Ormai anche le piastrelle non sono più semplici componenti passivi degli edifici o delle strutture che arredano le nostre città. Anche le piastrelle interagiscono con l’ambiente e svolgono alcune “funzioni” che possono risultare utili in campo energetico e ambientale. Tutto merito delle nanotecnologie, che sembrano non conoscere limiti nell’inventarsi gli ambiti applicativi più disparati.
Tutta la capacità “funzionale” delle nuove piastrelle si gioca nell’interfaccia, o più semplicemente, nei rivestimenti superficiali, che utilizzano una varietà di nanomateriali e di tecniche costruttive innovative. Se ne avrà un’eco in questi giorni durante alcune manifestazioni specializzate, come il Tecnargilla di Rimini (27 settembre – 1 ottobre) e il Cersaie di Bologna (28 settembre – 2 ottobre); ma sono solo le punte di un iceberg che da tempo galleggia tra i laboratori di grandi centri di ricerca, come il Centro Ceramico di Bologna, quelli di dinamiche aziende come la Casalgrande Padana e quelli di università come quelle emiliane.
Il primo ha realizzato il laboratorio Cecerbench per studiare e sviluppare piastrelle con una superficie funzionalizzata, in modo da offrire ai produttori di piastrelle ceramiche dell’Emilia-Romagna (ma non solo) un’assistenza tecnica altamente qualificata unitamente a risultati di innovazione tecnologica per la fabbricazione di prodotti ad alto valore aggiunto.
Il laboratorio concentra la sua attività sulle piastrelle di ceramica per il rivestimento di facciate di edifici al fine di realizzare superficie in grado di produrre energia elettrica con tecnologia fotovoltaica. Con il supporto di apparecchiature e strumentazione d’avanguardia, i ricercatori del centro bolognese studiano le proprietà dei materiali più idonei per realizzare un riporto, funzionante come una cella fotovoltaica, da applicare su piastrelle di ceramica in sostituzione dell’attuale smalto; hanno quindi sviluppato e messo a punto la tecnologia per realizzare, già durante la fase di smaltatura delle piastrelle, tale riporto in grado di trasformare la luce solare in energia elettrica; infine hanno prodotto linee-guida per la progettazione e la realizzazione di “pareti ventilate”, per il rivestimento di edifici con piastrelle ceramiche fotovoltaiche.
C’è da aggiungere che la piastrella ceramica, materiale tradizionalmente da arredo degli ambienti residenziali, negli ultimi anni ha visto il suo impiego espandersi verso gli ambienti pubblici e l’arredo urbano con lo sviluppo del gres porcellanato, che ha permesso di realizzare prodotti che uniscono elevati livelli prestazionali a caratteristiche estetiche notevoli.
Quanto all’azienda sopra citata, sta diventando celebre in tutto il mondo per l’idea, che è diventata un prodotto, di realizzare nuovi materiali con caratteristiche di autopulibilità che contribuiscono all’abbattimento dell’inquinamento e siano in grado di sviluppare cariche antibatteriche di grande efficacia. Sono gli elementi ceramici della linea Bios, basati sull’impiego di nanoparticelle che generano una reazione antibatterica capace di abbattere quasi totalmente i principali ceppi batterici presenti negli ambienti confinati. Si tratta di piastrelle in grès porcellanato a tutta massa pienamente vetrificato, sviluppata sulla base di una ricerca effettuata dai ricercatori dell’azienda in collaborazione con il Dipartimento di scienze biomediche, sezione di microbiologia, dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
A differenza di altri prodotti ottenuti con l’applicazione di un rivestimento superficiale, Bios è il risultato di un innovativo processo produttivo. Durante le fasi di lavorazione, il materiale ceramico viene infatti additivato con particelle di natura minerale, che producono un’azione battericida che rimane inalterata nel tempo e, a differenza di altri principi attivi, non ha bisogno della luce per attivarsi; mentre in presenza di umidità, tradizionale terreno fertile per lo sviluppo della flora batterica, vede addirittura amplificare i propri effetti benefici.
Il prodotto, dopo essere stato sottoposto a severe prove di laboratorio, è risultato altamente efficace in quanto consente di abbattere del 99,9% quattro insidiosi ceppi batterici: Staphylococcus aureus, Enterococcus faecalis, Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa. Un prodotto del genere diventa perciò di grande interesse in ambienti dove siano richieste elevate prestazioni di igiene, pulizia, sicurezza e facilita di manutenzione, quali: strutture sanitarie, laboratori di analisi e ricerca, nursery, asili nido, scuole, piscine, impianti sportivi, centri benessere, spogliatoi, locali di servizio, cucine private e collettive, mense, ristoranti, industrie e negozi agro-alimentari.
(Michele Orioli)