Arriva da Londra la notizia che lo zucchero farebbe male ai neonati. Eppure per decenni e più, ogni bravo genitore ha messo un po’ di zucchero sul ciuccio del suo bambino, oppure gli ha dato una zolletta da succhiare magari quando doveva fare un prelievo di sangue. Ricercatori del Medical Research Council di Londra invece adesso dicono: «Rischiamo di fare del male ai bambini solo perché ci pare di vedere un’espressione simile al sorriso sul loro volto quando leccano un po’ di saccarosio.



Beh, secondo le nostre ricerche non conta niente». Anzi, dicono di più: «Inutile insistere, il saccarosio non offre alcun contributo al trattamento della sofferenza. E’ meglio che i nostri dottori cambino strada. Consiglio di aspettare nuove indagini prima di utilizzare ancora lo zucchero». Altri pediatri sono dubbiosi, ma si fidano dei risultati dello studio. Solo pochi mesi fa, in realtà, un’altra ricerca, a cura dell’università di Toronto, aveva detto l’opposto: «Le probabilità di pianto si riducono del 20%. Mezzo cucchiaino di zucchero e la sofferenza passa. O per lo meno si riduce».



Più pratico il primario dell’ospedale mauriziano di Torino, Giuseppe Ferrari, intervistato da La Stampa: «Da vecchio pediatra dico che ai neonati purtroppo puoi fare dire tutto e il contrario di tutto e che sarebbe interessante capire qual è il senso di ricerche come quella canadese. Ma di sicuro in un neonato il pianto non è mai espressione di dolore, piuttosto è una richiesta di attenzione, che è un discorso completamente diverso. La funzione consolatoria dello zucchero la possono svolgere anche un ciuccio o un dito della mano, ma che il saccarosio allevi la sofferenza proprio non riuscirei a dirlo». E che procuri danni al cervello? «Neppure».