La recente comunicazione dei risultati dell’esperimento condotto all’interno della collaborazione Opera, tra il Cern di Ginevra e i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, che ha portato alla rilevazione della velocità di alcuni neutrini superiore a quella della luce (di circa 60 ns), continua a far discutere. Mentre tutti concordano sulla serietà scientifica e professionalità dei gruppi di ricercatori protagonisti della performance, emergono molte perplessità sull’opportunità di comunicare i risultati a questo stadio delle ricerche e anche alcuni dei componenti del supergruppo guidato da Antonio Ereditato hanno espresso pubblicamente il loro (sofferto) dissenso.
Ma cosa dicono gli altri fisici del Cern, impegnati nella caccia la bosone di Higgs ma interessati a tutto ciò che può gettare nuova luce sul micro mondo delle particelle elementari? Durante una visita ai laboratori del grande centro ginevrino, capita di sentire valutazioni come quelle di Vito Antonelli, docente di fisica nelle scuole secondarie superiori, che è anche ricercatore presso l’I.N.F.N. di Milano ed esperto di Fisica delle particelle (soprattutto fisica del neutrino): «È molto probabile che ci troviamo di fronte ad un errore, probabilmente di natura sistematica, assolutamente non banale da individuare. D’altro canto è possibile che siamo di fronte a qualcosa di molto nuovo che ci costringa a rivedere qualche aspetto della teoria della relatività. Infatti se diamo uno sguardo allo sviluppo della conoscenza scientifica nel corso della storia, esso non è sempre avvenuto in modo lineare: talvolta è caotico e succede che sono contemporaneamente presenti più piste di lavoro per spiegare un fenomeno fino a quando, in un momento di stallo, una strada originale in certi casi molto difficile da accettare, si impone consentendo di effettuare un salto concettuale dal punto di vista conoscitivo».
Il dibattito è più che mai acceso e promette di prolungarsi ulteriormente. Ilsussidiario.net ne ha parlato con Marco Cirelli, membro della Divisione Teorica presso il CERN e ricercatore del CNRS (Centre Nationale de la Recherche Scientifique) in fisica teorica presso l’Institut de Physique Theorique del CEA a Saclay, in Francia.
È prematuro sbilanciarsi nel dare spiegazioni di quanto rilevato e sono necessarie ulteriori verifiche sperimentali; però, allo stato delle cose, quali personali interpretazioni lei dà a questo risultato sperimentale?
La mia personale interpretazione è che ci troviamo di fronte ad un errore sperimentale, anche se assolutamente non banale, perché altrimenti dovremmo buttare via tutte le prove indirette che indicano che la teoria di Einstein è corretta, o modificarla in modo troppo “strampalato”.
Quali sono i gruppi di ricerca, nel panorama internazionale, che si stanno preparando a ripetere esperimenti analoghi a quelli di Opera e che consentiranno di convalidare questo risultato o confutarlo chiarendo, in quest’ultimo caso, le motivazioni dell’errore di misura?
Uno è un gruppo di ricerca americano che utilizza un rivelatore che si chiama Minos, un rivelatore di neutrini che si trova al Fermilab di Batavia, vicino Chicago, e li invia nella miniera di Soudan, nel South Dakota percorrendo circa 730 chilometri. Minos in precedenza aveva ottenuto una misura simile a quella di Opera ma con statistica troppo bassa.
Un altro gruppo di ricerca si trova in Giappone e il progetto si chiama T2K (Tokai to Kamioka); per via del terremoto ha dovuto interrompere momentaneamente la sua attività ma a breve riprenderà. Kamioka è un osservatorio che si trova nella miniera di Mozumi presso la località di Hida. Il progetto nasce da una collaborazione internazionale alla quale partecipa l’Italia; la distanza fra i rivelatori è di 295 chilometri.
Un altro progetto in corso qui al CERN è quello di ripetere l’esperimento effettuando misurazioni più precise dell’intervallo di tempo impiegato dai neutrini nei 230 Km del loro percorso, avvalendosi di un rivelatore vicino al loro punto di produzione; infatti se sul tempo di arrivo del fascio non si hanno dubbi, il tempo iniziale non è controllato bene, nel senso che è misurato per via indiretta a partire dai protoni che hanno prodotto i neutrini.
L’importante risultato sperimentale sulla velocità dei neutrini ci consente di riflettere anche sulla divulgazione delle notizie di scoperte scientifiche. Come ritiene debba essere effettuata una comunicazione scientifica seria e rispettosa della verità dei fatti? Cosa si rischia di trascurare che invece va tenuto presente?
Ritengo che nella società attuale si tenda a dare troppa enfasi agli annunci forniti a ritmi forsennati e questo porta ad una comunicazione sbagliata anche quando le agenzie scientifiche cercano di essere prudenti. Da un lato è un segnale positivo che ci sia una pressione da parte dei mass media, perché significa che il pubblico è interessato. Dall’altro, però, dal momento che non è possibile dare risposte esaurienti da un giorno all’altro, la comunicazione potrebbe essere controproducente. La mia personale posizione è quella di limitare gli annunci al pubblico, anche se lo staff del CERN sostiene che sono già molto attenti a filtrare con prudenza le notizie.
Una corretta informazione dovrebbe avere il coraggio di presentare le scoperte scientifiche nella loro natura complessa, trattenendosi dal sovra semplificare con poche e semplici parole, frasi, o concetti. Riportare le informazioni in modo completo consente di elevare la qualità delle conoscenze diffuse, con risultati dal punto di vista educativo a livello più elevato.
In pratica, cosa suggerisce?
Occorrerebbe mostrare le diverse possibilità o problematiche in gioco, altrimenti viene comunicata un’idea di come procede lo sviluppo scientifico fuorviante, in quanto appare erroneamente che avvenga una rivoluzione al giorno, in cui assetti teorici e concettuali precedenti si buttano velocemente via per lasciare il posto ad altri. Questi rischi, del resto, sono presenti anche all’interno della comunità scientifica: i tempi troppo rapidi, la logica della competizione esagerata possono portare ad un degrado qualitativo delle conoscenze.
(a cura di Nadia Correale)