Le alluvioni che nelle scorse settimane hanno colpito la Liguria, la Toscana e il Piemonte sono le ultime di una lunga lista. Questi eventi eccezionali, anche con effetti calamitosi, si verificano in prevalenza nei mesi autunnali, quando la pioggia si intensifica superando i valori medi in periodi di tempo molto ristretti, raggiungendo persino i 500 millimetri in poche ore. Questo è quanto accade in particolari contesti nelle nostre regioni, lasciando profonde ferite non solo sul territorio ma anche come perdita di vite umane.
Un aspetto certamente meno conosciuto è quanto accade in mare. Nel Nord Adriatico confluiscono numerosi fiumi, tra cui il fiume Po che è tra i fiumi più importanti di tutto il Mediterraneo e il più importante dell’Adriatico. Nello specifico un evento alluvionale simile a quando si sta registrando in questo periodo è già accaduto nell’ottobre del 2000, per questo siamo in grado di prevedere cosa accadrà in mare perché è stato studiato in passato.
Il dato importante che viene monitorato è la quantità di acqua che i fiumi portano in mare e viene misurata in metri cubi al secondo (mc/s) riferito a ciascuno fiume. Per avere un’idea dell’evento di piena dell’autunno del 2000 basta indicare pochi dati. Si sono osservate portate massime di 9600 mc/s (22 ottobre), con una media nei due mesi di ottobre e novembre di circa 5000 mc/s contro una media pluriannuale dello stesso periodo di circa 2000 mc/s.
Portate del fiume Po, dopo alluvione del 2000
Da: Campanelli, Grilli, Paschini, Marini, 2011,
Dynamics of Atmospheres and Oceans, 52, p. 284– 297
Il 12 novembre 2011 si sono osservate portate del Po di circa 5800 mc/s (punto di misura, Pontelagoscuro), valori che non raggiungono le portate misurate nel 2000 ma restano comunque importanti per l’effetto che queste causeranno in mare. Questi fenomeni alluvionali portano rapidamente acqua piovana in mare perché il terreno non è in grado di assorbirla completamente. Quest’acqua, arrivata in mare, condiziona le proprietà fisiche e chimiche tipiche delle acque dell’Adriatico e i processi biologici ad essi correlati. In particolare si osservano modifiche importanti per i valori di: temperatura, salinità, nutrienti, torbidità e ossigeno disciolto.
Questi influenzano la circolazione dell’acqua e il ciclo della catena trofica in mare, sia vicino alla costa che al largo. Gli effetti di questi eventi di piena si protraggono nel tempo per diversi mesi fino all’estate successiva. In particolari aree dell’Adriatico, come nei bacini profondi al largo di Pescara e al largo di Bari, le conseguenze si registrano per periodi di tempo ancora più lunghi.
A fronte di eccezionali portate dei fiumi si riscontrano alte quantità di nutrienti che arrivano in mare. Nel periodo di fine inverno (febbraio-marzo), con l’innalzarsi delle temperature, si osservano, quindi, abbondanti fioriture di fitoplancton in tutto il Nord Adriatico che si estendono fino alla penisola istriana e a sud lungo la costa italiana, si propagano fino al Gargano e oltre. Il fenomeno poi si attenua mano a mano che la grande quantità di fitoplancton, così formatasi, consuma molto rapidamente i nutrienti disponibili, con conseguente depauperamento degli stessi e con riduzione di biomassa di fitoplancton. Questo fenomeno comporta l’accumulo sul fondo del mare, in particolare nel Nord Adriatico, di abbondanti quantità di sostanza organica in decomposizione, formatasi durante la primavera e l’estate. Nel periodo di fine estate (settembre-ottobre) ciò può comportare fenomeni di anossia (mancanza di ossigeno disciolto in acqua) sugli strati di fondo con conseguente moria di pesci e di altri organismi bentonici.
In tarda primavera un interessante fenomeno che si osserva con condizioni di eccezionale piena dei fiumi è la presenza di acqua poco salata, che si estende in tutto il Nord Adriatico fino alle coste istriane. A questa acqua non si associa un concomitante elevato carico di nutrienti perché sono stati consumati dal fitoplancton. Pertanto trascorso il periodo primaverile, lungo le coste croate si osservano acque più limpide e meno ricche di fitoplancton rispetto alla costa italiana che continua ad essere alimentata dagli apporti di acque dolci provenienti dai fiumi.
In condizioni di apporto costante di nutrimento, che alimenta il fitoplancton, le due sponde dell’adriatico si comportano in modo differente: acque più verdi, perché ricche di fitoplancton, quelle italiane e acque più blu quelle croate perché povere di organismi fitoplanctonici. Acque eutrofiche le prime ed oligotrofiche le seconde.
Le alluvioni portano quantità di acqua in mare che modificano significativamente gli andamenti tipici stagionali, questo fa si che il sistema marino dell’adriatico viene perturbato nei suoi processi fisici e chimici per 5-6 mesi in maniera molto evidente, restando comunque un mare molto produttivo in risorsa biologica e come risorsa per l’attività di pesca.