“Per la sua scoperta di un metodo che permette di trasformare le cellule adulte già differenziate in cellule che presentano le caratteristiche delle staminali embrionali”: con questa motivazione il premio per la Biologia e le potenziali applicazioni delle cellule staminali è stato attribuito dalla Fondazione Internazionale Balzan a Shinya Yamanaka, lo scienziato giapponese che ha creato le cosiddette “staminali etiche”, cioè cellule staminali molto simili a quelle embrionali, con un procedimento che non coinvolge la creazione o la distruzione di embrioni.



Un riconoscimento internazionale molto importante per un ricercatore che guardando un embrione umano attraverso l’obiettivo di un microscopio, lo trovò solo poco diverso da sua figlia: “c’era solo una piccola differenza”, ricordò Yamanaka in una lunga intervista al New York Times. Ci doveva essere un modo di fare ricerca senza distruggere embrioni, si disse. E a partire da questa semplice considerazione, lavorando sui topi – e non su cellule embrionali umane – scoprì un metodo per riprogrammare cellule adulte, facendole tornare “bambine”, con caratteristiche prossime a quelle embrionali: erano le iPS, cellule staminali pluripotenti indotte.
 



Nel 2006 fu pubblicato il suo lavoro sui topi, e nel 2007 quello in cui si dimostrò la validità dello stesso procedimento per le cellule umane. Insieme a Yamanaka anche un altro scienziato, Thompson, pubblicò lo stesso giorno un articolo in cui proponeva il medesimo esperimento per la formazione delle iPS, con la procedura inventata dal giapponese.

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Thompson fino ad allora era molto più noto del collega nipponico: era stato lui, nel 1998, negli Stati Uniti, grazie a finanziamenti privati, a creare la prima linea cellulare staminale da embrioni umani. Ma quell’osservazione al microscopio del ricercatore giapponese è servita più di tante manipolazioni ed inutili distruzioni di embrioni umani fatte dalla ricca equipe americana guidata da Thompson: l’invenzione che ha portato alle iPS è stata di Yamanaka, che infatti da solo ha vinto il prestigioso premio Balzan (oltre a molti altri ricevuti in questi anni).
 



E’ bene ricordare che la notizia della scoperta di Yamanaka in Italia fu accolta con generale freddezza, specie da parte di tanti sedicenti paladini della libertà di ricerca scientifica; e d’altra parte, i cosiddetti “grandi” quotidiani di opinione non riservarono molto spazio alla creazione delle iPS. Un silenzio imbarazzato e imbarazzante, dopo anni di campagne ideologiche a favore di una ricerca, come quella sulle staminali embrionali, che ha avuto fra i suoi principali risultati la più grande frode scientifica del secolo: la truffa del veterinario coreano Hwang Woo Suk che aveva pubblicato risultati falsi affermando di essere riuscito a clonare embrioni umani.
 

Ancora adesso, con poche eccezioni, è difficile trovare scritto a chiare lettere che la cosiddetta clonazione terapeutica – cioè il tentativo di clonare embrioni umani con lo stesso procedimento usato per far nascere la pecora Dolly – è un tentativo clamorosamente fallito, e che non esiste al mondo neppure una sola cellula staminale da embrioni umani clonati. Non sappiamo dove ci porteranno le “staminali etiche” dello scienziato giapponese.
 

Ma i suoi studi hanno già raggiunto obiettivi importanti: hanno cambiato la direzione di gran parte della ricerca scientifica del settore, dimostrando che è possibile trovare alternative a scelte eticamente controverse, quando si è determinati a farlo.