Sembrava l’allineamento che precede la partenza della 24 Ore di LeMans, quello delle auto elettriche schierate in prossimità di Piazza Duomo a Milano l’altro ieri in occasione della sesta edizione di MobilityTech, il Forum internazionale sulla mobilità sostenibile. Ma la corsa dei piloti verso le vetture sembra più lunga del previsto e la bandierina a scacchi non si è ancora del tutto abbassata. Fuor di metafora, anche se per l’auto elettrica si prevede un interessante futuro, un vero decollo non si può ancora registrare.
Ben vengano perciò tutti gli studi e le analisi che possono aiutare a comprendere un fenomeno tecnologico ed economico che può incidere in modo sensibile sul nostro modo di vivere la mobilità: è il caso del Rapporto Mobilità a cura della Fondazione EnergyLab, raccolto nel volume recentemente presentato Sviluppare la mobilità elettrica. Tecnologia, ambiente, infrastrutture, mercato e regole.
La ricerca di nuovi strumenti per la mobilità, soprattutto cittadina, risponde a un reale problema, che il Rapporto documenta: le esigenze di mobilità degli italiani sono in continuo aumento. Ad esempio, limitandoci alla mobilità privata su quattro ruote nella sola area milanese, si osserva che il 53% degli spostamenti intra-cittadini avviene attraverso trasporto privato, con una media di 582 automobili per ogni mille abitanti; e il trend è in tendenziale crescita. Una situazione che, abbinata all’utilizzo di tecnologie non ambientalmente sostenibili, desta sempre più preoccupazione.
Trovare soluzioni in grado di realizzare una mobilità davvero sostenibile è quindi un urgenza ed è anche, senza dubbio, una sfida impegnativa, di grande complessità ma dalle enormi potenzialità. L’Italia sarà sufficientemente veloce per comprendere questa grande opportunità? Abbiamo girato questa ed altre domande al professor Lanfranco Senn, dell’Università Bocconi, curatore del Rapporto, insieme a Maurizio Riva (RSE) e Roberto Zoboli (Università Cattolica).
Dalle vostre analisi, come si presenta il trend della domanda di mobilità in Italia e in particolare nelle aree metropolitane?
I dati di trend mostrano un aumento costante della domanda di mobilità, sia in termini di spostamenti che di percorrenze totali. Una domanda che, anche nei grandi agglomerati urbani, è soddisfatta in larga parte dal ricorso alla mobilità privata. Parallelamente assistiamo ad una contrazione complessiva del trasporto pubblico, nonostante la crescita della mobilità su ferro riscontrata nelle grandi città.
Quali sono gli elementi a favore dell’auto elettrica rispetto alle altre soluzioni di mobilità sostenibile?
Non è corretto parlare di auto elettrica come alternativa ad altre misure di mobilità sostenibile. Proprio a partire dalle considerazioni sulla domanda, è immediato desumere come l’introduzione di un concetto di mobilità elettrica esclusivamente privata risolverebbe solo alcune delle problematiche legate alla crescita del traffico, correndo peraltro il rischio di innescare dinamiche paradossali che porterebbero ad un peggioramento dei fenomeni di congestione fino a portare al rischio paralisi per molte aree metropolitane.
I veicoli elettrici presentano senza dubbio elementi di vantaggio decisivi dal punto di vista ambientale a livello locale e globale (anche stante l’attuale mix di produzione elettrica) rispetto alle motorizzazioni tradizionali. Tuttavia, l’auto elettrica è chiamata ad essere elemento cardine di una nuova strategia di mobilità complessiva, che comprende lo sviluppo di servizi innovativi e flessibili in forte sinergia con il trasporto collettivo di massa, di modelli di business e un approccio innovativo alla mobilità da parte dei fornitori di servizi; e soprattutto un forte cambiamento di mentalità da parte degli utenti di mobilità fondato su paradigmi e priorità nuovi rispetto a quelli tradizionalmente attribuiti all’automobile.
Quali sono le previsioni più attendibili di penetrazione dei veicoli elettrici nei prossimi decenni?
Soprattutto nel breve periodo e medio, gli studi previsivi sul mercato hanno una variabilità importante. Volendo citare le indicazioni maggiormente diffuse dagli studi specializzati, le previsioni di penetrazione delle propulsioni elettriche sono piuttosto variabili e si attestano al 2030 tra l’11% e il 30% delle vendite, plausibilmente concentrate almeno nel primo periodo sul segmento della mobilità urbana. Differente è la prospettiva di lungo periodo in merito alla quale è ragionevole pensare che i veicoli a trazione elettrica, magari alimentati in buona parte a fuel cell, rappresenteranno una componente fondamentale nel panorama della mobilità. Tuttavia, la sfida maggiormente interessante a mio avviso per il futuro dei veicoli elettrici non può essere rappresentata meramente dalla quota di mercato attesa, quanto piuttosto dall’impatto che essi avranno sulla mobilità di domani in termini di capacità di integrarsi, soprattutto per quanto riguarda l’ambiente urbano, in un sistema di mobilità sostenibile in cui le differenti forme di trasporto pubblico assumeranno un ruolo sempre più rilevante.
In questa fase di pre-mercato dell’auto elettrica, quali sono i fattori che possono frenarne lo sviluppo o viceversa che possono accelerarne la diffusione?
I principali fattori critici oggi per lo sviluppo dell’auto elettrica sono riconducibili sostanzialmente a quattro ordini di problematiche.
In prima battuta vi è senza dubbio un problema di percezione, da parte dei produttori di veicoli batterie e altre componenti tecnologiche specifiche, del potenziale di business rappresentato dalla mobilità elettrica e quindi dalla grande competizione in essere, con scarsa propensione ad alleanze e dialogo in una fase di mercato ancora da costruire.
Parallelamente dal lato dell’offerta permangono certamente le resistenze degli attori del settore “tradizionale”, ovvero quello dei veicoli a combustione, che vedono nello sviluppo della mobilità elettrica una minaccia agli equilibri consolidati.
Allo stesso tempo un altro forte fattore limitativo è rappresentato dalle difficoltà di carattere culturale sul lato della domanda, dove il condizionamento da parte delle caratteristiche dell’offerta di oggi (costi, ricariche, difficoltà autonomia, etc.) prevale sulla capacità di guardare oltre verso la capacità effettiva di soddisfare i reali bisogni di mobilità.
Infine, ma non meno importante, anche la lentezza e complessità decisionale delle Pubbliche Amministrazioni nel definire misure di accompagnamento allo sviluppo del mercato possono contribuire ad un rallentamento delle dinamiche di sviluppo.
Ci sono anche problemi di coordinamento delle azioni a livello comunitario?
Più che di problemi parlerei di opportunità da cogliere. L’Unione Europea fornisce oggi attraverso i suoi programmi per la ricerca e le iniziative di cooperazione strumenti e incentivazioni importantissimi per contribuire in maniera fattiva a guidare il cambiamento verso sistemi di mobilità innovativi e puliti, e soprattutto verso il traguardo di importantissimi obiettivi ambientali definiti dalle stesse politiche comunitarie. La sfida da raccogliere, non solo per le Amministrazioni Pubbliche che sono chiamate ad essere motore e cervello di questo cambiamento, ma anche per i differenti attori in grado di contribuire in maniera decisiva con esperienza e risorse e per i cittadini tutti, è quella di far convergere gli interessi comuni con uno sguardo al di là del proprio orizzonte temporale, con l’obiettivo condiviso di una mobilità effettivamente ed efficacemente sostenibile, nel consumo di risorse come nell’impatto sulla quotidianità e sul benessere degli individui.