Di fronte ai 27 km dei tunnel dell’LHC, al Cern di Ginevra, i 1250 m di circonferenza del acceleratore SuperB, che sta per essere realizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), sembrano poca cosa. Ma non è in termini di lunghezza che si misureranno i risultati: il nuovo progetto internazionale, che il nostro Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha deciso di finanziare nell’ambito di un impegno pluriennale, avrà dalla sua la possibilità di ottenere collisioni tra materia e anti-materia con un’intensità cento volte superiore rispetto a quelle finora raggiunte a livello mondiale. Negli urti tra nano-fasci di particelle estremamente compatti, corti e densissimi verranno prodotti quark di tipo “bottom” e “charm”, leptoni (cioè particelle leggere) di tipo “tau” e mesoni (cioè particelle intermedie) di tipo B e D: ci si potrà quindi inoltrare nei territori della nuova fisica, dove non valgono più i modelli standard e dove domina la supersimmetria.
Non sarà però una sfida concorrenziale alla più potente macchina brillantemente in azione al Cern, quanto un apporto ulteriore di precisione e di originalità, per comprendere le profondità di una materia sempre più esuberante. Come ci ha spiegato Marcello Giorgi, fisico dell’università di Pisa e responsabile di superB, in vista della decisione circa la sede degli esperimenti, che dovrebbe essere presso i Laboratori Nazionali di Frascati o poco più a Nord, nella zona dell’Università Tor Vergata a Roma.



Come è nata l’idea di un acceleratore come superB?

L’idea è stata sviluppata sulla base dei positivi risultati degli esperimenti Belle in Giappone e Babar in California con una rilevante partecipazione italiana (il sottoscritto è stato leader dell’esperimento e più di cento fisici INFN vi hanno partecipato). A seguito dei risultati ottenuti da questi esperimenti, nel 2008 il premio Nobel per la Fisica è stato assegnato a Kobyashi e a Maskawa che avevano formulato il modello teorico di interpretazione del meccanismo di violazione della legge di simmetria detta CP per le particelle elementari. Purtroppo lo stesso riconoscimento non fu assegnato a Nicola Cabibbo che pure aveva anticipato con la sua teoria il meccanismo di mescolamento dei quark che spiega la violazione di CP.
L’idea di SuperB è stata proposta ed elaborata principalmente da fisici italiani e ha trovato risposta nella possibilità di realizzazione di un acceleratore così ambizioso come quello necessario per l’esperimento futuro SuperB. La risposta in termini di nuove idee per l’acceleratore è venuta dal gruppo di acceleratori dei Laboratori Nazionali di Frascati, che hanno dimostrato la fattibilità con un test effettuato con l’acceleratore Dafne.



Che tipo di esperimenti verranno condotti?
 

Utilizzando un apparato sperimentale completo e innovativo si possono fare studi di nuova fisica in misure sperimentali diverse: misure di violazione di simmetria sui decadimenti dei mesoni B; misure a energie più basse di violazione di simmetria nel decadimento del quark charm; misure di violazione di simmetria e di conservazione di sapore leptonico nei decadimenti dei leptoni tau; ricerca di nuove particelle.

Quali sono i segreti della materia che si potranno indagare con SuperB?

Si potrà cercare la spiegazione della quasi assenza di antimateria nel nostro universo a distanza dalla produzione primordiale in parti uguali di materia ed antimateria dopo in Big Bang. Si potranno verificare modelli di nuova fisica come la supersimmetria e l’esistenza di extradimensioni.



In che senso le ricerche di superB sono complementari e non alternative a quelle di LHC?

Queste ricerche sono complementari ai risultati di LHC: entrambe mirano a spiegare i meccanismi di formazione della materia così come noi la vediamo, a cercare di capire che cosa e come accadde immediatamente dopo il Big Bang. Come strumento di indagine, LHC usa l’altissima energia per produrre le particelle in grado di spiegare questi misteri. SuperB usa invece la altissima statistica di particelle prodotte a bassa energia, guardando quindi con estrema precisione alle anomalie rispetto a quanto ci si aspetta sulla base delle teorie correnti.

Si prevedono anche interessanti ricadute applicative: in quali campi?

Nel campo della tecnologia degli acceleratori di particelle con ricadute su applicazioni biologiche e mediche. Nello sviluppo di nuove tecniche e rivelatori di radiazione con ricadute su applicazioni mediche, di controllo del ambiente e della sicurezza. Nello sviluppo di nuove tecnologie informatiche e di calcolo, necessarie a causa della enorme quantità di informazioni prodotte dagli apparati di misura. Nelle tecniche di nano-metrologia. Nelle tecniche di misura di vibrazioni sismiche e dei relativi sistemi di controllo a livelli finora non realizzati. Infine, grazie alla attesa sinergia con l’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia), lo sviluppo di linee di luce ad altissima brillanza potranno trovare impieghi in fisica della materia, in chimica, in biologia e nelle nanotecnologie.

Attualmente a che punto è il progetto?

Prevediamo di poter iniziare gli esperimenti tra cinque anni.

(a cura di Mario Gargantini)