definita “burrasca Viola”: le piogge cominciate l’8 di agosto e proseguite per 48 ore hanno provocato esondazioni di fiumi provocando almeno 15 morti tra Germania meridionale, sud ovest della Polonia, il nord della repubblica Ceca e Lituania. Nella sola Germania sono state evacuate circa 1500 persone. La rottura di una diga in Polonia ha provocato la crescita di ben quattro metri in tre ore del livello del fiume Neisse nella Sassonia tedesca.

 

Circa 2mila persone sono state fatte evacuare nella località di Zittau. La mattina del 9 agosto il livello delle acque era a 7 metri sopra la norma, un record che non si raggiungeva dal 1912. In Polonia, le acque hanno inondato il villaggio di Botatynia causando la morte di una persona. Il traffico ferroviario tra Germania e repubblica ceca è stato sospeso per diversi giorni a causa della crescita del livello del fiume Elba.



Nella repubblica Ceca le vittime sono cinque; quattro in Lituania, tre in Germania e tre in Polonia. A cento chilometri a nord di Praga migliaia di persone sono state evacuate nella regione di Liberec.

– E nella vicina Russia invece si assiste a una situazione totalmente opposta: qui si vive il caldo più asfissiante da circa mille anni con incendi che stanno mettendo in ginocchio l’intero paese. Bruciati oltre 200mila ettari di bosco. La Russia è investita da questo caldo soffocante da circa un mese: “Né noi né i nostri antenati sono stati testimoni di un tale fenomeno in mille anni dalla fondazione del nostro paese” ha detto alla tv il metereologo Aleksandr Frolov. Il record lo ha toccato il 29 luglio la città di Mosca, con 38,2 gradi.

 

 

Nel distretto del Volga si sono raggiunti i 44 gradi. Un fenomeno unico che non ha precedenti. Le previsioni parlano di temperature che si terranno costanti a questi livelli sino al 20 agosto con brevi piogge previste tra il 13 e il 14 agosto ma che non porteranno sostanziali cambiamenti nel clima. Intanto il fumo acre provocato dagli incendi che divampano nelle pianure e nei boschi provoca ondate di smog che hanno investito Mosca offuscandola in una inquietante cortina di fumo che ricordale le atmosfere da fine del mondo del film The Road.

Il fumo adesso tocca anche la città di San Pietroburgo. Il numero dei decessi nella città è raddoppiato, circa 5mila morti in più a causa del caldo e del fumo. Negli obitori non c’è quasi più spazio: su 1500 posti disponibili, 1300 sono già occupati dalle vittime del caldo.

– Già lo scorso maggio gli esperti avevano previsti che questa estate sarebbe stata particolarmente piovosa. Le cause erano state identificate nel minimo solare più profondo dell’ultimo secolo e nelle eruzioni vulcaniche degli ultimi mesi capaci di variare le temperature nell’ordine del centesimo di grado (0.3, 0.4): che significa un’estate al disotto della norma e un inverno rigido. A questi cambiamenti climatici naturali vanno aggiunti quelli provocati dal cosiddetto effetto serra, o global warming come si dice.

Quell’incidenza sul clima provocato dall’inquinamento dell’uomo e dall’abbattimento della foresta amazzonica, il polmone verde del pianeta. Ma quello che preoccupa gli esperti in queste ore di sconvolgimenti climatici in Europa è l’arrivo nel nostro continente di autentiche piogge monsoniche, un fenomeno che è sempre appartenuto all’Asia. Come mai? Quello che sta accadendo in Europa (negli ultimi quindici anni ci sono state tre alluvioni nell’Europa centrale come quella che si vive in questi giorni) ha infatti tutte le caratteristiche dei monsoni.

 

Dall’Atlantico arriva umidità e aria fredda che si dirige verso l’Europa centrale. Qui si scontra con l’onda calda che dai tropici si spinge negli ultimi anni sempre più a nord addirittura dirigendosi verso il Polo Nord. L’inevitabile scontro fra le due masse di aria fa salire l’aria calda che quindi si condensa e si scatena in piogge violenta. Gli esperti, ad esempio Giampiero Maracchi responsabile dell’istituto di biometereologia del Cnr di Firenze intervistato da Repubblica, definiscono questa situazione “anomalia termica su scala globale”.

Fino a pochi anni fa, dice, la spinta calda non arrivava così lontano con questa forza. Per quanto riguarda il caldo torrido della Russia, invece, succede che l’aria calda proveniente dai tropici e dal deserto del Sahara non trova in questa zona l’opposizione dell’aria fredda proveniente dall’Atlantico. Ecco che il caldo africano arriva nella steppa russa e la incendia. Per Maracchi, “i gas serra sono una coperta termica che trattiene il calore”. Crescono le temperature dei mari: il Mediterraneo quest’anno ha raggiunto sei gradi in più sopra la media.

Anomalie che producono altre anomalie, i conti davvero sembrano non tornare più. In Italia, ad esempio, fino agli anni 90 le piogge arrivavano a un livello di 40 millimetri nell’arco di due o tre ore. Adesso si arriva a 80-100 millimetri con punte che superano addirittura i 250 millimetri. Ed ecco anche nel nostro paese frequenti alluvioni.

LA SITUAZIONE IN ASIA – Un autentico supermonsone si è invece abbattuto nella regione del Ladakh, zona dell’Himalaya che fa parte del Kashmir indiano. Anche qui, in una zona abituata a manifestazioni di maltempo, non si era mai visto un livello tale di catastrofe. Piogge violentissime hanno allagato interi villaggi e bloccato oltre duecento turisti italiani e altri mille di diverse nazionalità. La particolarità della zona rende difficile i soccorsi, l’addetto dell’ambasciata italiana in India dice che “ci vorranno giorni prima di avere un quadro chiaro sulle condizioni dei cittadini italiani”.

 

 

Non si escludono vittime: un cittadino straniero morto di cui ancora non si è potuto riconoscere la nazionalità è stato visto nella valle di Zanskar. Tutta la zona dell’Himalaya, Tibet compreso, è assolutamente sconsigliata per chi vi avesse previsto una vacanza. Ma non va meglio nel vicino Pakistan, anzi. Qui le piogge torrenziali durano ormai da due settimane e hanno colpito la incredibile cifra di 15 milioni di persone. Il maltempo impedisce i soccorsi e nella valle di Swat 600mila persone hanno disperato bisogno di cibo, acqua e tende.

Secondo l’Onu, l’emergenza è ancora più drammatica di quella che colpì l’Asia con lo tsunami del 2004 e di quella del recente terremoto di Haiti. Ahmed Nadeem, direttore dell’agenzia nazionale di gestione delle catastrofi, sono coinvolte in totale 12 milioni di persone, 650.000 le abitazione distrutte o gravemente danneggiate. Morti circa 10.000 capi di bestiame e inondati 500.000 ettari di terreno agricolo. Secondo Nadeem i danni sono da stimare intorno a 2 miliardi di euro. Anche la Cina, nella regione di nord ovest di Gansu, è colpita da piogge devastanti. Sono 50mila le persone evacuate e il pericolo maggiore sono gli smottamenti e le frane.

In Cina quest’anno le piogge torrenziali hanno avuto conseguenze catastrofiche, causando 2.100 fra morti e dispersi in tutto il paese l’evacuazione di 12 milioni di persone e danni per oltre 30 miliardi di euro.

– Come si sono originati i fenomeni europei? Ce lo spiega il colonnello Mario Giuliacci, esperto di meteorologia. Che chiarisce: «per un mese, questa estate, l’Europa Centro-orientale, Russia compresa, ha avuto il caldo abbraccio dell’anticiclone nordafricano, quello che porta non solo bel tempo e cielo sereno, ma soprattutto molto, molto caldo».

 

 

Dal Nord Africa, poi, «si è allungato – continua – fino all’Italia, fino all’Europa Centrale, fino addirittura alla Russia. Dove ha determinato un periodo di forte siccità e l’assorbimento di una grande massa di calore, fino a divenire un polo infuocato». La situazione, di lì a poco, si sarebbe capovolta. «Al primo arrivo di aria fresca atlantica, si è innescata una miccia di intensità notevole. Il contrasto tra aria molto fresca e umida e aria molto calda stagnante in blocco, è sempre stato sinonimo di violenti nubifragi». Eppure, pare che in passato, alluvioni del genere, in Europa, non fossero all’orine del giorno.

«Si tratta di un fenomeno – dice Giuliacci – normale nella dinamica. Ma che capita più spesso rispetto al passato. L’estate europea in genere è diventata più calda rispetto ad una volta». Secondo il colonnello, «la temperatura del pianeta è aumentata, soprattutto negli ultimi trent’anni, facendo sì che aumentasse la temperatura di tutte le stagioni. La maggioranza della comunità scientifica dà la colpa all’uomo, all’incremento dell’effetto serra».

Giuliacci, su questo, ha una sua opinione: «Io, tuttavia, non ritengo che la colpa sia solo dell’uomo, ma di una concomitanza sfavorevole anche di cause naturali. Tra cui il Sole. Perché tra il 1950 e il gli inizi del 2000 il Sole ha incrementato la propria attività».

 

– Per quanto riguarda la nostra Penisola, di tutto questo, un «assaggio lo abbiamo avuto su Campania e Puglia, dove si sono abbattuti nubifragi di forte violenza. Dopo un lungo periodo di caldo, infatti, – argomenta Giuliacci -, al primo arrivo di aria fresca atlantica si è scatenato un fenomeno che, tuttavia, è stato di minore intensità rispetto all’Europa». Di minore intensità, quest’anno. Ma nei prossimi, in Italia, ci attendono stravolgimenti climatici? Giuliacci non ne è per nulla convinto.

«Se per futuro intendiamo questo agosto – spiega – no di certo. Sta tornando, per 5 o 6 giorni un’ondata di caldo che non ha niente a che vedere con l’ondata di caldo di luglio. Il divario termico tra l’aria calda e l’aria fresca atlantica non sarà tale da provocare disastri». Per quanto riguarda il futuro non immediato, invece, la situazione non dovrebbe destare, in ogni caso, particolari preoccupazioni. «E’ vero che l’uomo sta facendo sì che la temperatura del pianeta aumenti. Ma nei prossimi 10 o 20 anni alcune causa naturali agiranno contro l’effetto erra di origine antropico. Il Sole, ad esempio, sta diventando via via più pigro. Mentre il Nino, il fenomeno legato al riscaldamento delle acque del Pacifico, che quest’anno ha surriscaldato tutto il Pianeta, è destinato, nei prossimi 10 – 20 anni ad attenuarsi».
 

Queste due cause «tenderanno a raffreddare il pianeta. Non che la temperatura diminuirà. Ma si assesterà su questi livelli. In Italia, in ogni caso, eventuali alluvioni avranno scarsa frequenza. Abbiamo, infatti, le Alpi che ci proteggono dell’aria fredda atlantica», conclude Giuliacci.